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Sangalli (Confcommercio) su spese obbligate: "freno alla ripresa dei consumi, agire su fisco e tariffe"

Scritto da Isabella Naef

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Una cifra significativa messa a disposizione attraverso strumenti concreti per dare alle aziende della moda la stabilità Credits: Pexels, Pixabay

“Per le famiglie italiane il costante aumento delle spese obbligate è un forte ostacolo alla ripresa dei consumi. Occorre agire su tariffe e fiscalità per rafforzare il potere di acquisto e rilanciare la crescita economica del nostro Paese”, queste le parole del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, all’analisi sulle spese obbligate 1995-2025 diffusa ieri dalla confederazione.

Dati alla mano, infatti, le spese obbligate sono in aumento, superano il 42% dei consumi familiari e rallentano la ripresa della domanda interna.

In termini monetari, a fronte di una spesa pro capite di 22.114 euro nel 2025, oltre 9.300 euro sono assorbiti da spese non comprimibili

Nel 2025, sottolinea l'Ufficio studi di Confcommercio, le spese obbligate, ovvero quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni, continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari, arrivando a rappresentare il 42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995. Una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l’area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell’economia legata alla domanda interna.

In termini monetari, a fronte di una spesa pro capite complessiva di 22.114 euro nel 2025, oltre 9.300 euro sono assorbiti da spese non comprimibili. Tra queste, l’abitazione si conferma il capitolo principale, con una media annua di 5.171 euro (+109 euro rispetto al 2024), seguono assicurazioni e carburanti (2.151 euro) e l’energia (1.651 euro). A rendere sempre più gravoso il peso delle spese obbligate è la dinamica dei prezzi: dal 1995 a oggi, il loro indice è cresciuto del 132%, più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55%). In particolare, l’energia ,nonostante il rallentamento del 2025, ha visto i suoi prezzi aumentare del 178% in trent’anni.

Sul versante dei commercializzabili, invece, se da un lato i servizi (come ristorazione, turismo, tempo libero) mostrano segnali di recupero (+134 euro pro capite), dall’altro i beni tradizionali (alimentari inclusi) registrano un’ulteriore flessione (-57 euro). Una tendenza che, insieme alla riduzione demografica e al cambiamento delle abitudini di consumo, richiede attenzione: per rilanciare la domanda interna, è necessario rimuovere gli ostacoli che comprimono la libertà di spesa, a partire dal contenimento dei costi fissi e dalla tutela del potere d’acquisto.

Carlo Sangalli Credits: Courtesy of Confcommercio
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