Qual è il modello di business per gli stilisti che aderiscono all'applicazione Zepeto?
loading...
Coach, Gucci, Dkny, Crocs, Nike, Ugg, Levis, Christian Louboutin, Adidas, Gentle Monster, Ralph Lauren o Dior: tutti questi marchi hanno ceduto al richiamo dell'applicazione sudcoreana Zepeto. Cosa ci guadagnano?
Da quando un episodio della quarta stagione di Emily in Paris ha reso popolare Zepeto, l'applicazione è diventata il nuovo oggetto del desiderio di molti, soprattutto di stilisti e marchi in erba che la vedono come un modo per far luce sulla Gen Z, o addirittura per sviluppare un nuovo business. Ecco come.
Zepeto (il nome è tratto dal padre di Pinocchio) è stato creato nel 2018 ed è gestito dalla società coreana Naver Z, una filiale di Naver, un gruppo coreano di alta tecnologia. L'idea principale è quella di creare personaggi virtuali (avatar) che si muovono in un numero infinito di ambientazioni. La moda entra in gioco quando si tratta di vestire il proprio avatar.
Lo shopping di abiti e accessori di moda dà ai marchi la possibilità di brillare
Per giocare, è stata inventata una moneta che costituisce la base dell'economia della piattaforma. I quarti di zem (a forma di diamante rosa) equivalgono a 99 centesimi di euro, mentre le monete (che i giocatori possono vincere) equivalgono a centesimi di euro. I concorsi sotto forma di sfilata di moda (Runway Z) o di sfida di bellezza (glowup) permettono ai giocatori di misurare la loro creatività.
La maggior parte degli abiti e degli accessori proviene da “stilisti”, giocatori con un'attitudine al design e con capacità di progettazione 3D. Questi dilettanti pubblicano gratuitamente i loro articoli attraverso la piattaforma Zepeto Studio e possono essere remunerati di conseguenza. A partire da 5.000 zem, l'importo viene convertito in euro sul loro conto bancario.
Lo stesso non vale per i marchi, che devono pagare una quota non rivelata per aderire a Zepeto. Per esempio, un cappellino di Gucci costa 20 zem, ovvero 1,30 euro. Tutti gli articoli vengono controllati internamente per evitare contraffazioni (chiunque può chiamarsi con il nome di un marchio, ma solo l'asterisco blu dimostra che si tratta davvero del marchio).
Per il momento, l'obiettivo dei marchi non è tanto quello di fare soldi, quanto quello di farsi conoscere dalla Gen Z (i giocatori, per lo più ragazze, hanno un'età compresa tra i 15 e i 25 anni) e di offrire alla propria comunità un nuovo story telling. Ma a lungo termine?
Alcuni marchi, tra cui Nike, offrono prodotti che esistono nel mondo fisico. Altri stanno inventando. Coach, per esempio, ha sperimentato nuovi marchi per esprimersi in modo nuovo.
A oggi, Zepeto è più che altro un nuovo strumento di comunicazione, ma con venti milioni di utenti attivi al mese, al ritmo di quaranta minuti al giorno, il potenziale commerciale di questa moda virtuale è molto reale. La piattaforma francese, che ha un'entità con sede a Parigi, Naver France, gestita da Maxime d'Enfert (vero nome), ha già superato i 620.000 utenti al mese.
Originariamente pubblicato sull'edizione francese, tradotto per fashionunited.it da Isabella Naef