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Metaverso e digital fashion: dopo il boom è attesa una fase di normalizzazione

Scritto da Isabella Naef

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Business |Interview

Giusy Cannone, courtesy of Fta

Il digital fashion, con tutte le sue implicazioni rappresenta un tema molto interessante per le aziende della moda, dai non-fungible token alle sfilate digitali. Marchi del lusso come Balenciaga e Louis Vuitton stanno aprendo la strada a un futuro della moda nel metaverso. A far gola sono soprattutto i clienti, in particolare quelli della generazione Z e Alpha, che trascorrono sempre più tempo online e sono disposti a comprare capi per vestire gli avatar digitali. A spingere su questo fronte, inoltre, anche il fatto che il settore tessile abbia un forte impatto ambientale causato dai suoi processi produttivi, mentre nella realtà aumentata i vestiti non esistono fisicamente, ma solo virtualmente e, quindi, non danneggiano il pianeta. Anche le startup stanno sfruttando questo fenomeno per guadagnare fette di mercato. FashionUnited ha approfondito l'argomento con Giusy Cannone, ceo di Fta, Fashion technology accelerator, venture capital nei settori moda, lusso e retail con base a Milano e uffici a Londra e Doha. La società ha in portafoglio oltre 30 partecipazioni.

Domanda. Il metaverso è davvero un'opportunità per le aziende, startup comprese?

Risposta. Il metaverso costituisce la nuova disruption. Da tanto tempo non c'era un campo nuovo che lasciasse spazio all'innovazione. Partiamo da quello che stanno facendo le telco con i meeting virtuali, fino ad arrivare ai marchi della moda che vendono capi digitali. Guardando ai numeri, tutti i report indicano che nel giro di 12 mesi il 50 per cento dei consumatori Usa compreranno almeno un capo digitale da indossare nei canali social oppure nelle varie piattaforme di gaming oppure su Decentrland (la piattaforma decentralizzata basata sulla blockchain Ethereum, che ha ospitato la prima fashion week digitale con sfilate e collezioni acquistabili, oltre a negozi, eventi, concerti, ndr). Molte startup sono interessate a entrare in questo business, magari con servizi ancillari dedicati agli Nft visto che tra le grandi aziende digitali c'è forte competizione. Mi riferisco ad agenzie che creano il capo digitale e lo rendono un token non fungibile ma anche a marketplace che aiutano a vendere i prodotti. Un altro segmento in fermento è quello dei pagamenti per l'acquisto di beni digitali. Gli Nft, sono cripto-asset che rendono unica una risorsa digitale, ne determinano il valore di mercato e consentono le transazioni che avvengono in criptovalute.

D. Molte griffe si stanno avvicinando a questo business. Ma concretamente quali sono gli ambiti di sviluppo?

R. I marchi subodorano che c'è mercato, anche se molti consumatori non sono ancora pronti. Le piattaforme dedicate sono a oggi piuttosto vuote, ma la sfida risiede proprio nel riuscire a riempire questo spazio con prodotti e servizi in grado di invogliare il cliente. Il metaverso e i più grandi marchi della moda di lusso hanno unito le forze con l'obiettivo di reinventare il modo in cui i consumatori vivono la moda utilizzando gli spazi digitali. L'obiettivo è offrire molto di più di un capo di abbigliamento. Dolce & Gabbana, per fare un esempio, ha lanciato una linea di abbigliamento virtuale, anche Guerlain ha organizzato un’asta di opere d’arte digitali certificate Nft i cui proventi hanno finanziato un'iniziativa benefica. Pensando ai marchi più piccoli e meno conosciuti, invece, si pensa alla digitalizzazione del capo, in modo da portarlo sull'ecommerce con il 3D. Le realtà con risorse minori si stanno concentrando su questo, lasciando ai grossi marchi il compito di aprire il mercato.

D. Ma che differenza c'è tra il fenomeno di oggi e Second Life, lanciato negli anni Duemila?

R. Sicuramente ci sono tanti elementi che riprendono Second Life ma una differenza sostanziale consiste nella tecnologia che è molto più avanti. La pandemia ha dato un enorme impulso al digitale, facendone comprendere le potenzialità anche sul fronte lavorativo e non solo più di svago e tempo libero.

D. Come evolverà il fenomeno del metaverso nel medio e lungo periodo?

R. Nel corso del 2023 si va delineando una normalizzazione del mercato dopo la bolla che si è creata con la pandemia che ha visto l'esplosione del digitale, ecmmerce incluso. Basti pensare che anche Mark Zuckerberg di Facebook con il rebranding del nome, cambiandolo in Meta, ha creato entusiasmo e aspettativa attorno a questo fenomeno (stando ai dati di venerdì scorso la divisione Reality Labs di Meta, che si occupa di sviluppare l’universo alternativo, ha però perso 9,4 miliardi di dollari in nove mesi, ndr). Come Fta stiamo investendo in questo mondo e ne osserviamo con molto interesse gli sviluppi dei prossimi mesi, quando assisteremo a una stabilizzazione.

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