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I consumatori vogliono sostenibilità vera e non semplice marketing

Scritto da Isabella Naef

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Secondo l'Ey Future consumer index: il consumatore al tempo del Covid desidera che le aziende siano attenete all’impatto sociale e ambientale.

Il 69 per cento degli italiani, inoltre, si dice preoccupato per l’economia del Paese e il 47 per cento per la salute della famiglia; il 43 per cento dei consumatori è convinto che la pandemia continuerà ad avere un impatto sulle nostre vite per almeno altri 12 mesi, finché la maggior parte della popolazione non sarà vaccinata (30 per cento).

Il boom dell'online, invece. è dovuto al fatto che il 72 per cento dei consumatori conduce una vita più casalinga rispetto al pre-pandemia e il 53 per cento afferma di recarsi sempre meno frequentemente nei negozi fisici.

Per le aziende è fondamentale mostrarsi il più trasparenti possibili

Gli italiani, come anticipato, sono tra i più attenti alla sostenibilità: il 74 per cento presta attenzione all’impatto ambientale dei propri acquisti, ma il 63 per cento è scoraggiato dal marketing ingannevole e il 57 per cento dai prezzi elevati.

Questi alcuni dei dati sui consumatori al tempo del Covid-19 emersi dall’Ey Future consumer index. Lo studio, giunto alla settima edizione, ha sondato le opinioni di oltre 14mila cittadini in tutto il mondo, di cui 500 in Italia, tracciando i cambiamenti nei comportamenti dei consumatori nel tempo e identificando i consumatori emergenti.

La gran parte dei consumatori italiani, secondo lo studio, afferma di prestare sempre più attenzione all'impatto ambientale (74 per cento) e sociale (66 per cento) di ciò che acquista, con un occhio di riguardo al cambiamento climatico (65 per cento), e di riciclare prodotti o imballaggi dopo il primo utilizzo (85 per cento). "Tuttavia, il prezzo resta ancora il principale driver che guida le scelte di consumo per la maggior parte dei settori merceologici, con la sola eccezione del cibo fresco per cui si cerca invece di privilegiare le caratteristiche salutistiche e l’origine locale", si legge nel report di Ey.

“La sostenibilità sta diventando sempre più centrale nelle scelte di consumo in Europa così come in Italia. Tuttavia, restano ancora delle barriere che ostacolano i comportamenti d’acquisto più rispettosi dell’ambiente e della società. Oggi ci troviamo di fronte a un paradosso: sempre più consumatori vogliono comprare prodotti sostenibili ma i prezzi troppo alti, il marketing ingannevole o la bassa qualità tendono a scoraggiarli. Si crea così un gap tra i buoni propositi dei consumatori e le loro azioni effettive che le imprese devono riuscire a colmare”, ha commentato Paolo Lobetti Bodoni, consulting market leader di Ey in Italia e consumer product & retail consulting leader di Ey Europe West.

Come preannunciato, inoltre, il 72 per cento dei consumatori conduce una vita più casalinga rispetto al pre- pandemia e il 53 per cento afferma di recarsi sempre meno frequentemente nei negozi fisici. "Le case sono così diventate un hub nodale, dove lavorare, ordinare prodotti e intrattenersi. E questo offre una enorme opportunità di operare scelte più sostenibili, con un impatto positivo sull'ambiente e sulla società", sottolineano gli esperti di Ey.

Al contempo il 57 per cento dice di spendere sempre meno in beni non essenziali e il 21 per cento si dice disposto a cambiare brand pur di supportare il business locale. Tuttavia, la preoccupazione per l’impatto del Covid-19 sull’economia della nazione, sulla salute e sulle finanze genera un sentimento di insicurezza che insieme ad altri fattori finisce per limitare un consumo più ampio di prodotti sostenibili.

In particolare, tra gli elementi che scoraggiano l’acquisto di beni e servizi sostenibili vi è la bassa qualità (63 per cento), il marketing ingannevole (63 per cento), le informazioni fuorvianti sul prodotto (58 per cento) e l’alto prezzo (57 per cento).

Secondo gli esperti, dunque, per le aziende è fondamentale mostrarsi il più trasparenti possibili fornendo tutte le informazioni utili per consentire di valutare la sostenibilità di un prodotto. È tuttavia altrettanto vero che se da un lato i consumatori lamentano di non essere ben informati (61 per cento), dall’altro lato gli stessi ammettono di non voler impiegare troppo tempo per verificare i requisiti di sostenibilità dei prodotti (soltanto un quarto afferma di ricercare maggiori informazioni).

L’elemento più importante, secondo il report, ha a che fare con il gap esistente tra intenzione ed azione. I consumatori, infatti, pur avendo preso coscienza dell’importanza della sostenibilità, traducono solo in parte questa consapevolezza in azioni ad alto impatto sull’ambiente. Il più delle volte preferiscono invece limitarsi a piccoli gesti legati all’opportunità di ricavarne un risparmio. In cima alla graduatoria dei comportamenti virtuosi ci sono infatti il riuso delle borse della spesa (94 per cento), il risparmio d’energia e d’acqua (93 e 91 per cento), il riciclo o riutilizzo dei prodotti dopo l’uso (86 per cento) e la riduzione delle emissioni (84 per cento).

Azioni più drastiche e impegnative raccolgono percentuali decisamente minori, tra queste: ridurre l’utilizzo dell’automobile a favore di bici e mezzi pubblici (51 per cento), evitare di mangiare carne (45 per cento) e latticini (31 per cento) e utilizzare l’energia solare per la propria abitazione (28 per cento).

Secondo Ey per le aziende è estremamente complesso elaborare una strategia generale, poiché non esiste un prototipo di “consumatore sostenibile”. Ci sono invece diverse sensibilità e sfumature valoriali che non è sempre semplice cogliere. La gran parte dei cittadini sarebbe infatti disposta perfino a pagare un premium se il prodotto riflettesse meglio i loro desideri, in particolare per l’alta qualità (48 per cento), i prodotti nazionali (42 per cento), o prodotti che promuovono la salute (36 per cento) e la sostenibilità (30 per cento). Nello specifico, le imprese sono chiamate ad offrire beni e servizi che rispecchino le richieste differenziate dei vari target di consumo, assicurandosi che anche le operazioni commerciali alla base del marchio soddisfino tali aspettative.

Ma nel concreto come possono le aziende rispondere a questi bisogni sempre più eterogenei? Da un lato condividendo meglio il concetto di sostenibilità, e concentrandosi maggiormente su impatti sociali e ambientali che siano realmente raggiungibili, dall’altro agendo sugli impatti che realmente contano.

Foto: Pexels

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