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Confcommercio: "i sostegni non bastano, dal Governo serve svolta vera"

Scritto da Isabella Naef

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“Le imprese del terziario sono di fronte a una situazione estrema: sostegni del tutto insufficienti e prospettive di riaprire un miraggio. Il nuovo decreto, infatti, prevede per tutto aprile solo zone rosse o arancioni salvo deroghe. Servono, invece, subito riaperture progressive e in sicurezza. Serve soprattutto, prima che sia troppo tardi, la svolta tanto attesa del governo Draghi che ancora non si vede”. Questo il commento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sul decreto approvato dal Consiglio dei ministri.

Sangalli: "consentire aperture progressive e in sicurezza”

Il nuovo decreto, infatti, blinda l'Italia ancora per circa un mese e lo fa dopo più di un anno di confinamento o semi confinamento. In concreto l'Italia resta in zona rossa o arancione fino al 30 aprile. Per quanto riguarda ristoranti e bar nel provvedimento non sono indicate date ma è possibile che dopo due settimane, dunque a partire dal 20 aprile, ci sia una rivalutazione delle misure soprattutto per quanto riguarda i bar e i ristoranti a pranzo, che invece adesso dovranno rimanere chiusi per l’intera giornata con la possibilità di asporto e consegna a domicilio.

Alcune aperture saranno possibili solo se l'andamento della curva epidemiologica e della campagna vaccinale lo consentiranno, ossia "in ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del Piano strategico nazionale, con particolare riferimento alle persone anziane e alle persone fragili, con deliberazione del Consiglio dei ministri, sono possibili determinazioni in deroga al primo periodo e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento.

L'emergenza Covid-19 poteva essere gestita con meno incertezza e più programmazione, senza ricorrere necessariamente sempre alle chiusure

E' così tocca rilevare che, non solo fino al 30 aprile tutta Italia sarà in zona arancione o rossa, ma anche che è sparita, almeno per il momento, la zona gialla. Il Comitato tecnico scientifico ha sottolineato che le misure previste per le zone gialle hanno dimostrato "una capacità di contenere l'aumento dell'incidenza ma non la capacità di ridurla".

Sul piano vaccinale ci sono continuamente proclami con numeri ambiziosi ostentati quotidianamente

Nessuno spiraglio nemmeno per palestre, piscine, cinema, teatri e musei la cui riapertura, di tanto in tanto, sembra possibile ma, poi, viene sempre posticipata. Insomma, dopo che ieri anche le maggiori fiere italiane si sono unite per chiedere al Governo certezze al fine di potere programmare il calendario dei saloni per i prossimi mesi, pare, invece, di dover continuare a vivere in un perenne clima di incertezza dove la soluzione per contenere gli effetti della pandemia è legata solo al confinamento a casa e alla chiusura dei negozi.

Il fatto è che le Regioni stanno ancora vaccinando gli over 80 e molti di questi anziani non hanno ancora una data certa per la somministrazione della prima dose

Sul piano vaccinale ci sono continuamente proclami con numeri ambiziosi ostentati quotidianamente ma il fatto è che le Regioni stanno ancora vaccinando gli over 80 e molti di questi anziani non hanno ancora una data certa per la somministrazione della prima dose. Una situazione che ha dell'incredibile a oltre un anno dallo scoppio della pandemia e, soprattutto, ridicola se si guarda oltre confine a Paesi come Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti, dove la campagna vaccinale è degnamente condotta e dove i risultati sul numero dei contagi e delle morti per coronavirus fanno capire, se non fosse ancora chiaro, che è li che bisognerebbe attivarsi con procedure rigorose e risorse straordinarie.

Il futuro non si chiude

La settimana scorsa, proprio raccogliendo il grido d'allarme di imprenditori, ristoratori e negozianti, Confcommercio ha decisio di raccontare con scatti d'autore e in modo realistico gli effetti dell'emergenza coronavirus sul mondo del terziario. "Il Futuro non (si) chiude, oltre a essere un grido d'allarme per la situazione drammatica che le imprese stanno vivendo in questo delicato momento storico, diventa il claim di un'importante iniziativa di Confcommercio. Una grande campagna social nazionale caratterizzata da un forte impatto visivo ed emotivo, che coinvolge l'intero Sistema attraverso le associazioni territoriali e le federazioni", ha spiegato l'Associazione.

Nello slogan Il Futuro non (si) chiude ogni parola assume una valenza significativa. Il futuro è un termine che torna spesso nelle domande di una società rimodellata su nuove esigenze e dinamiche socio-economiche e che coinvolge dal singolo alla collettività, dal commercio all'urbanistica postpandemica, ripensando in chiave funzionale i collegamenti con le comunità locali. Aspetto, quest'ultimo, fondamentale per impedire la desertificazione commerciale e consolidare la realtà delle economie urbane.

Il (si), prosegue Confcommercio, "individua il peso della responsabilità nella gestione dell'emergenza Covid-19 che poteva essere gestita sicuramente con meno incertezza e più programmazione, senza ricorrere necessariamente sempre al più chiusure come se fosse l’unica via percorribile. Ad accompagnare visivamente lo slogan Il Futuro non (si) chiude saranno gli scatti fotografici d'autore di Valerio Bispuri, dal forte impatto emotivo che mostrano, nel modo più realistico possibile, gli effetti della pandemia nel mondo del terziario, offrendo una veritiera e autentica "fotografia della realtà".

Foto: Pexels

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