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Ricerca “Future of work 2020”: mai più senza smart working

Scritto da Isabella Naef

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Solo il 6 per cento delle imprese dichiara di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smart working. Il 67 per cento delle imprese mette la digitalizzazione in cima alla lista delle priorità e il 60 per cento indica nello smart working l’iniziativa più urgente su cui investire per quanto riguarda la gestione delle risorse umane.

Per il 35 per cento delle aziende il lavoro delocalizzato sarà prevalente rispetto al lavoro in sede

Sono questi alcuni dei risultati della terza edizione della survey “Future of work 2020” rivolta alle direzioni del personale delle grandi aziende italiane, presentata il 25 novembre nel corso di Hr Business summit e realizzata da Osservatorio imprese lavoro Inaz e Business International.

"In tutti i cambiamenti che hanno travolto le imprese quest’anno, si è confermata la centralità del fattore umano", ha detto Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz. "La ricerca fotografa indubbiamente una situazione in divenire, in cui emergono tendenze a volte contraddittorie, ma una cosa è molto chiara: le esperienze fatte nel 2020 lasceranno una traccia profonda, su tutte il lavoro a distanza. Per trasformare quest’ultimo in vero smart working occorre da un lato proseguire sulla strada della digitalizzazione, ma dall’altro non bisogna mai perdere di vista il ruolo dell’azienda come luogo di socialità e aggregazione".

Dati alla mano, innovare i modelli di organizzazione del lavoro è indicato dal 69 per cento delle aziende come l’obiettivo prioritario in ambito risorse umane di qui a tre anni, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2019. Fra le competenze su cui la funzione di Hr sente di dover migliorare, spiccano formazione e sviluppo di nuove competenze (55 per cento delle risposte, +10 per cento rispetto allo scorso anno).

Per quanto riguarda il lavoro a distanza, il 78 per cento delle aziende dichiara che l’esperienza è stata positiva durante l’emergenza, ma necessita di una progettualità; il 56 per cento dei direttori risorse umane evidenzia l’aumento di motivazione e senso di responsabilità dei collaboratori.

Per quanto riguarda le prospettive concrete per il futuro sempre nell’ambito dello smart working, poco meno di due aziende su tre modificheranno il modus operandi precedente, o implementando in modo sistematico lo smart working (43 per cento) o incrementando le pratiche di smart working già in atto (18 per cento). Tra le rimanenti solo il 6 per cento tornerà alle condizioni preesistenti senza smart working, il 3 per cento confermerà le policy di smart working già consolidate e il 31 per cento dichiara di trovarsi ancora dentro il processo decisionale su possibili cambiamenti.

Nel dettaglio, per quanto riguarda il mix tra lavoro in sede e lavoro a distanza su base settimanale, per il 35 per cento delle aziende interpellate il lavoro delocalizzato sarà, in proporzioni diverse, comunque prevalente rispetto al lavoro in sede. Il 39 per cento delle aziende prevede invece più prudentemente due giorni su cinque di smart working. Un altro 13 per cento, infine, si sta orientando per un solo giorno di erogazione della prestazione lavorativa in luogo diverso dalla sede dell’azienda.

Foto: Pexels

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