Il 24 per cento delle famiglie prevede di ridurre i consumi
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"La ripresa è tutta da costruire", ha sottolineato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli
Il 26 per cento delle famiglie si aspetta una riduzione del proprio reddito, il 24 per cento prevede di ridurre i consumi e il 47,6 per cento ridurrà i risparmi. Quest’ultimo dato, molto elevato e non compensato da una percentuale altrettanto alta di famiglie che prevede di aumentare i consumi, è un chiaro indicatore che la situazione rimane ancora problematica. Questi alcuni dei dati sul clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane 2022 presentati questa mattina a Roma, nel corso del Forum Confcommercio-Ambrosetti, e contenuti nell'Outlook Italia Confcommercio-Censis 2022.
Secondo lo studio, tra le cause che limitano i consumi delle famiglie, al di là dei livelli di reddito, il 54,8 per cento delle famiglie indica alcuni fattori di contesto, in particolare: l’aumento del costo dell’energia, la paura di dover sopportare imminenti spese impreviste, l’incertezza sul futuro causata dai grandi eventi internazionali, come una possibile recrudescenza della pandemia e la guerra in corso in Ucraina.
Nelle intenzioni di spesa per il 2022, tuttavia, si legge nell'Outlook Italia Confcommercio-Censis, 2022, le famiglie prevedono di effettuare l’acquisto di alcuni beni durevoli grazie anche agli incentivi statali, in particolare: ristrutturazione abitazione (29,3 per cento), mobili e arredamento (21,8 per cento), autovetture (16,9 per cento), biciclette (13 per cento), abitazione (7,6 per cento), moto o scooter (6,4 per cento).
Sul versante occupazione, la maggior parte delle famiglie non teme particolari rischi (51,9 per cento), c’è però un 15,8 per cento che si ritiene seriamente preoccupato, quota che risulta più che raddoppiata arrivando fino al 39,4 per cento per le classi di reddito più basse.
Tra le principali preoccupazioni sul futuro a breve, il 33,4 per cento delle famiglie indica la crisi energetica con il connesso aumento di bollette e carburanti, il 26 per cento il surriscaldamento globale e quasi il 21 per cento l’aumento dell’inflazione. Ulteriori preoccupazioni, infine, vengono dal conflitto in corso in Ucraina: il 27 per cento delle famiglie teme un coinvolgimento di altre nazioni, il 26,6 per cento ritiene che possa trasformarsi in una guerra mondiale anche con l’uso di armi nucleari, il 23,4 per cento è preoccupato per le ripercussioni economiche sull’economia italiana, il 16,9 per cento teme il taglio delle forniture di gas da parte della Russia con le conseguenti difficoltà nei settori produttivi, il 6,1 per cento infine si dichiara preoccupato per l’impatto economico dell’emergenza umanitaria determinata da milioni di profughi ucraini in arrivo in Europa.
Circa 2/3 delle famiglie prevedono che i redditi non varieranno mentre poco meno della metà che saranno i consumi (47,9 per cento) o i risparmi (43,3 per cento) a rimanere uguali all’anno precedente.
Per quanto concerne le previsioni di acquisto per la seconda metà dell’anno in corso, due sono i fenomeni che meritano attenzione: da un lato, si registra un significativo recupero di intenzionalità che, per molte tipologie di beni, uguaglia quella manifestata nell’anno pre-pandemico (2019). Dall’altro c’è un aumento significativo nelle previsioni di spesa per ristrutturazioni edilizie, di acquisto di seconda casa e di acquisto di auto e moto. Non è certamente casuale che sia per le ristrutturazioni che per il settore auto siano attivi o comunque previsti dei forti incentivi attraverso il Superbonus 110 per cento, il bonus ristrutturazione, il bonus mobili, il bonus verde e gli incentivi di acquisto di auto e moto elettriche o basso emissive.
Si ridimensiona, invece, l’interesse per i prodotti tecnologici (27,7 per cento) dopo l’aumento significativo dovuto al ricorso emergenziale della didattica a distanza e dello smartworking che hanno nel 2021 ha portato le famiglie italiane a dotarsi di molti nuovi strumenti informatici.
"Proprio sul versante dei riflessi economici e sociali a carico del nostro Paese, il ritorno di un tempo di guerra ha determinato un sostanziale cambiamento di scenario e di prospettive. Al riguardo, le stesse previsioni del Def appaiono un po’ “ottimistiche”: sia sotto il profilo della sottovalutazione dell’inflazione, sia per la conseguente sopravvalutazione della crescita", ha detto questa mattina il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.
"La maggiore dinamica dei prezzi, erodendo il potere d’acquisto della ricchezza liquida, comporta minori consumi e, quindi, frena il Pil, la cui crescita nell’anno in corso risulterebbe più vicina al 2 piuttosto che al 3 per cento. Il prodotto lordo tornerebbe ai livelli pre-crisi alla fine del 2022, mentre i consumi farebbero registrare, secondo le nostre valutazioni, un anno di ritardo per il pieno recupero, che si collocherebbe solo alla fine del prossimo anno, una debolezza del nostro sistema economico con la quale dobbiamo, quindi, convivere ancora a lungo".
Insomma, come segnalato dall’Osservatorio Confcommercio-Censis sulla fiducia, il potenziale di sviluppo della spesa delle famiglie non si realizzerà pienamente ancora per diversi trimestri.
Motivo per cui Confcommercio auspica la costituzione di stoccaggi e riserve energetiche europee comuni. "Ma, soprattutto, occorre diversificare e rendere più sicuri i nostri approvvigionamenti, rafforzare la capacità di rigassificazione, rilanciare la produzione nazionale di gas", ha detto Sangalli. Per Confcommercio, poi, "resta ferma l’esigenza di una riforma organica della fiscalità energetica: sia sul versante degli oneri generali di sistema, sia in riferimento a Iva e accise".