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Save the Duck mette radici in Asia e Usa

Scritto da Isabella Naef

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I piumini vegani Save the Duck conquistano gli 8516 metri di altitudine e si apprestano a mettere radici, grazie all'apertura di nuovi monomarca, in Germania, a Hong Kong e negli Stati Uniti. Come ha svelato ieri, alla Fortezza da Basso di Firenze, sede di Pitti Uomo, Nicolas Bargi, amministratore delegato del marchio che lui stesso ha ideato nel 2011, infatti, il 2019-20 vedrà affiancarsi al negozio di Milano, alcuni store all'estero. In agenda anche un'altra apertura sul territorio italiano, forse a Venezia o a Firenze, "non è escluso che apriremo in entrambe le città ma al momento stiamo cercando le location adatte". Sempre nel corso dell'anno sarà tenuto a battesimo un pop up store a New York.

Venezia, Firenze, New York e Hong Kong tra le città oggetto del nuovo piano retail

Come annunciato dal management lo scorso settembre, a ridosso dell'apertura del primo monomarca dell'etichetta in via Solferino, a Milano, entro il 2020 saranno stanziati 5 milioni di euro per il solo retail. Numeri alla mano, inoltre, entro il 2020 i negozi monomarca arriveranno a fruttare il 5 per cento sul totale fatturato con un obiettivo a 5 anni pari al 10 per cento.

Del resto, a oggi, il primo mercato del marchio è l'Italia, seguito dagli Stati Uniti e dalla Germania.

Il brand di piumini vegani ha archiviato l'anno appena concluso con un giro d'affari pari a 33,8 milioni di euro, "le previsioni per il 2019 sono in crescita", ha spiegato a FashionUnited, Bargi, aggiungendo che è stata aperta una sede di Save The Duck in Asia Pacific (Save The Duck Asia-Pacific Limited) e che l'azienda ha messo a punto un fit ad hoc per il mercato asiatico.

La società, il cui azionista di maggioranza è Progressio Sgr, ha presentato a Pitti Uomo la collezione autunno inverno 2019-2020. Una collezione all’insegna delle innovazioni tecnologiche in chiave outdoor derivate dall’impresa dello scalatore vegano Kuntal A. Joisher, presente ieri nello stand del marchio. Un traguardo storico, la conquista degli 8.516 metri d’altitudine del monte Lhotse, quarta cima più alta del mondo, raggiunto con una tuta ideata e prodotta da Save the Duck. "Per la prima volta la sfida alla montagna è stata effettuata con capi tecnici senza piuma d’oca, un’avventura che segna uno spartiacque nella storia dell’abbigliamento tecnico-sportivo", ha sottolineato il ceo dell'azienda il cui logo è rappresentato da un papero che fischietta.

Il nuovo inverno di Save the Duck è segnato da diverse novità dal punto di vista tecnologico. Un'evoluzione che vede come protagonista la linea Protech che spinge l’urban lifestyle sempre più verso i confini del puro outdoor, grazie all’utilizzo del tessuto Gore-Tex.

Questa nuova generazione di capi è in grado di rispondere alle esigenze della vita quotidiana offrendo al performance di alto livello.

La linea Recycled, che più rappresenta lo spirito green del brand, inoltre, viene ampliata e continua la sua evoluzione in chiave minimal-chic, con la nativa ispirazione sportswear sempre più in linea con i trend del segmento fashion. La proposta dei Basici, simboli del brand fin dalla sua fondazione, resta coerente con il design originario del brand ma si evolve con capi dalla silhouette over e imbottiti con ampie trapuntature. La proposta Rain presenta modelli lisci, dallo stile urban ma anche di chiara ispirazione militare.

Per la prossima stagione invernale sono presenti anche le pellicce, naturalmente ecologiche, del programma Fury.

Le palette di colori si ispira alla montagna, passando dai bianchi, ai grigi delle rocce, al mondo dei campi base, che punteggiano il bagliore della natura incontaminata con i colori vivaci dello sport outdoor, quelli degli scalatori, punti di luce incastonati nell’abbagliante bianco di ghiaccio e neve.

Foto: Save the Duck, Nicolas Bargi, dall'ufficio stampa Save the Duck

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