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Le aziende italiane puntano sui brevetti, vendita via web e innovazione

Scritto da Isabella Naef

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Si consolida il trend di crescita della propensione alla brevettazione Credits: Pexels, Pavel Danilyuk

In continua crescita, anche se con ritmi decisamente più moderati rispetto alla pandemia, la quota di imprese attive nelle vendite via web a clienti finali (14 per cento nel 2023), in aumento anche gli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale. Queste alcune delle tendenze evidenziate dall’undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) dell'Istat.

In crescita la quota di imprese attive nelle vendite via web a clienti finali (14 per cento nel 2023)

Nel dettaglio, la stima provvisoria del 2023 degli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale (Ppi), che comprendono ricerca e sviluppo, software e basi dati, prospezione e valutazione mineraria e originali di opere artistiche, letterarie o d’intrattenimento, segna un’accelerazione, attestandosi a un livello di 62.876 milioni di euro (valori concatenati, anno base 2015) con una variazione del +5,9 per cento per cento rispetto al 2022.

Attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori statistici, integrata da approfondimenti tematici, il rapporto offre una lettura approfondita dei livelli, delle tendenze e delle disuguaglianze di benessere che si possono osservare nei 12 domini in cui si articola il framework Bes: salute; istruzione e formazione; lavoro e conciliazione dei tempi di vita; benessere economico; relazioni sociali; politica e istituzioni; sicurezza; benessere soggettivo; paesaggio e patrimonio culturale; ambiente; innovazione, ricerca e creatività; qualità dei servizi.

In questa edizione l’attenzione è posta, in particolare, sugli andamenti più recenti e sul confronto con il periodo pre-pandemico. Oltre la metà dei 152 indicatori analizzati nel Rapporto è aggiornata al 2023 con dati definitivi.

Per gli anni più recenti e fino al 2023, si legge nel Bes, l’aumento degli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale dell’incidenza dei lavoratori della conoscenza sull’occupazione totale (18,8 per cento nel 2023; 17,8 per cento nel 2022) testimoniano la crescita della domanda di risorse finanziarie e di capitale umano qualificato da impiegare nei processi di creazione di nuova conoscenza. Contrasta con questi segnali positivi la ripresa dei flussi di emigrazione dei giovani laureati italiani (25-39 anni), che nel 2022 tornano a generare una perdita netta (-4,5 per 1.000 laureati di 25-39 anni) maggiore che nel 2021 (-2,7) e di poco inferiore a quella del 2019 (-4,9). Difficoltà di pieno recupero persistono anche per l’occupazione nelle professioni e nei settori culturali e creativi, severamente colpita dalla pandemia nel 2020 e nel 2021, che nell’ultimo anno resta stabile su livelli più bassi del 2019, a fronte del più generale quadro di crescita dell’occupazione.

In continua crescita, anche se con ritmi decisamente più moderati, la quota di imprese attive nelle vendite via web a clienti finali (14 per cento nel 2023).

Investimenti in prodotti della proprietà intellettuale

La stima provvisoria del 2023 degli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale, che comprendono ricerca e sviluppo, software e basi dati, prospezione e valutazione mineraria e originali di opere artistiche, letterarie o d’intrattenimento, segna un’accelerazione, attestandosi a un livello di 62.876 milioni di euro (valori concatenati, anno base 2015) con una variazione del +5,9 per cento rispetto al 2022.

L’andamento positivo degli ultimi tre anni (2021-2023) conferma la ripresa degli investimenti in proprietà intellettuale dopo la flessione del primo anno della crisi da Covid-19. L’accelerazione del processo di trasformazione digitale durante la crisi pandemica e le politiche di incentivo, rafforzate negli ultimi anni anche tramite il Pnrr, hanno dato un forte contribuito alla crescita.

Se comparata con quella europea, la performance italiana in termini di variazioni di crescita nel 2023, risulta notevolmente migliore sia dell’Ue27 (+2,6 per cento) sia dell’Eurozona (+3,4 per cento). Anche nel confronto diretto con i principali partner europei, Germania, Spagna e Francia, la performance dell’Italia è migliore. Le stime preliminari, infatti, registrano per i primi due paesi un lieve calo rispetto al 2022 (rispettivamente -0,6 e -0,3 per cento), mentre la Francia, che continua con un importante trend positivo, si attesta al +4,9 per cento.

Si consolida il trend di crescita della propensione alla brevettazione

Gli indicatori sulle domande di brevetto forniscono una misura dei risultati dell’attività inventiva e della capacità degli operatori di tradurre i prodotti delle attività di ricerca e innovazione in potenziali guadagni economici.

Quasi l'80 per cento dei richiedenti brevetto italiani del 2022 è residente nel Nord Credits: Pexels, Andrea Piacquadio

Sotto il profilo dell’attività inventiva, la propensione alla brevettazione, si legge nel Bes, misurata in base alla partecipazione di inventori residenti in Italia al processo di brevettazione europeo, dopo un decennio di tendenziale stabilità, a partire dal 2014 mostra una dinamica di crescita costante, che si fa più decisa a partire dal 2019 con una accelerazione che fa salire l’indicatore a 92,3 domande di brevetto per milione di abitanti (era 81,9 nel 2018).

Quasi l'80 per cento dei richiedenti brevetto italiani del 2022 è residente nel Nord

Le tendenze descritte trovano conferma anche nei dati relativi alle domande di brevetto presentate all’Epo, European patent office, da richiedenti residenti in Italia, dati che sono riferiti alla titolarità dei diritti di sfruttamento economico dei brevetti, e che tra il 2014 e il 2020 registrano una analoga e costante crescita, che prosegue nel 2021 (+6,5 per cento rispetto al 2020) e non si arresta nel 2022. Nel 2022, in base ai dati preliminari diffusi da Eurostat, l'European patent office ha registrato 4.864 domande di brevetto europeo presentate da un richiedente residente in Italia, una media di 82,4 domande per milione di abitanti14 a fronte delle 151,1 per milione di abitanti della Ue27.

Quasi l'80 per cento dei richiedenti brevetto italiani del 2022 è residente nel Nord (44 per cento circa nel Nord-ovest), meno del 15 per cento al Centro. Al confronto con altri Paesi dell’Unione, il livello dell’attività brevettuale dell’Italia resta storicamente più basso, date anche le caratteristiche della sua struttura produttiva, ma i dati descrivono per l'Italia una dinamica più vivace che in passato, con una crescita del numero di domande del 33,3 per cento tra il 2014 e il 2022 e un tasso medio annuo pari al +4,2 per cento (+1,1 per cento il tasso medio annuo della Ue27).

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