Confindustria Moda al Mimit: serve una politica industriale di medio e lungo periodo
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E' necessario superare le logiche emergenziali, puntando invece su un';analisi strutturale della filiera. Confindustria Moda ritiene fondamentale avviare una politica industriale di settore di medio e lungo periodo (5-10 anni), che consenta alle imprese di pianificare le proprie attività e permetta alla politica di programmare gli interventi strutturali necessari.
Questa mattina Confindustria Moda ha partecipato al tavolo della moda , indetto dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, evidenziando, appunto, alcune tematiche di importanza strategica per il settore del fashion.
Necessario affrontare temi strategici per il futuro della filiera come la gestione dei costi energetici
Inoltre, l'associazione ha sottolineato l'importanza di affrontare temi strategici per il futuro della filiera, tra cui la gestione dei costi energetici, data la forte incidenza di consumi in particolari segmenti della filiera moda, e l';analisi della dinamica del costo del lavoro. Inoltre, come si legge in una nota, Confindustria Moda invita a sfruttare le opportunità previste da alcune normative per le aree del Mezzogiorno d'Italia, che potrebbero rappresentare un’occasione di crescita e sviluppo per le imprese del settore.
Sempre questa mattina, Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda, ha sottolineato l'urgenza di interventi strutturali a lungo termine per sostenere il comparto moda, fondamentale per l'economia del nostro Paese e a rischio di perdere competenze, qualità e numerosi posti di lavoro.
"Come sappiamo, molti distretti produttivi sono fermi e, sebbene grazie al Dl n. 160/2024 sia stato introdotto, per una frazione di periodo dell’anno 2024 e per il mese di gennaio 2025, un intervento di integrazione salariale da parte dell’Inps per le aziende con meno di 15 dipendenti, tra cui i settori tessile, abbigliamento, calzaturiero, conciario e pelletteria, per offrire un sostegno al reddito e affrontare la crisi, rimane il problema per le aziende più grandi, che rappresentano la maggior parte del settore. Per questo, speriamo in un'ulteriore misura per il 2025, come l'azzeramento dei contatori o un modello di cassa integrazione speciale simile a quello pandemico, per sostenere anche le pmi in difficoltà”.
Giovanna Ceolini: la questione del credito d’imposta rimane ancora aperta
I dati elaborati dal Centro studi confermano le preoccupazioni della Federazione, segnalando nei primi 9 mesi 2024 un aumento delle richieste di Cig del +139,4 % per la filiera della pelle rispetto allo stesso periodo del 2023. Questi livelli, inferiori negli ultimi 15 anni solo alle autorizzazioni record dei primi 9 mesi del 2020 e del 2021 in piena pandemia, risultano quattro volte e mezzo superiori a quelli di gennaio-settembre 2019 (+357,4%) e del +12,8% rispetto a quelli dei primi 9 mesi del 2010, durante la crisi economica mondiale. Aumenti rilevanti si registrano in tutti i principali distretti; alcuni dettagli: Lombardia +60%, Veneto + 59%, Toscana + 218%, Marche + 178%, Campania + 175%.
“Apprezziamo gli sforzi del Governo nel rimodulare i prestiti bancari e nel promuovere iniziative come la circolare Abi e il lavoro con Simest, ma dobbiamo evidenziare la mancanza di una moratoria automatica sui finanziamenti per tutte le imprese, indipendentemente dal loro stato di difficoltà. La ricalendarizzazione dei prestiti garantiti da Sace, Simest e Mediocredito è, a oggi, lasciata alla discrezionalità delle banche, creando squilibri tra le aziende. Le imprese necessitano almeno del rinvio delle rate dei finanziamenti a breve e medio lungo termine, oltre a risposte sulle richieste di sospensione dei versamenti contributivi ed erariali e sull’estensione della disciplina del Fondo di garanzia Pmi, già prorogata al 2025 dalla legge di Bilancio. Inoltre, l'accesso al credito è fondamentale per permettere alle imprese di investire, anche in progetti legati alla sostenibilità, un obiettivo essenziale per il futuro del settore e dell'economia", ha ggiunto Ceolini.
"Sappiamo di continuare a ripeterci, ma la questione del credito d’imposta rimane ancora aperta e blocca le aziende, che la ritengono ingiusta e, temendo di dover ritornare le somme ricevute nel 215/19 in maniera legittima, si trovano in difficoltà nel varare programmi di innovazione e di transizione ecologica e digitale che gli stessi incentivi propongono per mancanza di liquidità necessaria per sostenerli", ha ribadito la presidente di Confindustria Accessori Moda.
"Il saldo e stralcio al 50% più volte annunciato per le aziende coinvolte, non è stato attuato. La procedura di riversamento spontaneo del credito, scaduta il 31 ottobre 2024, ci risulta non aver avuto successo, sia per l'ingiustizia percepita dalle aziende che per la mancanza di fondi", prosegue la nota.
- Necessità di una politica industriale a lungo termine per il settore moda italiano (5-10 anni) per permettere alle imprese una pianificazione efficace e consentire interventi strutturali.
- Urgenza di affrontare la gestione dei costi energetici e la dinamica del costo del lavoro, considerando l'impatto significativo su diversi segmenti della filiera.
- Criticità legate all'accesso al credito, con particolare attenzione alla questione del credito d'imposta ancora irrisolta e alla necessità di moratoria automatica sui finanziamenti per sostenere le imprese in difficoltà.