Pelletteria italiana: primo trimestre positivo
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Tornando ai dati, sul versante interno, invece, benché prosegua la risalita (+16,9 per cento l’indice Istat delle vendite al dettaglio) il gap resta tuttora da colmare (-14,3 per cento su gennaio-marzo 2019).
Dovrebbe chiudere in positivo, ma in rallentamento, anche il secondo trimestre
Recuperi a doppia cifra anche per fatturato (+19,7 per cento tendenziale nei primi 3 mesi tra le aziende associate, secondo la rilevazione condotta dal Centro studi di Confindustria moda) e produzione industriale, favoriti dal raffronto con una prima frazione 2021 ancora sottotono.
Dopo i cali che hanno caratterizzato il biennio precedente, spiega la nota del Centro studi di Confindustria moda, c'è sostanziale stabilità nel numero di imprese (-6 pelletterie attive rispetto a dicembre scorso, secondo i dati camerali) e nei livelli occupazionali (invariati per 7 imprenditori intervistati su 10). Si riduce drasticamente, se confrontato con il 2021, il ricorso alla cassa integrazione guadagni (-72 per cento nei primi 5 mesi tra gli operatori della filiera pelle), seppure il numero di ore autorizzate resti più che doppio rispetto al pre-pandemia.
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Dovrebbe chiudere in positivo, ma in rallentamento, anche il secondo trimestre: lo scoppio della guerra a fine febbraio ha indotto un crollo delle vendite nell’area (-63 per cento in valore nel complesso i flussi verso Russia e Ucraina nel bimestre marzo-aprile) e contribuito alla diffusione di un clima di maggiore incertezza tra i buyer, mentre caro energia e prezzi delle materie prime rappresentano una seria minaccia nel percorso di recupero imboccato nel 2021 dalle imprese, a cui si aggiungono le incognite sulla diffusione delle varianti del virus.
A inizio 2022 hanno trovato conferma le dinamiche favorevoli che, avviatesi con il rimbalzo del secondo trimestre 2021, avevano caratterizzato lo scorso anno i mesi successivi. Come già registrato nel quarto trimestre, tutte le principali variabili hanno nuovamente evidenziato nei primi 3 mesi recuperi non trascurabili, a due cifre.
La consueta indagine campionaria condotta dal Centro studi Confindustria Moda tra le aziende associate ha mostrato un incremento medio del fatturato pari al +19,7 per cento su gennaio-marzo 2021; 3 pelletterie su 5 hanno indicato una crescita (superiore al +20 per cento per 1/4 degli intervistati), agevolata anche dal raffronto con performance certamente poco esaltanti (la prima frazione 2021 si era chiusa infatti con una flessione nei ricavi).
Per quanto concerne le esportazioni, bene l'export dei prodotti in pelle (+20,1 per cento in valore sullo scorso anno), che di quelli in succedaneo (+18,3 per cento).
Questi ultimi hanno già superato i livelli 2019 per gli articoli realizzati in pelle, caratteristici della manifattura made in Italy, il raffronto col 2019 è ancora negativo (-5,9 per cento in valore e -2,9 per cento in volume rispettivamente).
Quanto alle tipologie, le tre principali voci – vale a dire le borse (che coprono oltre il 67 per cento delle vendite estero in valore), la piccola pelletteria (portafogli, borsellini, portachiavi e oggetti da tasca o borsetta) e le cinture presentano, come già a consuntivo 2021, incrementi superiori al +20 per cento in valore sui primi 3 mesi dello scorso anno.
Per quanto riguarda l’evoluzione a breve del settore, le risposte degli imprenditori intervistati ad aprile scorso, sebbene nel complesso ancora positivamente intonate, appaiono piuttosto concordi nel prevedere una decelerazione a partire dal secondo trimestre. Se il 59 per cento degli operatori indicava stabilità nella congiuntura della seconda frazione dell’anno rispetto alla prima, 1/3 del campione si aspettava un peggioramento (a fronte di un modesto 8 per cento di valutazioni ottimistiche).