I marchi in Cina (I)
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La Cina è uno dei Paesi esteri per i quali vi è maggior richiesta di tutela dei diritti di Proprietà industriale, sia per l’immenso mercato e le conseguenti potenzialità di espansione che può offrire, sia perché è stato purtroppo teatro di numerose controversie in questo settore, causate da depositi in mala fede di marchi da parte di entità locali.
Per ottenere la tutela di un marchio in Cina è possibile procedere sia con il deposito di un marchio nazionale, sia attraverso l’estensione di un marchio internazionale.
La procedura di registrazione di un marchio nazionale è abbastanza simile a quella in vigore nella maggior parte dei Paesi. Viene utilizzata la Classificazione di Nizza, sebbene con alcune particolarità riguardanti la definizione dei prodotti e la suddivisione in sottoclassi, utilizzate per finalità di esame e valutazione di similitudine. L’esaminatore conduce, oltre che un esame formale, anche un esame di novità, per cui verifica l’eventuale esistenza di marchi identici o simili che possano comportare un rischio di confondibilità per il consumatore. Il marchio, una volta esaminato e accettato, viene pubblicato, e terzi titolari di diritti rilevanti hanno tre mesi di tempo, a partire dalla data di pubblicazione, per proporre opposizione. In mancanza di opposizione, oppure nel caso la stessa si risolva favorevolmente per il titolare della domanda di marchio, si ottiene la registrazione.
La durata del marchio è di dieci anni dalla data di registrazione. Può essere invalidato con un’azione di cancellazione se, dopo che abbia ottenuto la registrazione, non venga usato per tre anni di seguito. Per il deposito del marchio occorrerà comunque rivolgersi a un rappresentante accreditato presso il Cnipa (China national intellectual property administration).
È da tenere presente che la registrazione di un marchio in caratteri latini in Cina non offre sufficiente tutela; infatti non impedisce ad altri di utilizzare marchi che abbiano un suono identico o simile al marchio registrato con caratteri latini, ma impieghino caratteri cinesi. Vi sono tre possibili opzioni, anche cumulabili. La prima consiste nel depositare la traduzione del proprio marchio in caratteri cinesi. Per esempio, la Apple ha registrato il marchio “Pin Guo” (“mela” in cinese). La seconda opzione consiste nel depositare la traslitterazione fonetica del marchio. Per esempio, Ferrari ha tutelato “Fa la li”. La terza consiste nel registrare un termine cinese che abbia un suono il più possibile simile a quello del marchio originale e anche un significato positivo. Per esempio, Bulgari ha registrato “Bao-jiā-lì: prezioso- bello”.
*La seconda parte dell'articolo sulla tutela dei diritti di Proprietà industriale in Cina sarà pubblicato lunedì prossimo, 21 febbraio*.
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