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Assocalzaturifici: il 2023 si è chiuso in frenata

Scritto da Isabella Naef

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Business

Un negozio di scarpe Credits: Pexels, Alexandra Maria
Numeri complessivamente positivi per il settore calzaturiero nella prima parte dell'anno. Il comparto, infatti, segna una crescita contenuta nei primi nove mesi del 2023, registrando, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, un incremento sia del fatturato (+3 per cento secondo l’indagine a campione tra gli associati di Assocalzaturifici), sia dell’export in valore (+3,2 per cento). Questa la fotografia scattata dal Centro studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che rileva, però, un calo dei volumi.

Tornano in negativo le paia vendute all’estero (-8,7 per cento su gennaio-settembre 2022)

Dopo i recuperi del biennio precedente, tornano in negativo le paia vendute all’estero (-8,7 per cento su gennaio-settembre 2022) come pure sul mercato italiano (-3,1 per cento), con l’indice Istat della produzione industriale in flessione del -7,4 per cento. "Pesa la battuta d’arresto del terzo trimestre, che si è chiuso con un -7,2 per cento nelle vendite estere in valore (-12,3 per cento in quantità) e con un -1,5 per cento nella spesa delle famiglie italiane.

“Dopo una partenza molto positiva, il 2023 si è chiuso in frenata anche a causa dei forti aumenti nei costi che hanno inciso sulla marginalità delle imprese. Esaurito il rimbalzo post Covid, i ritmi di vendita hanno subìto un netto rallentamento che, innescatosi già in primavera, si è reso ancor più evidente nella terza frazione dell’anno. Un trend ampiamente previsto, non certo facilitato dall’incertezza indotta dal difficile contesto geopolitico internazionale in cui, alla guerra tra Russia e Ucraina, si è aggiunto il precipitare degli eventi in Medio Oriente, con rischio concreto di allargamento del conflitto oltre alla debolezza dell’economia in diverse importanti aree del mondo”, ha sottolineato, attraverso una nota, Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici.

Nel report emerge come, tra i principali mercati esteri, meglio nel complesso l’andamento di quelli comunitari che, pur cedendo il -6,1 per cento in volume su gennaio-settembre 2022, sono cresciuti dell’8,5 per cento in valore, mentre le destinazioni extra-Ue mostrano un arretramento ancor più pesante in quantità (-13,4 per cento), accompagnato da un segno negativo anche in valore (-1,2 per cento). Accanto alla tenuta della Francia (+1 per cento circa in volume e +17,1 per cento in valore) si conferma la forte contrazione (-32,4 per cento nelle paia e -22,5 per cento in valore) dei flussi diretti in Svizzera, tradizionale hub logistico delle multinazionali del fashion (che hanno almeno parzialmente sostituito il transito nei depositi elvetici con spedizioni dirette ai mercati finali di destinazione). Sono peggiorate sensibilmente nel terzo trimestre (con cali di oltre il -20 per cento) le vendite verso gli Usa (che nei primi 9 mesi segnano -21,7 per cento in quantità e -7,4 per cento in valore) e la Germania (-16,6 per cento nelle paia e stabile in valore).

Performance premianti in Cina (+17,2 per cento in volume e +12,2 per cento in valore)

Performance sempre premianti in Cina (+17,2 per cento in volume e +12,2 per cento in valore), malgrado un ridimensionamento in valore nella terza frazione (ma il prezzo medio al paio, superiore ai 200 euro, resta di gran lunga il più elevato).

Sul fronte italiano, inoltre, se il 2023 ha visto crescere i flussi turistici, con positive ricadute sullo shopping di stranieri in visita nel Belpaese, gli acquisti di calzature delle famiglie italiane hanno evidenziato un andamento poco brillante, chiudendo i primi 9 mesi con segni negativi (sia nelle paia, -3,1 per cento, sia in spesa, -1,3 per cento) sullo stesso periodo 2022 e, soprattutto, al di sotto del 5 per cento circa a confronto coi livelli pre-pandemici del 2019, già largamente insoddisfacenti dopo anni di continue erosioni. L’autunno anomalo, dalle temperature quasi primaverili, ha affossato gli acquisti di abbigliamento e scarpe invernali.

Infine, non si arresta il processo di selezione tra le aziende (-148 imprese, tra industria e artigianato, nei primi 9 mesi, pari al -3,9 per cento) nonostante resista l’occupazione (+2,1 per cento, seppur ancora inferiore di circa un migliaio di addetti rispetto ai livelli 2019). Segnali poco incoraggianti provengono però dalla ripresa del ricorso alla Cig nella filiera pelle (+6,1 per cento).

ASSOCALZATURIFICI
calzature
Giovanna Ceolini