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Tessile abbigliamento: pesa l'aumento delle materie prime e la situazione geopolitica

Scritto da FashionUnited

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Pexels, Vie Studio

Preoccupa il settore tessile e abbigliamento l'aumento delle materie prime, oltre alla situazione geopolitica, naturalmente. Nel 2022, infatti, alla criticità lungo la supply-chain globale e ai fenomeni speculativi, si è aggiunto lo scoppio del conflitto russo-ucraino che ha ulteriormente accentuato sulle dinamiche al rialzo delle quotazioni.

Nel caso specifico delle fibre utilizzate nell’industria del tessile-abbigliamento, in aprile l’indice sintetico Smi presenta una crescita del +19,4 per cento in euro rispetto allo stesso mese del 2021. Nel dettaglio, il cotone, come certifica l’indice A di Cotton outlook, ha registrato un aumento tendenziale del +89,5 per cento in valuta europea; inoltre, se si considerano alcune specifiche tipologie di cotone importate in Italia, sulla base delle rilevazioni della Cciaa di Milano, risulta che a confronto con il valore dell’aprile 2021 il prezzo del cotone Usa Pima cresce del +111,1 per cento, segue il cotone proveniente dall’Asia Centrale con un +80 per cento e, infine, quello proveniente dalla Grecia con un +56,8 per cento.

Il cotone ha registrato un aumento tendenziale del +89,5 per cento in valuta europea

L'indice Awex Eastern per le lane, invece, ha chiuso il mese di aprile con una crescita del +10,5 per cento in euro rispetto ad aprile 2021. Allo stesso tempo le fibre sintetiche (aggregato Smi in cui sono comprese diverse tipologie di poliestere, nylon e acrilico) evidenziano una dinamica su base annua del +22,5 per cento, le artificiali (aggregato Smi in cui sono comprese diverse tipologie di viscosa) del +13,2 per cento (sempre in euro). In aprile la seta greggia sulla piazza di Como ha sperimentato un aumento prossimo al +30,0% su base tendenziale.

Per quanto riguarda l'andamento del settore, come ha spiegato ieri, a Milano, il management di Smi, relativamente al fatturato 2021, dopo la grave flessione del -20,1 per cento accusata nel 2020 a seguito dello scoppio della pandemia Covid-19, nel 2021 si prevede un aumento nell’ordine del +18,4 per cento su base annua. Il turnover, pertanto, passerebbe a 52,9 miliardi di euro, guadagnando poco più di 8,2 miliardi rispetto al consuntivo 2020. L’export di è cresciuto del +18 per cento, portandosi poco al di sopra dei 32,4 miliardi di euro. Al quadro complessivamente positivo, fanno eccezione i dati relativi all’andamento di aziende e addetti, entrambi in area negativa. Secondo le elaborazioni su dati di fonte camerale, le aziende del settore sono previste in calo del -2 per cento, gli addetti complessivi del -2,1 per centp. Relativamente alle aziende, si stima una chiusura di quasi 890 unità locali, mentre gli occupati persi ammonterebbero a oltre 7.860.

Export nel primo bimestre 2022

Mentre lo scorso anno il bimestre gennaio-febbraio era stato ancora caratterizzato da pesanti contrazioni (l’import aveva perso il -18,6 per cento, l’export il -15,9 per cento) a fronte di un’ulteriore ondata pandemica, sulla base degli ultimi dati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi, nei primi due mesi del 2022 il commercio con l’estero del tessile abbigliamento prosegue su tassi soddisfacenti. Mentre l’import evidenzia un rimbalzo del +21,5 per cento, l’export registra una crescita del +15,9 per cento per un totale di 5,3 miliardi circa. A livello di macro-comparto, il tssile assiste a una variazione del +27,7 per cento, l’abbigliamento del +11,2 per cento.

Guardando agli sbocchi, sia la Ue sia l’extra-Ue risultano interessate da un trend positivo: la prima del +19,5 per cento, la seconda del +12,4 per cento. Al di là di Francia e Germania, confermati al primo e secondo posto per valore di export, sono gli Usa, terzo mercato e primo tra i non-Ue, a palesare la performance migliore di periodo, crescendo del +53,9 per cento e portandosi a 372 milioni di euro; nel primo bimestre 2021, del resto, le vendite di tessile e abbigliamento sul mercato americano avevano perso il -31,9 per cento, ovvero circa 113 milioni rispetto ai primi due mesi del 2020; tale flessione viene più che recuperata in queste prime battute del 2022. La Svizzera, hub logistico-commerciale per diverse griffe del settore moda, mostra una flessione del -6,8 per cento, indicativa di un maggior clima di incertezza a livello internazionale o di differenti scelte relative alla supply-chain e alla spedizione delle merci.

Tamborini (presidente Smi): ci sono tensioni fortissime nella supply chain

“Oggi ci sono tensioni fortissime nella supply chain che ancora non si sono scaricate e si faranno sentire a breve ed è evidente che è un momento per fare sistema", ha sottolineato il presidente di Sistema moda Italia, Sergio Tamborini

“In un quadro di incertezza legata al conflitto e all’andamento economico, con particolare riferimento al caro energia, i dati delle aziende indicano al momento una tenuta del sistema quando non di crescita: il 2021 ha recuperato le perdite rispetto all’anno precedente, mentre il primo trimestre dà visione di ulteriore crescita. Il sentiment generale di inizio anno è improntato alla stabilità, condizionato però da come evolverà la scena geopolitica”, ha aggiunto il presidente di Smi.

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