Moda femminile: turnover a +2,1 percento
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Secondo i dati del Centro studi di Confindustria moda, l’industria italiana della moda femminile (nella presente accezione comprensiva di vestiario esterno, maglieria, camiceria e abbigliamento in pelle) resta caratterizzata da una dinamica di segno positivo, riconducibile in via principale alle performance ottenute oltreconfine.
Nel dettaglio, il turnover di settore mette a segno un aumento del +2,1 percento; in un anno il womenswear guadagna, pertanto, circa 280 milioni di euro, superando ampiamente i 13 miliardi.
Il tasso di crescita settoriale registrato a consuntivo risulta, dunque, inferiore rispetto alle stime rilasciate lo scorso febbraio (+2,7 percento), a fronte di un andamento dell’export (e, pur in misura minore, dei consumi interni) rivelatosi meno favorevole di quanto prospettato.
L’evoluzione settoriale risulta positiva come quella registrata dalla moda maschile, pur avendo archiviato quest’ultima dinamiche migliori sia in termini di export sia di consumo interno e quindi di fatturato (+3,4 percento).
Nell’ambito della filiera tessile-moda nazionale il womenswear riveste un ruolo di primo piano, assicurando il 24,5 percento del fatturato complessivamente generato.
Per la moda donna italiana la domanda interna è rimasta riflessiva, mentre la domanda estera si è rivelata ancora una volta particolarmente favorevole, come del resto ininterrottamente dal 2010.
Più in particolare, nel 2017 le vendite sui mercati internazionali, grazie a un aumento su base annua del +3,4 percento, hanno oltrepassato gli 8,2 miliardi di euro, concorrendo così al 62,0 percento del turnover settoriale.
Parallelamente l’import ha cambiato passo, tornando interessato da una dinamica di segno positivo pari al +0,7 percento e portandosi quindi a quota 4,3 miliardi di euro circa.
A fronte del suddetto andamento degli scambi con l’estero in entrata e in uscita dall’Italia, l’avanzo commerciale del settore si porta sui 3,9 miliardi di euro.
Per quanto concerne i singoli format distributivi, le catene, primo canale per valore di moda donna intermediato con uno share del 46,8 percento, mostrano una debole contrazione, nella misura del -1,4 percento nel periodo monitorato. Il dettaglio indipendente vede finalmente contenere la flessione al -1,0 percento, dopo stagioni e stagioni di cali su ritmi ben più ampi; detiene così un’incidenza del 21,4 percento. La grande distribuzione organizzata raggiunge quota 15,1 percento, a fronte di un timido aumento pari al +0,5 percento.
In controtendenza si rivela il canale digitale che cersce del 4,0 percento.