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Moda maschile italiana: performance positiva nei primi sette mesi del 2022

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Andrea Piacquadio
Nonostante il 2022 si profili ancora come un anno non privo di ostacoli e minacce per la moda maschile italiana, i primi mesi sette mesi dell'anno hanno evidenziato una performance positiva sui mercati esteri. Domani molti marchi del menswear presenteranno a Pitti Uomo, kermesse in agenda a Firenze fino al 13 gennaio, le collezioni per l'autunno inverno 23-24, e il salone sarà un ulteriore banco di prova per vedere quale è la risposta dei buyer agli attuali scenari geopolitici ed economici.

Passata la fase emergenziale della pandemia, i timori maggiori sono da ricondurre alla pressione sui costi, in termini di energia, al conflitto russo-ucraino ancora in corso, nonché al possibile rallentamento della domanda dovuto a un clima di maggior incertezza.

Dati alla mano, stando alla nota a cura del Centro Studi di Confindustria moda per Sistema moda Italia, la moda maschile italiana, nei primi sette mesi del 2022, ha registrato una performance positiva sui mercati esteri, come già era avvenuto nel corso del 2021. Come indicano i dati Istat, l’export relativo al periodo gennaio-luglio 2022 ha messo a segno un incremento del +6,0 per cento, per un totale di circa 4,1 miliardi di euro, mentre l’import ha registrato un aumento a doppia cifra del +28,6 per cento, passando a 3,3 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, la nota sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +7,7 per cento e del +4,7 per cento. Il mercato Ue copre il 45,8 per cento dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente” assorbendo il 54,2 per cento. Analogamente, nel caso delle importazioni, dalla Ue proviene il 41,8 per cento della moda maschile in ingresso in Italia, mentre l’extra-Ue garantisce il 58,2 per cento.

Nel gennaio-luglio 2022 l’export di menswear è cresciuto del +6 per cento

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Svizzera, in aumento del +2,7 per cento, confermandosi così strategico hub logistico-commerciale per le principali griffe del settore; assorbe del resto l’11,9 per cento del totale settoriale. Seguono Francia, a quota 11,3 per cento, e Germania, a quota 10,7 per cento, interessate entrambe da una dinamica positiva, pur su ritmi molto diversi, rispettivamente pari al +11,3 per cento e al +1,4 per cento. Al quarto posto sono balzati gli Stati Uniti, in virtù di un aumento molto sostenuto, ovvero pari al +46,7 per cento, per un totale di 390 milioni di euro (9,6 per cento sul totale).

Pressoché stabile, in quinta posizione, il Regno Unito (-0,4 per cento). In controtendenza rispetto al dato medio, troviamo in sesta posizione la Cina (227 milioni di euro), che mostra una flessione dell’export italiano di comparto nella misura del -12,6 per cento.

La Spagna fa registrare un incremento su buoni tassi, ovvero +10,9 per cento. Gli stessi Paesi Bassi sperimentano una variazione su ritmi simili, pari al +14,7 per cento. Troviamo poi la Corea del Sud, che registra un debole +1,1 per cento assicurandosi il 3,4 per cento delle esportazioni di comparto.

Tra i primi 15 “clienti” della moda maschile, non mancano nazioni che sono rimaste colpite da una flessione delle vendite italiane: oltre alla già citata Cina, il Giappone ha accusato un calo non marginale, pari al -22,3 per cento, coprendo così il 3,0 per cento del totale, mentre Hong Kong ha ceduto il -20,5 per cento e si è portato a 110 milioni di euro. In quindicesima posizione troviamo la Russia, che registra una contrazione del -26,6 per cento.

Confindustria Moda
FW23
Pitti Uomo
Sistema Moda Italia