Settore calzaturiero: crollano export e consumi interni
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Tempi duri per il settore calzaturiero soprattutto a causa della crisi dovuta alla pandemia da Covid-19.
Nei primi mesi del 2020 il comparto ha registrato un crollo delle esportazioni e dei consumi. Numeri alla mano, stando ai dati raccolti ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria moda per Assocalzaturifici: a marzo l’export è calato del -33,7 per cento in quantità e del -30 per cento in valore.
Sul fronte dei consumi è stato registrato un calo delle vendite nei primi quattro mesi del -29,7 per cento a volume e del -33,7 per cento in termini di spesa.
Le imprese hanno accusato nel primo trimestre una flessione media del fatturato pari al -38,4
“Questi dati non fanno che confermare le tendenze negative emerse già qualche settimana fa dall’indagine relativa all’impatto dell’emergenza pandemica che abbiamo condotto presso le aziende del comparto in pieno lockdown", ha sottolineato Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici. "Le imprese hanno infatti accusato nel primo trimestre una flessione media del fatturato pari al -38,4 per cento con una perdita complessiva settoriale stimata in 1,7 miliardi di euro".
Inoltre la cassa integrazione guadagni nel bimestre aprile-maggio ha segnato un aumento complessivo pari al +2437 per cento, 31,5 milioni di ore autorizzate contro 1,2 milioni dello stesso periodo 2019.
In soli due mesi, dunque, spiega Assocalzaturifici in una nota, quasi il quadruplo delle ore concesse nell’intero anno scorso.
Una situazione resa critica dal combinato negativo fra l’impossibilità di lavorare durante l’emergenza e la domanda delle famiglie largamente penalizzata dall’interruzione delle vendite fisiche in marzo ed aprile, cui va aggiunta una propensione estremamente cauta della clientela verso gli acquisti.
"Per contrastare questa battuta d’arresto abbiamo iniziato un intenso dialogo con le Istituzioni chiedendo in particolare di rafforzare la linea 394. È fondamentale che Simest possa erogare un finanziamento alle aziende italiane che partecipano a manifestazioni internazionali in Italia come Micam in programma a settembre. E’ necessario avere una quota a fondo perduto di questo finanziamento. Questa sarebbe l’unica vera soluzione per far ripartire le medio-piccole imprese sui mercati internazionali”, ha aggiunto Badon.
La rilevazione degli acquisti delle famiglie mostra contrazioni generalizzate in tutti i segmenti merceologici, con flessioni superiori al 30 per cento sia in volume, sia in valore rispetto a gennaio-aprile 2019 (eccezion fatta, per il segmento pantofoleria/relax, sceso del - 17 per cento in paia e del -16 per cento in spesa) e prezzi medi diminuiti del -5,7 per cento.
Per quanto riguarda il mercato italiano, è stata registrata una forte frenata nonostante la comprensibile crescita degli acquisti online. Secondo Sita Ricerca, infatti, le vendite via web del fashion nel primo quadrimestre sarebbero cresciute del +14 per cento in valore, raggiungendo una quota del 23 per cento sul totale spesa, contro il 13,1 per cento del 2019.
Per quanto riguarda i flussi commerciali internazionali, sono state esportate nei primi 3 mesi dell’anno 52,7 milioni di paia, operazioni di pura commercializzazione incluse, oltre 9 milioni in meno rispetto a gennaio-marzo 2019, per 2,43 miliardi di euro (pari al -14,7% in volume e al -9,2% in valore). Un trend destinato a peggiorare ulteriormente coi dati di aprile, altro mese di prolungata inattività: l’indice mensile Istat della produzione industriale calzaturiera, infatti, ha registrato in aprile un -89,3 per cento dopo il - 55,2 per cento di marzo.
Arretramenti prossimi al -20 per cento in volume si sono registrati per l’export delle scarpe con tomaio in pelle o in tessuto e per le pantofole. Meno pesante la contrazione per il comparto sintetico (-8,6 per cento), l’unico con un debole segno positivo in valore (+1,2 per cento).
Foto: Pexels