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Menswear: export a quota 5,4 miliardi nei primi sette mesi

Scritto da Isabella Naef

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Una sartoria Credits: Pexels, Tima Miroshnichenko
La moda maschile italiana, nei primi sette mesi del 2023, prosegue l’andamento positivo sui mercati esteri che ha caratterizzato gli ultimi due anni. Venerdì scorso, nell'ambito della conferenza stampa di presentazione di Pitti Uomo, sono stati svelati i dati del menswear raccolti in una nota del Centro studi di Confindustria moda per Smi, Sistema moda Italia.

Come indicano i dati Istat, l’export relativo al periodo gennaio-luglio 2023 ha messo a segno un incremento tendenziale a doppia cifra, pari al +11,4 per cento, attestandosi a circa 5,4 miliardi di euro; parallelamente, l’import ha registrato un aumento del +5,6 per cento, sfiorando i 4,0 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, la nota del Centro studi di Confindustria moda per Smi sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +13,1 per cento e del +10 per cento. Il mercato Ue copre il 45,7 per cento dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,3 per cento. Nel caso delle importazioni, dalla Ue proviene il 46,3 per cento della moda maschile in ingresso in Italia, mentre l’extra-Ue garantisce il 53,7 per cento. Guardando alla loro performance, quest’ultima area registra un calo delle importazioni pari al -5 per cento; il mercato Ue presenta, invece, un vivace aumento (+21,2 per cento).

Nei primi sette mesi la prima destinazione del menswear italiano è la Francia

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Francia, che mette a segno una crescita a doppia cifra, nella misura del +20,6 per centi; assorbe del resto l’11,9 per cento del totale settoriale. Seguono Germania, a quota 10,4 per cento, e Stati Uniti, a quota 9,5 per cento, interessati entrambi da una dinamica positiva, pur su ritmi molto diversi, pari rispettivamente al +6,7 per cento e al +13,2 per cento. A fronte di un calo del -17,6 per cento, scivola al quarto posto la Svizzera, strategico hub logistico- commerciale per le principali griffe del settore, assicurandosi 469 milioni di euro (8,7 per cento sul totale).

Si posiziona poi la Cina, con un aumento del +7,3 per cento, seguita dalla Spagna, che mette a segno una variazione positiva pari al +16,1 per cento. In controtendenza rispetto al dato medio, troviamo in settima posizione il Regno Unito (284 milioni di euro), che mostra una flessione del -1,4 per cento dell’export italiano di comparto.

Seguono Corea del Sud e Giappone che registrano incrementi su buoni tassi, ovvero +27,9 per cento la prima e +23 per cento il secondo; sperimenta una variazione su ritmi simili Hong Kong: +19,2 per cento. La Polonia evidenzia anch’essa una dinamica molto positiva, nella misura del +32,9 per cento, che le assicura il 2,3 per cento delle esportazioni di comparto. La Russia registra un rimbalzo del +41,5 per cento: una dinamica per certi versi inaspettata stante il conflitto ancora in atto, ma dovuta al raffronto su mesi 2022 particolarmente colpiti dall’inizio della guerra, quando i flussi crollarono.

Oltre ai già citati Svizzera e Regno Unito, tra i primi 15 “clienti” della moda maschile italiana l’unica altra nazione interessata da una flessione delle vendite è il Belgio, che ha accusato un lieve -1,9 per cento, coprendo così l’1,6 per cento del totale (corrispondente a 88 milioni di euro). Relativamente alle importazioni, da gennaio a luglio 2023 i primi due mercati di approvvigionamento hanno evidenziato entrambi trend negativi: il Bangladesh, top supplier di moda uomo con un’incidenza del 12,6 per cento, registra una flessione -13,5 per cento; segue la Cina, in seconda posizione, in calo del -14,1 per cento.

Gli altri principali fornitori hanno evidenziato vivaci dinamiche positive, a partire dalla Francia, in terza posizione, che cresce del +25,6 per cento, seguita dalla Romania e dai Paesi Bassi, che aumentano rispettivamente del +32,7 per cento e del +28,1 per cento. Decisamente sostenuti risultano gli incrementi delle importazioni dal Belgio (+34,9 per cento) e soprattutto dalla Svizzera (+74,9 per cento). In controtendenza, Pakistan e Vietnam flettono entrambi del -7,6 per cento, scendendo a 97 milioni di euro il primo e a 77 milioni di euro il secondo.

Relativamente all’import, tutti i prodotti registrano vivaci variazioni positive, a eccezione della maglieria. Il ritmo più vivace, pari al +19 per cento, interessa la camiceria; seguono le cravatte in crescita del +17 per cento. La confezione e l’abbigliamento in pelle palesano una dinamica positiva: la prima rileva un +9,3 per cento e il secondo un +5,6 per cento.

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