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Confcommercio chiede un piano di riforme e investimenti

Scritto da Isabella Naef

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Serve un piano ben calibrato di riforme e investimenti per l'industria della moda e per il commercio. Lo dicono da mesi le principali associazioni di categoria e lo ha ribadito la settimana scorsa anche Confcommercio.

“Confcommercio è profondamente convinta che i recenti accordi europei sui sostegni alle economie colpite dalla pandemia sono per l’Italia un’occasione di benefica discontinuità rispetto al passato. E, se ben utilizzate, le risorse disponibili potrebbero innescare una spinta al rialzo della produttività sistemica e dei singoli fattori, che sono il vero ‘tallone d’Achille’ del nostro Paese. Sarebbe gravissimo sprecare quest'occasione. Le prossime generazioni non ce lo perdonerebbero” ha detto Enrico Postacchini, in rappresentanza di Confcommercio, il 9 settembre nel corso dell’audizione in Commissione Attività produttive, commercio e turismo alla Camera dei deputati sul Recovery fund.

L'Ufficio studi di Confcommercio è preoccupato per il dato sulle vendite di luglio

"Dopo la pandemia l’Italia non può tornare alle deludenti dinamiche del passato: solo una nuova stagione di crescita intensa e duratura può affrancarci dal declino e solo la crescita può generare, senza traumi e pericoli per la coesione sociale, le risorse necessarie a rimettere su un sentiero decrescente il rapporto tra debito pubblico e prodotto, un’eredità che nessuno di noi vorrebbe ricevere e che nessuno di noi vorrà trasmettere", ha aggiunto Postacchini.

Intanto, Confcommercio -Imprese per l'Italia, Confederazione generale italiana delle Imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo, che associa oltre 700.000 imprese, ha espresso preoccupazione rispetto al dato sulle vendite di luglio, che registra una riduzione in termini congiunturali sia in valore sia in volume, pur rappresentando un segnale preoccupante va letto alla luce di alcune specificità del mese in esame.

Numeri alla mano, a luglio 2020 l'Istat stima, per le vendite al dettaglio, una diminuzione rispetto a giugno del 2,2 per cento in valore e del 3,1 per cento in volume. In calo sia le vendite dei beni non alimentari (-3,2 per cento in valore e -4,8 per cento in volume), sia quelle dei beni alimentari (-1,0 per cento in valore e -0,8 per cento in volume).

Nel trimestre maggio-luglio 2020, le vendite al dettaglio registrano un aumento del 12,1 per cento in valore e dell’11,5 per cento in volume rispetto al trimestre precedente. A determinare il segno positivo sono le vendite dei beni non alimentari (+27,4 per cento in valore e +26,2 per cento in volume), mentre i beni alimentari diminuiscono (-1,8 per cento in valore e -2,5 per cento in volume).

Istat: per le vendite le flessioni più marcate si evidenziano per abbigliamento e pellicceria (-27,9 per cento)

Su base tendenziale, a luglio, l'Istat registra una diminuzione delle vendite del 7,2 per cento in valore e del 10,2 per cento in volume, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari (-11,6 per cento in valore e -15,8 per cento in volume); in calo anche le vendite dei beni alimentari (-1,1 per cento in valore e -2,4 per cento in volume). Per quanto riguarda i beni non alimentari, l'Istituto nazionale di statistica, registra variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti, ad eccezione di utensileria per la casa e ferramenta (+3,2 per cento). Le flessioni più marcate si evidenziano per abbigliamento e pellicceria (-27,9 per cento) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-17,3 per cento).

Rispetto a luglio 2019, il valore delle vendite al dettaglio diminuisce del 3,8 per cento per la grande distribuzione e dell’11,7 per cento per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 7 per cento mentre il commercio elettronico è in crescita (+11,6 per cento).

Commentando questi dati, specifica l'Ufficio studi di Confcommercio, il rinvio ad agosto dei tradizionali saldi estivi può aver spinto le famiglie a spostare al mese successivo gran parte degli acquisti, non solo per abbigliamento e calzature. È presumibile, dunque, un rimbalzo statistico di entità apprezzabile nei dati di agosto che implicherebbe un riallineamento delle dinamiche tendenziali.

Il diverso collocamento dei saldi, ha spiegato l'Ufficio studi, spiega in parte anche un risultato più negativo dell’Italia rispetto ai principali Paesi dell'eurozona. "Va comunque sottolineato come la riduzione registrata dalle vendite su base annua sia in linea con le stime di una riduzione dei consumi di circa l’11 per cento in volume nell'anno, pur considerando un secondo semestre meno drammatico, principalmente per la componente relativa ai beni", ha aggiunto Confcommercio.

Foto: Pexels

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