Sangalli (Confcommercio): “occupazione trainata da terziario di mercato"
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“Nel nostro Paese l’occupazione cresce grazie al terziario di mercato, cioè commercio, turismo, servizi, trasporti. Settori che, complessivamente, garantiscono oltre il 50 per cento del totale degli occupati. Tuttavia mancano 170mila lavoratori, soprattutto nel comparto turistico, per mancanza di competenze specifiche. Dunque, servono più politiche attive, più formazione per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”. Queste le parole del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando i dati dell’Osservatorio Terziario e Lavoro presentato ieri dall’Ufficio studi della Confederazione.
La pandemia non ha rallentato il processo di terziarizzazione dell’economia italiana
Nel triennio successivo alla fase acuta della pandemia del 2020, il sistema produttivo italiano, sia in virtù del grande piano economico varato in sede europea per la ripresa, volto ad affrontare le ricadute sociali ed economiche della pandemia di Covid-19 e noto con l’acronimo Ngeu (NextGenerationEU), sia per le misure di policy varate in sede nazionale a sostegno del reddito delle famiglie e dei fatturati delle imprese, ha dimostrato una sorprendente vitalità e capacità di adattamento alle nuove e mutate condizioni del mercato. "Dopo la caduta verticale del prodotto reale e dell’occupazione del 2020 la crescita cumulata del periodo 2021-23 è stata pari al +13,2% per il Pil in volume e del +15,5 per cento per l’occupazione, incrementi più che proporzionali rispetto a quanto perso a causa dello shock pandemico", si legge nel report.
Fatto pari a 100 il Pil reale del quarto trimestre 2019, nel primo trimestre 2024 la variazione ha raggiunto il valore di 104,6 per l’Italia, di 103,7 per la Spagna, di 102,2 per la Francia e di 100,3 per la Germania.
Dall’analisi di lungo periodo emerge, poi, un dato di sicura rilevanza, cioè che lo shock pandemico non ha rallentato o interrotto il processo di terziarizzazione dell’economia italiana, spiegano gli esperti dell'Osservatorio.
"Naturalmente, non si è trattato di un processo identificato da una dinamica lineare crescente, poiché il divenire economico è continuamente caratterizzato da fasi cicliche espansive e recessive, ma il tessuto produttivo italiano ha spesso evidenziato quella reattività ai fenomeni avversi che ha consentito al nostro paese di rimanere nel novero delle economie avanzate, sebbene in un’ottica di lungo periodo, le posizioni perse a causa della pandemia collochino il livello del Pil in volume pro capite del 2023 in una posizione inferiore di circa l’1 per cento al dato del 2007 (del resto, anche la Germania non è ancora tornata sui livelli del 2019)", si legge, ancora, nel report.
Negli ultimi trent’anni circa, tra il 1995 e il 2023, l’occupazione complessivamente considerata è passata da quasi 22,7 milioni a poco meno di 25 milioni di unità standard, con una crescita netta di quasi 2,3 milioni di unità.