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Istat: l'inflazione a ottobre vola a +11,9 per cento al top dall'84

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Pixabay
Secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,5 per cento su base mensile e dell’11,9 per cento su base annua (da +8,9 per cento del mese precedente).

L'Istat sottolinea che la forte accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +44,5 per cento di settembre a +73,2 per cento) sia regolamentati (da +47,7 a +62,1 per cento) sia non regolamentati (da +41,2 a +79,5 per cento), e in misura minore ai prezzi dei Beni alimentari (da +11,4 a +13,1 per cento), sia lavorati (da +11,4 a +13,4 per cento) sia non lavorati (da +11 a +12,9 per cento) e degli altri beni (da +4 per cento a +4,5 per cento). Rallentano invece i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,7 per cento di settembre a +5,1 per cento).

A ottobre l'Istat stima anche una flessione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori da 94,8 a 90,1

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5 per cento a +5,3 per cento e quella al netto dei soli beni energetici da +5,5 a +5,8 per cento.

Su base annua, prosegue l'Istat, accelerano i prezzi dei beni (da +12,5 a +17,9 per cento), mentre rallentano di poco quelli dei servizi (da +3,9 a +3,7 per cento); si amplia in misura marcata, quindi, il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -8,6 di settembre a -14,2 punti percentuali).

Accelerano i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +10,9 a +12,7 per cento) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,4 per cento a +8,9 per cento).

L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto prevalentemente ai prezzi dei beni energetici regolamentati (+28,4 per cento), degli energetici non regolamentati (+28,3 per cento) e in misura minore a quelli degli alimentari non lavorati (+2,4 per cento), degli alimentari lavorati (+1,7 per cento) e dei Beni non durevoli (+0,7 per cento); in calo invece, a causa per lo più di fattori stagionali, i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dei servizi relativi ai trasporti (entrambi -0,8 per cento).

L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +8,0 per cento per l’indice generale e a +3,7 per cento per la componente di fondo.

Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta del 4 per cento su base mensile e del 12,8 per cento su base annua (da +9,4 per cento nel mese precedente).

"Sono per lo più i beni energetici, sia quelli regolamentati sia quelli non regolamentati, a spiegare la straordinaria accelerazione dell’inflazione di ottobre 2022, con i prezzi dei beni alimentari (sia lavorati sia non lavorati) che continuano anch’essi ad accelerare, in un quadro di tensioni inflazionistiche che attraversano quasi tutti i comparti merceologici; frenano solo i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. È necessario risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13 per cento) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, su base annua, superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 per un tendenziale dell’indice generale Nic (indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività) pari a +11,9 per cento", ha commentato l'Ufficio studi dell'Istat..

A ottobre 2022, inoltre, l'Istat stima una flessione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori da 94,8 a 90,1; l’indice composito del clima di fiducia delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo, passando da 105,1 a 104,5.

Guardando alle singole serie componenti l’indice di fiducia dei consumatori, l'Istituto nazionale di statistica stima un peggioramento di tutte le variabili a eccezione delle attese sulla situazione economica del Paese. Coerentemente, anche i quattro indicatori calcolati mensilmente a partire dalle stesse componenti presentano una dinamica congiunturale negativa: il clima corrente e quello personale registrano i cali più accentuati passando, rispettivamente, da 96,9 a 91,0 e da 99,3 a 94,3; il clima economico e quello futuro subiscono flessioni più contenute (rispettivamente da 81,3 a 77,6 e da 91,8 a 88,8).

Con riferimento alle imprese, il clima di fiducia peggiora in tutti i comparti (nel settore manifatturiero l’indice passa da 101,2 a 100,4, nelle costruzioni da 159,5 a 157,5 e nel commercio al dettaglio da 110,5 a 108,7) a eccezione dei servizi di mercato dove l’indice rimane sostanzialmente stabile, passando da 95,8 a 95,9.

Considerando le componenti dei climi di fiducia delle imprese, nel comparto manifatturiero si rileva un peggioramento dei giudizi sulla domanda e un incremento delle giacenze di prodotti finiti, mentre sono in leggero miglioramento le attese sulla produzione.

Il clima di fiducia delle imprese continua a registrare flessioni: l’indice, dopo la marcata crescita registrata nel corso del 2021, subisce un ridimensionamento a gennaio 2022 entrando in un periodo di stasi fino a giugno. Da luglio 2022 è iniziata una nuova fase di calo.

Anche il clima di fiducia dei consumatori presenta una dinamica negativa per il secondo mese consecutivo e raggiunge il livello più basso da maggio 2013. Contribuiscono al deciso calo dell’indice soprattutto le opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro e quelle sull’opportunità di acquistare beni durevoli, seguite da giudizi in deterioramento sia sulla situazione economica personale sia su quella del Paese", ha aggiunto l'Istat.

Secondo Confcommercio, "il clima d’incertezza, di cui i dati sono perfetta testimonianza, non agevola l’incremento della propensione al consumo. I due fenomeni si rafforzano, originando la recessione tecnica che si acuirebbe nei trimestri a cavallo della fine del 2022", ha commentato l'Ufficio studi di Confcommercio. "Anche le imprese avvertono in modo abbastanza diffuso il rallentamento della domanda interna. Nel terzo trimestre il grado di utilizzo degli impianti è diminuito con segnalazioni crescenti d’insufficienza della domanda. La fiducia dei piccoli imprenditori della distribuzione commerciale è in forte calo", si legge in una nota.

Stando così le cose, l’Ufficio studi di Confcommercio sottolinea la necessità e l’urgenza di ulteriori interventi per la riduzione dei costi delle imprese e il sostegno della domanda delle famiglie, senza trascurare l’importanza di un piano di forte risparmio energetico. L’obiettivo complessivo è quello di confinare la recessione a un fatto tecnico e transitorio, evitandone un possibile avvitamento che comprometterebbe le prospettive di crescita nel prossimo biennio.

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