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Trasformazione digitale: quali sono i driver per lo sviluppo

Scritto da Isabella Naef

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Courtesy of The european house – Ambrosetti e Workday

La digitalizzazione è all'ordine del giorno nella moda, così come in molti altri segmenti di mercato. Ciononostante, per l’81 per cento delle imprese il budget dedicato a questa tipologia di investimenti non supera il 10 per cento del fatturato complessivo: negli ultimi tre anni il 40 per cento ha dichiarato di aver investito oltre un milione di euro e il 25 per cento solo fino a 100mila euro. Il cloud si conferma la tecnologia più utilizzata dalle organizzazioni con l’82 per cento seguito dalle business application (62 per cento) e dalla cybersecurity (53 per cento).

Queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca “Innovazione e nuovi modelli organizzativi: obiettivi e sfide per i cfo” realizzata da The european house - Ambrosetti e Workday. La ricerca individua, inoltre, alcuni driver per le strategie di sviluppo delle organizzazioni che vogliono sfruttare al massimo le potenzialità della trasformazione digitale.

Per l’81 per cento delle imprese il budget dedicato a questa tipologia di investimenti non supera il 10 per cento del fatturato

Dallo studio, inoltre, emerge che, per oltre la metà delle aziende il ritardo nell’innovazione digitale è dovuto alla cultura aziendale.

Analizzando gli investimenti in relazione al fatturato, la ricerca evidenzia che per l’81 per cento delle imprese italiane il budget dedicato alla trasformazione digitale non supera il 10 per cento del fatturato complessivo.

A livello di volumi, considerato l’ultimo triennio, la maggior parte delle aziende intervistate (il 59 per cento) ha investito meno di un milione di euro nella trasformazione digitale. In particolare: il 25 per cento ha investito non più di 100.000 euro; il 26 per cento ha investito tra 100.000 e 500.000 euro; il 39,8 per cento ha investito tra 500mila e un milione di euro; ill restante 41 per cento ha investito più di un milione di euro.

La ricerca segnala che non ci sono aziende che non hanno effettuato investimenti digitali negli ultimi tre anni.

“La trasformazione digitale rappresenta un insieme di profondi cambiamenti tecnologici, organizzativi, sociali e manageriali che sta pervadendo tutti gli aspetti della vita sociale” ha sottolineato, attraverso una nota, Corrado Panzeri, partner di The european house - Ambrosetti e responsabile dell’innovation and technology hub. “Come tale, la digitalizzazione non si limita alla semplice adozione di nuove tecnologie bensì abilita la possibilità per i cittadini, per gli ecosistemi business e per la pubblica amministrazione di fruire di servizi innovativi, di vivere nuove esperienze, di poter accedere a grandi quantità di contenuti creando opportunità di contatto impensabili fino a qualche anno fa".

Vanno colte tutte le opportunità di valorizzazione del capitale umano

La ricerca ha evidenziato anche che il vero limite all’adozione di nuove tecnologie digitali è legato a fattori “soft” come la cultura aziendale e le competenze, piuttosto che alla carenza di fattori “hard” come l’assenza di infrastrutture adeguate. Più della metà dei rispondenti ha indicato che il ritardo nell’innovazione digitale sia dovuto alla cultura aziendale (52 per cento) e alla carenza di competenze (48 per cento). Tra le altre cause che ostacolano l'adozione delle tecnologie digitali nelle aziende vi sono incertezze sul ritorno degli investimenti (32 per cento), mancanza di investimenti (30 per cento), mancanza di infrastrutture adeguate (18 per cento), difficoltà legate all'indisponibilità dei fornitori (17 per cento).

Sette pilastri su cui sviluppare l'organizzazione del futuro

In conclusione, la ricerca The european house - Ambrosetti e Workday indica 7 driver di sviluppo per le strategie di innovazione digitale.

Attenzione all'ecosistema esterno: occorre definire il modello di business aziendale in coerenza con l’ecosistema esterno, valutando caso per caso e settore per settore l’opportunità e la necessità di adottare schemi di coopetizione con partner e competitor.

Tra gli altri driver, la funzione finance deve essere attivamente coinvolta nella formulazione della strategia aziendale ampliando progressivamente il ruolo tradizionalmente ricoperto fino a oggi.

Occorre affiancare, alle tradizionali misure di performance basate sulla contribuzione delle diverse linee di business alla generazione di valore, nuovi modelli di misurazione e nuove metriche (Kpi) che tengano conto anche della sostenibilità sociale e ambientale, in aggiunta alla dimensione economica, si legge nello studio.

Rising risks: diventa sempre più urgente diffondere a tutti i livelli della struttura organizzativa la cultura del rischio promuovendo la condivisione dei modelli e delle metriche di monitoraggio e favorendo la diffusione a tutte le strutture delle capacità di identificare gli eventi aleatori che possono minare la sopravvivenza aziendale.

Per accrescere il vantaggio competitivo le aziende devono anche cogliere tutte le opportunità di valorizzazione del capitale umano quale presupposto irrinunciabile per creare team molto motivati e orientati al conseguimento dei target di performance definiti.

Skill contamination: le aziende devono sviluppare un clima interno favorevole alla collaborazione a tutti i livelli dell’organizzazione favorendo la contaminazione delle competenze, lo spirito di team e lo sviluppo di una cultura orientata al lavoro di squadra.

Infine, per conseguire pienamente i benefici legati alla digitalizzazione occorre adottare le architetture applicative più idonee in relazione al modello di business che l’azienda persegue privilegiando le soluzioni che offrono maggiori gradi di libertà e garantiscono i livelli di flessibilità più elevati per fronteggiare le nuove sfide poste dai mercati e per soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei consumatori.

the Europeran House Ambrosetti