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Vendite estere di moda donna a quota 4,3 miliardi nel primo semestre 2021

Scritto da Isabella Naef

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Nel 2020 l’industria italiana della moda donna ha assistito a una contrazione del -18,9 per cento stando ai dati diffusi oggi dal Centro Studi di Confindustria Moda per Smi. , Il fatturato di comparto è a quota 11,3 miliardi di euro rispetto ai quasi 14 che erano stati raggiunti nel 2019. Sulla performance settoriale non ha mancato di incidere il contraccolpo della pandemia sull’export, sceso “del -15,3 per cento nei dodici mesi grazie al recupero messo a segno nella seconda parte dell’anno”, si legge in una nota. Il periodo gennaio-giugno 2020 si era infatti archiviato con un decremento ben peggiore, contabilizzato a -23,6 per cento.

Tutte le merceologie di cui si compone la moda donna evidenziano dinamiche di segno positivo

“Un pronto cambio di passo si è fatto strada nel 2021, come testimoniano i dati di export relativi proprio al primo semestre dell’anno in corso. In tale periodo le vendite estere, già cresciute del +2,6 per cento nell’arco del primo trimestre, presentano un deciso rafforzamento del tasso di crescita da aprile a giugno (+72,1 per cento), che permette di chiudere i primi sei mesi dell’anno con un incremento tendenziale pari al +27,6 per cento”, prosegue la nota.

Le vendite estere di moda donna ammontano a 4,3 miliardi circa nel primo semestre del 2021. Tutte le merceologie di cui si compone la moda donna evidenziano peraltro dinamiche di segno positivo: la confezione cresce del +22,9 per cento, la maglieria esterna del +38,1 per cento, la camiceria del +16,9 per cento, mentre l’abbigliamento in pelle del +31,7 per cento. Questi aumenti non sempre sono stati sufficienti a recuperare i livelli esportati nel gennaio-giugno 2019.

Relativamente alle macro-aree di sbocco, sia la Ue sia l’extra-Ue, presentano un ritorno alla crescita registrando rispettivamente una variazione del +25 per cento e del + 29,8 per cento da gennaio a giugno 2021.

Numeri alla mano, inoltre, i primi quindici paesi di destinazione (in grado di coprire l’81,6 per cento del totale) risultano tutti caratterizzati da incrementi delle esportazioni di womenswear made in Italy, con solo due eccezioni: Regno Unito e Austria. Al primo posto, con un’incidenza pari al 13,0 per cento sul totale esportato di settore, la Francia mostra un aumento pari +37,2 per cento; la Svizzera, in primis hub logistico-commerciale per successive riesportazioni in altri mercati mondiali, cresce del +27,3 per cento, la Germania, terzo sbocco, archivia un +18,7 per cento. Una variazione particolarmente accentuata, pari al +98,2 per cento, interessa l’export verso la Cina: questo mercato balza così dall’ottava posizione del primo semestre 2019 e 2020 alla quarta del 2021; anche Hong Kong assiste a un aumento delle vendite provenienti dall’Italia, nella misura del +35,4 per cento.

Gli Stati Uniti si confermano uno dei principali mercati del womenswear e crescono del +11,9 per cento. Il trend favorevole interessa anche l’esportazione verso la Russia, in aumento del +30,1 per cento. Guardando ancora all’Estremo Oriente, Giappone e Corea del Sud sperimentano incrementi rispettivamente del +6,4 per cento e del +71,5 per cento, per un totale di 147 milioni di euro ciascuno.
Come anticipato, nel novero dei primi 15 mercati di sbocco della moda donna, solo due restano in territorio negativo nel primo semestre del 2021: il Regno Unito cede il -2,0 per cento, l’Austria flette del -6,5 per cento.

Interessante il confronto con i primi sei mesi del 2019, ovvero con i valori pre-pandemici. Da gennaio a giugno 2019, l’export complessivo di moda donna aveva superato i 4,4 miliardi di euro; rispetto al livello raggiunto nei primi sei mesi dell’anno in corso si rileva, dunque, un gap di 107 milioni di euro (ovvero del -2,4 per cento). Nel primo semestre di quest’anno sono stati, quindi, riconquistati oltre 900 milioni del miliardo e più perso da gennaio a giugno 2020.

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