Giorgio Armani: l'addio al re della moda italiana
Giorgio Armani si è spento all'età di novantuno anni. "Finché ci sono io, comando io", aveva dichiarato lo stilista italiano al magazine americano GQ in un'intervista del 2021. Dal 1975 era a capo del gruppo Armani, proprietario dei marchi Giorgio Armani, Emporio Armani e A/X Armani Exchange. Se il nome Armani è principalmente noto per aver segnato gli anni Ottanta con silhouette eleganti, fluide e confortevoli, la sua influenza sulla moda e sulle future generazioni di stilisti è stata costante.
Gli esordi di Giorgio Armani
Giorgio Armani aveva quarantuno anni quando fondò la sua azienda. In gioventù, lo stilista intraprese gli studi di medicina prima di dedicarsi alla moda. La sua esperienza nel merchandising e negli acquisti presso i grandi magazzini La Rinascente di Milano, a soli diciotto anni, segnò il suo ingresso nel mondo della moda.
Fù tuttavia da Nino Cerruti, al fianco dello stilista stesso, che il giovane Giorgio si formò all'abbigliamento maschile e all'arte del taglio. Lavorò per alcuni anni come stilista freelance, collaborando con diverse case di moda, prima di incontrare Sergio Galeotti alla fine degli anni Sessanta. Quest'ultimo sarebbe diventato il suo socio e partner, incoraggiandolo a fondare la propria azienda. I due vendettero l'auto di Armani, un vecchio Maggiolino Volkswagen, e fondarono la Giorgio Armani spa nel 1975.
La costruzione di un impero
Dedizione, rigore e meticolosità sono probabilmente le parole che meglio definiscono la visione del lavoro di Giorgio Armani. Lo stilista si impegnò senza sosta per costruire un gruppo, per edificare un impero.
Dopo il lancio del suo marchio omonimo nel 1975, presentò nel 1986 Emporio Armani, una versione più giovane, moderna e accessibile del guardaroba Armani. A/X Armani Exchange nacque nel 1991 e, meno di dieci anni dopo, nel 2005, fu la volta di Armani Privé, la collezione haute couture. Lo stilista volle presto uscire dal settore, per lui riduttivo, dell'abbigliamento, ampliando la sua offerta a uno stile di vita più globale.
Sviluppò così le sue prime fragranze nel 1982 e una linea casa nel 2000. Propose catene di ristoranti, caffè e bar di lusso in tutto il mondo. Nel 2010 lanciò il suo primo hotel a Dubai e un anno dopo inaugurò un'altra sede a Milano. Nel 2001 creò il suo «Teatro» in collaborazione con l'architetto giapponese Tadao Ando, che sarebbe diventato il luogo di presentazione delle sue collezioni. Si rivolse nuovamente all'artista per la progettazione del suo museo Armani/Silos (2015).
A fine agosto 2025, "Giorgio Armani aveva appena acquisito uno dei più antichi club ancora in attività al mondo: la leggendaria «Capannina di Franceschi" a Forte dei Marmi, in Italia.
Uno stile unico
In un'intervista rilasciata al magazine americano Numéro, lo stilista italiano confidò: "fu lo stesso Cerruti, a cui devo molta lungimiranza, a chiedermi nuove soluzioni per rendere un abito meno rigido, più comodo, meno industriale e più curato. Fu allora che, decostruendo la giacca, le diedi vita sul corpo, utilizzando tessuti non tradizionali".
La moda maschile degli anni Ottanta non convinceva Giorgio Armani. Incapace di trovare un prodotto che rispondesse alle sue aspettative, decise di crearlo. Eliminò gli abiti pesanti, rigidi, dalle spalle ingombranti che soffocavano la silhouette. Propose invece un completo due pezzi fluido, comodo ed elegante che sarebbe diventato il suo marchio di fabbrica.
Lo stilista sviluppò una linea di tailleur per donna, combinando linee decise e minimaliste. Parallelamente, Giorgio Armani iniziò a lavorare sui costumi per il cinema, realizzandone oltre duecento, tra cui American Gigolo (1980), che segnò il suo debutto a Hollywood. Le sue creazioni furono subito adottate dalle più grandi celebrità e star del cinema.
Uno stilista impegnato nel sociale
Uomo di moda di grande umanità, Giorgio Armani moltiplicò le iniziative a favore dei più bisognosi. In particolare, lo stilista offrì il suo aiuto ai rifugiati afgani durante la crisi che attraversò il Paese all'inizio degli anni Duemila. Un contributo apprezzato, tanto che nel 2002 fu nominato Goodwill Ambassador dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr).
Dieci anni prima, si era impegnato a fianco delle vittime dell'AIDS, sostenendo l'ANLAIDS, un'associazione italiana che lotta contro la malattia. Nel 2022, il gruppo Armani donò cinquecentomila euro all'Unhcr per aiutare i rifugiati ucraini costretti a lasciare il loro Paese.
Giorgio Armani ha contribuito alla prosperità del suo Paese
Armani si affermò rapidamente come uno degli stilisti italiani più popolari, portando la moda italiana alla ribalta. Il governo italiano premiò Armani per il suo contributo alla moda e all'economia nazionale, conferendogli nel 1986 il titolo di Grande Ufficiale. Italiano e fiero di esserlo, lo stilista iniziò a disegnare nel 2012 le divise delle squadre olimpiche e paraolimpiche italiane. Giorgio Armani collaborò anche al restauro di siti storici e a importanti progetti culturali per promuovere l'immagine dell'Italia. Nel 1984 partecipò al restauro dell'abbazia di San Fruttuoso a Camogli, a cui seguirono molti altri.
Contro il sistema frenetico della moda
In una lettera aperta indirizzata al Wwd, lo stilista dichiarava: «il declino del sistema moda così come lo conosciamo è iniziato quando il segmento del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion, imitandone l'infinito ciclo di consegne nella speranza di vendere di più, ma dimenticando che il lusso richiede tempo». Giorgio Armani si opponeva al ritmo frenetico della moda, alle stagioni anticipate, alla sovrapproduzione. Incoraggiava il "less is more", capi intramontabili capaci di resistere alle tendenze effimere.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.
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