Sburlati (Confindustria Moda): "la comunicazione che omologa all’illegalità tutte le aziende italiane non è accettabile"
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Le associazioni delle imprese italiane difendono il made in Italy. A parlare è Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda.
"In merito alle recenti dichiarazioni rilasciate da Cécile Cabanis, cfo di Lvmh (cui fa capo Loro Piana, al centro di una inchiesta di caporalato, ndr ), durante l’incontro con gli analisti finanziari, desidero esprimere alcune considerazioni a nome dell’intera filiera italiana della moda", sottolinea Sburlati, attraverso una nota.
Cabanis, il 24 luglio, durante la presentazione agli analisti dei dati di Lvmh del primo semestre, rispondendo a una domanda, ha affermato che lo sfruttamento del lavoro è un problema dell’industria italiana e che è necessario lavorare con il Governo e le associazioni per eliminare queste questioni.
Il discorso di Sburlati mira a combattere la "comunicazione che omologa all’illegalità tutte le aziende italiane non è accettabile e la combatteremo con forza a tutti i livelli", si legge nella dichiarazione.
"In Italia operano ogni giorno oltre 500mila persone e circa 50mila imprese nel settore moda. Si tratta di una rete altamente specializzata, che lavora con rigore, competenza e grande senso di responsabilità, fornendo filati, tessuti, progettazione, innovazione e prodotti unici ai principali brand internazionali", prosegue Sburlati attraverso il comunicato.
Per il presidente di Confindustria Moda, esistono, ed è evidente, casi di irregolarità e illegalità che vanno contrastati con fermezza. Le indagini in corso sono un atto dovuto e necessario per difendere chi lavora nella legalità e nella trasparenza. La tutela del made in Italy passa anche da qui. "Come Confindustria Moda, siamo da sempre impegnati su questo fronte e sosteniamo con convinzione il Protocollo di legalità firmato a Milano, strumento essenziale per rafforzare controlli e responsabilità condivise e siamo al lavoro con il Governo per lo sviluppo di una nuova legge cogente sul tema".
"Accogliamo con favore l’invito alla collaborazione lanciato da Lvmh. È fondamentale affrontare queste sfide come partner, non come controparti, con una visione comune di lungo periodo e con la consapevolezza che l’intera filiera è interdipendente e transnazionale. Per farlo, occorre però affrontare con lucidità anche le cause strutturali che possono generare distorsioni", approfondisce Sburlati.
I target di costo assegnati alle imprese devono essere compatibili con la qualità richiesta, garantendo la sostenibilità economica
Per questo, come Confindustria Moda, intende avviare un confronto serio e concreto su tre punti fondamentali.
In primo modo, sottolinea l'associazione, "i target di costo assegnati alle imprese devono essere compatibili con la qualità richiesta, garantendo la sostenibilità economica e il rispetto dei costi orari regolari lungo tutta la catena di fornitura: la sostenibilità economica delle imprese di filiera significa indirettamente anche sostenibilità sociale".
Inoltre, il management operativo delle aziende committenti non può perseguire unicamente la riduzione dei costi: la qualità richiede investimenti, know-how e tempo. Una filiera orientata solo al prezzo compromette anche la qualità di prodotto percepita dai clienti nel lungo periodo.
Terzo, prosegue Confindustria moda, "è necessario costruire relazioni industriali fondate sulla fiducia, attraverso contratti di lungo periodo che consentano alle piccole e medie imprese italiane di pianificare investimenti, innovazione e crescita".