Inflazione: Confcommercio preoccupata per i "valori d'altri tempi"
loading...
L’ulteriore e marcata accelerazione dell’inflazione su base tendenziale è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +29,1 per cento di dicembre a +38,6 per cento), in particolare a quelli della componente regolamentata (da +41,9 per cento a +93,5 per cento), e in misura minore ai prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +22,0 per cento a +23,1 per cento), dei beni alimentari, sia lavorati (da +2 per cento a +2,4 per cento) sia non lavorati (da +3,6 a +5,4 per cento) e a quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3 a +3,5 per cento); da segnalare, invece, il rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3,6 per cento a +1,4 per cento).
L'aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici regolamentati
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane stabile a +1,5 per cento, scrive l'Istat, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +1,6 a +1,8 per cento.
L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, ai prezzi dei beni energetici regolamentati (+42,9 per cento) e in misura minore a quelli degli energetici non regolamentati (+3,2 per cento), dei beni alimentari non lavorati (+2,1 per cento), degli alimentari lavorati (+1,4 per cento), dei beni durevoli (+1,0 per cento) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9 per cento). Solo i servizi relativi ai trasporti diminuiscono (-1,6 per cento), a causa per lo più di fattori stagionali.
Su base annua accelerano i prezzi dei beni (da +5,5 a +7,1 per cento), mentre la crescita di quelli dei servizi rimane stabile a +1,7 per cento; il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni resta negativo (-5,4 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a dicembre (-3,8).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +3,4 per cento per l’indice generale e a +1,0 per cento per la componente di fondo.
Accelerano sia i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,4 di dicembre a +3,2 per cento) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0 a +4,3 per cento).
Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2 su base mensile e del 5,3 per cento su base annua (da +4,2 per cento di dicembre). La variazione congiunturale più contenuta, rispetto a quella del Nic, è dovuta all’avvio dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice Nic non tiene conto, che determinano una diminuzione di questo comparto merceologico pari a -19,1 per cento.
"Come largamente atteso la stima preliminare della variazione dei prezzi di gennaio porta l’inflazione a ridosso del 5 per cento. Valori di altri tempi, con cui le famiglie e le imprese devono, comunque, confrontarsi", ha commentato l’Ufficio studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi.
"A questo andamento, come era prevedibile, hanno contribuito essenzialmente gli aumenti della componente energetica a cui si cominciano ad associare tensioni nell’alimentare, causa materie prime, e nei servizi di alloggio e nella ristorazione, in cui la componente energetica costituisce una frazione rilevante dei costi d’esercizio delle imprese. Questa situazione difficilmente si risolverà nel breve periodo. L’inflazione acquisita è già al 3,4 per cento per l’anno in corso che, in media, potrebbe esibire una variazione dei prezzi superiore al 4 per cento", ha aggiunto Confcommercio.
"L’unico elemento positivo", ha concluso l’Ufficio Studi "è rappresentato dalla tenuta dell’inflazione di fondo, che si mantiene in Italia su valori contenuti (+1,5 per cento nel confronto annuo), e mostra anche nel complesso della Uem una dinamica non particolarmente espansiva (+2,5 per cento), fattore che lascia immaginare un’uscita molto graduale dalla politica dei bassi tassi d’interesse. Nel frattempo bisognerà valutare quanto l’incrocio tra maggiore inflazione e minore fiducia comprimerà i consumi delle famiglie via compressione del potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida, con riflessi sfavorevoli sulla dinamica complessiva dell’attività economica".