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Moda maschile italiana: aumento del +4,7 nel FY 2023

Scritto da Isabella Naef

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Una delle ultime edizioni di Pitti Uomo Credits: Pitti Immagine

La moda maschile italiana (aggregato che comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) archivia l’anno 2023 con un aumento del +4,7 per cento, sperimentando una variazione più contenuta rispetto a quella registrata negli ultimi anni.

Il fatturato del menswear italiano, secondo una nota a cura del Centro studi di Sistema moda Italia, raggiunge 11,9 miliardi di euro, coprendo così il 18,5 per cento della filiera tessile-abbigliamento italiana.

Da domani, 11 giugno, la moda uomo è protagonista a Pitti Uomo, a Firenze

Questi i dati diffusi da Pitti Immagine alla vigilia di Pitti Uomo, kermesse che prende il via domani, 11 giugno, a Firenze. Al salone, che sarà in scena fino al 14 giugno, saranno presentate le novità per la primavera estate 2025 di 790 brand, di cui il 44 per cento esteri. Guest designer è Marine Serre, con il debutto della collezione uomo.

Tornando ai dati, le previsioni rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (gennaio 2024), quando si era stimata una dinamica del +4,9 per cento, risultano, quindi, pressoché confermate. Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati, tutti chiudono il 2023 con variazioni positive, a eccezione della confezione in pelle, che registra una flessione del -0,6 per cento. A crescere maggiormente sono le cravatte, in aumento del +7,6 per cento, seguite dalla camiceria, che presenta un recupero del +7,4 per cento.

Il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati) ha chiuso il 2023 in crescita del +3,3 per cento.

L’export ha mantenuto il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana

Con riferimento all’interscambio con l’estero, l’export ha mantenuto il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 74,5 per cento del fatturato. Su base annua le esportazioni di settore fanno registrare una variazione positiva del +6,6 per cento, superando gli 8,8 miliardi di euro. Di contro, l’import sperimenta una contrazione del -2,3 per cento e cala a 5,6 miliardi circa.

Alla luce delle suddette dinamiche di export e import, nel 2023 il settore sperimenta un aumento del saldo commerciale, che risulta in attivo per 3,2 miliardi di euro.

Per quanto concerne il mercato italiano, emerge un quadro sempre caratterizzato da una dinamica positiva, ma con valori ancora lontani da quelli pre-pandemici. Con riferimento all’anno solare 2023 gli acquisti di moda maschile da parte delle famiglie residenti segnano un timido aumento rispetto all’anno precedente (+0,4 per cento); le rilevazioni effettuate da Sita Ricerca per conto di Smi indicano quindi un rallentamento nel ritmo di crescita. Sempre analizzando l’anno solare 2023, la confezione concorre al 55,4 per cento del sell-out di moda maschile, risultando così il comparto predominante, seguita dalla maglieria con una quota del 26,1 per cento. La camiceria rappresenta il 16,5 per cento del mercato della moda uomo; infine, detengono quote più contenute le cravatte (1,2 per cento) e l’abbigliamento in pelle (0,8 per cento). Guardando alle performance per stagione, la spesa di menswear, archivia per la primavera estate 2023 una flessione pari al -1,1 per cento. Risultato dovuto soprattutto alla dinamica negativa registrata dalla maglieria e dalla camiceria, comparti importanti per la moda maschile: la prima evidenzia un calo del -1,9 per cento e la seconda del -4,2 per cento.

A livello distributivo il mercato uomo nazionale si conferma dominato dalle catene

A livello di canale distributivo (i dati, essendo disponibili per stagione, sono relativi al periodo compreso da marzo 2023 fino a febbraio 2024), il mercato uomo nazionale si conferma dominato dalle catene, la cui incidenza si assesta al 47,4 per cento (+1,0 punti quota rispetto al periodo corrispondente 2022-23); nonostante abbiano sperimentato a valore una riduzione del -1,1 per cento. La Gdo, con un calo del -2,9 per cento, resta al secondo posto (22,2 per cento di share): tra i canali che la compongono a calare maggiormente è il canale food (-10,6 per cento). Continua a perdere terreno il dettaglio indipendente, sceso a quota 17,8 per cento a seguito di un decremento del -7,5 per cento. Anche l’online, dopo la crescita del +7,1 per cento registrata nel 2022, torna in territorio negativo e flette del -4,6 per cento; questo si traduce in una quota dell’8,7%. Nel periodo in esame, anche gli altri due retailer fisici, ovvero ambulanti e outlet, che detengono ciascuno circa l’1,7 per cento delle vendite di moda maschile italiana, sono interessati da un trend negativo: i primi perdono il -9,1 per cento, mentre i secondi il -4,7 per cento.

Il 2023 ha evidenziato una battuta d’arresto, come anticipato nel commento del bilancio settoriale (dal quale però, si ricorda, sono esclusi i prodotti junior). I dati Istat indicano che l’export relativo al periodo gennaio-dicembre 2023 ha messo a segno un incremento del +6,5 per cento sul 2022, per un totale di circa 9,5 miliardi di euro; mentre l’import ha palesato una flessione del -2,6 per cento, calando a 6,9 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +7,2 per cento e del +6 per cento. Il mercato Ue copre il 45,7 per cento dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,3 per cento. Analogamente, nel caso delle importazioni, dalla Ue proviene il 48,2 per cento della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, mentre l’extra-Ue garantisce il 51,8 per cento, nonostante abbia registrato una perdita del -13,8 per cento rispetto all’anno precedente.

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Francia, in aumento del +16,8 per cento, che ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, pari al 12,2 per cento del totale settoriale. Seguono Germania (a quota 10,3 per cento) e Stati Uniti (con uno share del 9,3 per cento), interessati entrambi da una dinamica positiva, rispettivamente pari al +0,4 per cento e al +3,0 per cento. La Svizzera, strategico hub logistico/commerciale per le principali griffe del settore, dopo la buona performance sperimentata nell’anno precedente (+14,1 per cento), nel 2023 è scivolata al quarto posto a fronte di una variazione negativa pari al -26,5 per cento, che la porta a rappresentare il 7,7 per cento delle vendite estere. La Cina, in crescita del +13,9 per cento, ha raggiunto i 647 milioni di euro (6,8 per cento sul totale); parallelamente, Hong Kong, in undicesima posizione, mostra anch’esso un aumento a doppia cifra dell’export italiano di comparto nella misura del +28,8 per cento.

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