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Confcommercio: il Lazio ha il maggior tasso di natalità delle imprese

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Liza Summer
Per il 2022 le previsioni di Pil e consumi si attestano in entrambi i casi al +2,5 per cento (con una correzione al rialzo di circa 0,4 per cento rispetto alla precedente valutazione), mentre per l’inflazione si stima una crescita del 6,3 per cento. Per quanto riguarda i consumi, comprensivi della spesa del turismo estero, il +5,4 per cento registrato nel 2021 ha permesso solo un parziale recupero di quanto perso nel 2020 (-11,5 per cento) e solo nel 2023 si prevede un completo ritorno ai livelli pre-pandemia, anche grazie a un riassorbimento delle tensioni inflazionistiche (+2,9 per cento). Questi alcuni dei dati diffusi ieri, a Roma, durante l'assemblea generale di Confcommercio.

Ripresa dei consumi: a fine 2023 si ritornerà ai livelli pre-pandemici

"Nel 2023, il prodotto dovrebbe mantenersi sostanzialmente in linea con la crescita dell’anno in corso, rendendo possibile, finalmente, recuperare i livelli di attività economica registrati nella media del 2019", ha sottolineato, nella sua relazione Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.

"La ripresa dei consumi sarà invece più lenta: solo a fine 2023 si ritornerà ai livelli pre-pandemici. E questo nell’ipotesi che, entro il prossimo autunno, si risolvano le tensioni sulle materie prime e in generale sul quadro geopolitico". "Una settimana fa l’Istat ha indicato, per il mese di maggio, un tasso d’inflazione al 6,9 per cento", ha aggiunto Sangalli.

"L’effetto immediato è una riduzione del potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida, il tesoretto che avevamo involontariamente accumulato durante i mesi di lockdown, impossibilitati a spendere, ha detto il presidente di Confcommercio.

Proseguendo nell'analizzare i dati, inoltre, è emerso che a livello regionale, si conferma la consueta dicotomia Nord-Sud: tra il 1996 e il 2019 il Pil reale del Mezzogiorno è cresciuto in termini cumulati solo del 3,4 per cento, valore inferiore di quasi cinque volte rispetto alla media nazionale (15,3 per cento) e di quasi otto volte rispetto alla ripartizione più performante, cioè il Nord-Est (23,8 per cento). In valore assoluto, nel 2022 il Pil pro capite al Sud è quasi la metà di quello del Nord: 20.900 euro contro i 38.600 euro del Nord-Ovest e i 37.400 euro del Nord-Est.

Imprese

Per quanto riguarda il tasso di natalità delle imprese, nonostante una ripresa nel corso del 2021 (+6,5 per cento), si conferma il trend di riduzione dell’avvio di nuove iniziative imprenditoriali che resta inferiore ai livelli del 2019 (+6,9 per cento). Il Nord-Est è l’area con il più basso tasso di natalità (+5,9 per cento), mentre il Nord-Ovest, trainato dalla Lombardia, è quella più dinamica (+6,8 per cento). Le Regioni “record” risultano essere il Lazio, con il maggior tasso di natalità a livello nazionale (+7,5 per cento), e la Basilicata con la crescita più bassa (+5,2 per cento).

Consumi

Per i consumi si conferma il progressivo spostamento di quote di spesa dal Sud al Nord: tra il 1996 e il 2019, infatti, la crescita dei consumi per abitante nel Meridione (+5 per cento) è risultata molto più contenuta di quella registrata nelle altre aree del Paese (+14,6 per cento Nord-Ovest, +12,3 per cento Nord-Est, +12 per cento Centro). Solo il Molise (+18,9 per cento) e la Basilicata (+18,3 per cento) sono state in grado di crescere a ritmi in linea con il resto del Paese, mentre Regioni di peso, come la Campania (-0,2 per cento) e la Puglia (+2,1 per cento), hanno evidenziato molte difficoltà. In valore assoluto, nel 2022 i consumi pro capite al Sud sono pari a 15.100 euro contro gli oltre 21mila euro del Nord e i 19.800 euro del Centro.

Occupazione

Sul piano occupazionale, la variazione cumulata tra il 1996 e il 2019, a fronte di una media nazionale del +6,5 per cento, registra andamenti decisamente brillanti del Nord-Est (+13 per cento) e del Centro (+12,6 per cento) e una contrazione di quasi tre punti nel Mezzogiorno (-2,7 per cento), “maglia nera” per Calabria (-8,5 per cento) e Campania (-5,8 per cento). "A livello nazionale, nel 2020 la contrazione degli occupati ha sfiorato i 2,5 milioni di unità e la crescita attesa di circa 2 milioni di unità, nel biennio 2021-22, non consentirà di recuperare i livelli occupazionali del 2019. A livello regionale, tra il 2019 e il 2022, il Nord e il Centro registrano una flessione cumulata di oltre il 2 per cento, in controtendenza il Mezzogiorno che evidenzia una migliore performance del mercato del lavoro anche grazie alla ripresa dei flussi turistici".

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