Quanto pesa la guerra Russia-Ucraina sulla catena di fornitura delle aziende
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Allungamento dei tempi di consegna
“La guerra non ha fatto altro che peggiorare una situazione che per le imprese era già emergenziale. A oltre un mese dallo scoppio della guerra, i prezzi delle materie prime energetiche e non energetiche si mantengono su livelli molto alti. È necessario agire con maggior decisione e rapidamente per ridurre nel breve gli impatti dell’emergenza e allo stesso tempo agire nel medio lungo periodo per uno sviluppo equilibrato e senza pregiudizi delle diverse tecnologie e fonti energetiche - come rinnovabili, nucleare di ultima generazione e idrogeno - per ridurre il più possibile la dipendenza da paesi instabili politicamente”, ha sottolineato il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada.
Nel dettaglio il Centro studi Assolombarda evidenzia come la guerra in Ucraina abbia aggravato le criticità sulle catene di fornitura originate dalla pandemia, con forti aumenti dei prezzi di alcune materie prime e con crescenti ritardi e rincari della logistica merci che ostacolano la normale operatività delle imprese.
Per quanto riguarda l’“allungamento dei tempi di consegna”, la crisi in Ucraina si inserisce in un quadro della logistica già caratterizzato da forte incertezza: lungo tutto il 2021 i ritardi nelle catene di fornitura si sono via via intensificati, per poi diminuire tra gennaio e febbraio 2022, complici i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche rilevati nei mesi di gennaio e febbraio, si legge nel report Assolombarda. Ma a marzo 2022, con lo scoppio della guerra, i tempi medi di consegna sono tornati a crescere in tutta l’Area euro.
Aumento dei prezzi
Sul fronte dei costi, l’invasione dell’Ucraina ha determinato rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti, con riferimento sia alle petroliere di piccola taglia impiegate tra il Mar Nero e il Mediterraneo, sia alle navi cargo che trasportano grano e cereali passando dal Mar Nero. I rincari locali connessi alla guerra per il momento non incidono sugli indici aggregati, con i costi di spedizione globali che proseguono a muoversi lungo i trend precedentemente in atto (stazionarietà su alti livelli dei costi del cargo aereo e soprattutto dei noli container, alta volatilità per le portarinfuse).
Un secondo focus riguarda i prezzi delle materie prime che, a oltre un mese dall’inizio del conflitto, si mantengono su livelli più alti di quelli di inizio febbraio 2022 e soprattutto ben superiori rispetto al periodo pre pandemia. Il prezzo del gas naturale europeo, dopo lo straordinario picco di inizio marzo, il 28 marzo 2022 si attesta sui 102,5 €/MWh, registrando un +818,2 per cento rispetto a gennaio 2020; il prezzo del greggio prosegue su un trend di crescita (+79 per cento); forti tensioni si confermano anche per i prezzi di frumento e mais (+89,4 per cento e +96,2 per cento), olio di girasole (+182 per cento) e per il fertilizzante urea e nitrato di ammonio (+396 per cento). L’acciaio non riesce a riassorbire l’aumento registrato dopo lo scoppio del conflitto (+208,3 per cento); il prezzo del nichel continua a caratterizzarsi per elevata volatilità (+154,3%); alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106 per cento e +71,2 per cento).
Tra i principali ostacoli alle esportazioni, quindi, si confermano l’“allungamento dei tempi di consegna” (per il 14,8 per cento delle imprese del Nord-ovest) e i “prezzi e costi” (per il 24,1 per cento). Inoltre, è aumentata in modo considerevole la quota di imprese che evidenzia “altri fattori” tra i principali ostacoli che condizionano l’export: dal 7,7 per cento nel quarto trimestre 2021 al 25,5 per cento nel primo trimestre 2022, un incremento almeno in parte riconducibile all’instabilità causata dal conflitto e dalle conseguenti sanzioni alla Russia.
Per quanto riguarda l’ostacolo “allungamento dei tempi di consegna”, la crisi in Ucraina si inserisce in una situazione della logistica già di forte incertezza. Infatti, per tutto il 2021 le imprese manifatturiere del Nord-ovest hanno risentito in misura sempre più intensa di ritardi nelle catene di fornitura: se a inizio 2020 solo il 5,4 per cento delle imprese dichiarava di subire allungamenti nei tempi di consegna, nel primo trimestre 2022 la percentuale è al 14,8 per cento. Rispetto a fine 2021, la situazione media dell’ultimo trimestre risulta in miglioramento, ma se nei mesi di gennaio e febbraio i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche hanno comportato un parziale riassorbimento delle tensioni, a marzo 2022 gli effetti del conflitto sono evidenti sulla logistica di tutta l’Eurozona.