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L’adozione della GenAi nelle risorse umane cresce dal 19% al 61% in soli 18 mesi

La quota di professionisti delle risorse umane che hanno avviato o pianificato progetti di GenAi è cresciuta dal 19% nel 2023 al 61% nel 2025, segnalando una svolta nella maturità digitale delle direzioni risorse umane.

Questi alcuni risultati della ricerca “Processi di Ai e impatti Hr”, a cura dell’Osservatorio Luiss Business School in collaborazione con Hrc, illustrati da Giuseppe F. Italiano, prorettore all’Intelligenza artificiale e alle digital skills, Luiss Guido Carli, e da Stefano Za, professore di Organizzazione aziendale e sistemi informativi, Università di Chieti-Pescara, adjunct professor Luiss Guido Carli.

L’adozione dell’Ai non può essere un esercizio tecnologico, ma una risposta a bisogni reali

I dati sono stati presentati a Roma, in occasione di Future @Work “Non dire domani”, l’appuntamento organizzato da Hrc Community in collaborazione con Luiss Business School, dedicato a esplorare come intelligenza artificiale, cultura del lavoro e capitale umano stiano ridisegnando l’impresa del futuro.

L’Italia, seconda potenza manifatturiera europea, si trova oggi davanti a una transizione decisiva: integrare Ia e digitalizzazione per valorizzare il proprio capitale umano e diffondere innovazione anche oltre le “superstar city”.

La ricerca sottolinea come l’Ai, spesso percepita come una minaccia per l’occupazione, debba invece essere considerata un alleato strategico per migliorare efficienza, accuratezza e produttività.

Le prime sperimentazioni, pur concentrate in ambiti verticali, mostrano già benefici tangibili nella riduzione degli errori e nella rapidità decisionale. Ma la vera sfida è culturale: passare da un approccio “Ai per Hr” a un paradigma “Hr per Ai”, in cui le risorse umane guidino la trasformazione con una visione centrata su persone, etica e valore generato.

“L’intelligenza artificiale può rendere le aziende più efficienti, ma solo se resta al servizio dell’intelligenza umana. La sfida non è sostituire, ma potenziare la mente e la sensibilità delle persone”, ha sottolineato attraverso una nota, Marco Gallo, managing director di Hrc Community. “Non è una guerra tra tecnologia e uomo. L’Ai è straordinaria e oggi ne vediamo solo una dimensione, perché non siamo ancora in grado di comprendere fino a dove potrà arrivare. Proprio per questo bisogna conoscerla, testarla, includerla nei processi di semplificazione ed efficienza delle aziende, senza delegarle in modo acritico scelte che richiedono responsabilità. L’Ai deve essere guidata dall’essere umano, così da diventare un alleato capace di amplificare il valore dell’uomo, la sua intelligenza, la sua creatività, la sua capacità relazionale, e non un sostituto. In questo senso, la sfida dell’hr e dei manager è culturale: formare persone e leader per comprenderla e usarla, non subirla, trasformando paura e resistenza in opportunità di crescita”, conclude Gallo.

Persistono forti gap generazionali e culturali nell’approccio all’intelligenza artificiale

Secondo l’Osservatorio, persistono forti gap generazionali e culturali nell’approccio all’intelligenza artificiale. I millennial (35-44 anni) sono la fascia più predisposta: il 90% la utilizza, il 76% ne condivide suggerimenti o feedback, mentre la fiducia scende tra le generazioni più anziane.

L’indagine raccomanda di estendere la formazione a tutti i livelli, non solo ai leader ma anche ai collaboratori, promuovendo una cultura della fiducia verso la tecnologia e la sua integrazione nei processi. L’adozione dell’Ai non può essere un esercizio tecnologico, ma una risposta a bisogni reali. Solo partendo dagli obiettivi strategici e dal valore per le persone è possibile costruire un modello di intelligenza artificiale sostenibile e responsabile.

“L’errore più grande per le risorse umane non è adottare troppo presto l’intelligenza artificiale, ma arrivarci senza una visione. Solo chi studia oggi l’impatto dell’Ai su persone, competenze e cultura aziendale potrà guidare la trasformazione invece di subirla”, ha specificato Giuseppe F. Italiano, prorettore all’Intelligenza artificiale e alle digital skills, Luiss Guido Carli che ha coordinato l’attività dell’Osservatorio Luiss Business School per Hrc.

Hrc Community conta oltre 43mila Hr leader e più di 100 partner, con sedi operative in Italia e un network internazionale.


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