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L'illegalità costa alle imprese del commercio 39 miliardi

Scritto da Isabella Naef

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Nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese 38,6 miliardi Credits: Pexels Markus Spiske
Nel 2023 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mila posti di lavoro regolari. In particolare, l'abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi (stime Ufficio studi Confcommercio).

Questi i dati contenuti in un'indagine Confcommercio-Format Research e presentati mercoledì scorso a Roma, nel corso della 11esima Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”. L’iniziativa intende promuovere e rafforzare la cultura della legalità che è un prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo, spiega Confcommercio.

L’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario

L’usura resta il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 24,4 per cento), seguito da furti (23,5 per cento), aggressioni e violenze (21,3 per cento), atti di vandalismo (21,1 per cento). Più di un imprenditore su tre teme il rischio di essere esposto a fenomeni criminali. In particolare, i furti sono il crimine che preoccupa di più in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (per il 30,4 per cento). Il 22,2 per cento degli imprenditori teme fortemente il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato al Sud (25,6 per cento). Di fronte all’usura e al racket il 62,1 per cento degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, mentre il 27,1 per cento dichiara che non saprebbe cosa fare.

Contraffazione e abusivismo

Oltre sei imprese su dieci (il 62,8 per cento), secondo le stime di Confcommercio, si ritengono penalizzate dall’abusivismo e dalla contraffazione. Concorrenza sleale (per il 59,9 per cento) e riduzione dei ricavi (per il 29,1 per cento) sono gli effetti più pesanti. Un consumatore su quattro (il 24,2 per cento) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale nel 2023. Di questi, la maggior parte (il 70,6 per cento) ha utilizzato il canale online e circa la metà (il 45,6 per cento) ha effettuato acquisti esclusivamente online. Capi di abbigliamento (64,1 per cento), pelletteria (32,4 per cento) e calzature (31 per cento) restano i prodotti contraffatti più acquistati. La maggior parte dell’intrattenimento (86,4 per cento della musica, film, abbonamenti tv), dei prodotti di elettronica (65,9 per cento), dei profumi e cosmetici (59,5 per cento) e dei parafarmaci (58,6 per cento) passa dagli acquisti online. L'acquisto di prodotti o servizi illegali è soprattutto collegato a ragioni economiche.

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