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Sita Ricerca per Smi: il sell-out di moda maschile da gennaio ad aprile segna -34 per cento

Scritto da Isabella Naef

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La moda maschile italiana (aggregato che comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) archivia l’anno 2019 in area positiva, facendo registrare un’accelerazione della crescita al +6,6 per cento. Questo il dato elaborato dal Centro studi di Confindustria moda e divulgato ieri, in occasione della conferenza stampa online di Pitti Immagine.

Il turnover settoriale, numeri alla mano, sfonda, pertanto, la soglia dei 10 miliardi di euro. Le prudenziali previsioni (complice il rallentamento congiunturale) rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (gennaio 2020), quando si era stimata una dinamica pari al +4 per cento, risultano, quindi, superate a consuntivo, grazie soprattutto al vivace dinamismo dimostrato dalla moda maschile sui mercati internazionali.

Nel 2019 l’export di menswear cresce del +9,9 per cento, l’import del +7,8 per cento

Le esportazioni hanno meglio performato rispetto a quanto stimato in via cautelativa in base al trend del commercio mondiale emerso nell’ultimo quarter e, non di meno, le importazioni hanno confermato il già discreto ritmo atteso; il sell-out sul mercato interno, di contro, si è mostrato in linea con l’andamento riflessivo che ha caratterizzato le ultime stagioni.

La moda maschile concorre così al 18,1 per cento del turnover complessivamente generato dalla filiera tessile-moda nazionale e al 28 per cento della sola parte abbigliamento.

In termini di turnover, il menswear ha visto la maglieria come best performer (in aumento di oltre il +10 per cento); la stessa confezione cresce (+6 per cento circa) accelerando rispetto al dato 2018, mentre la camiceria torna positiva. Si conferma, invece, in arretramento la cravatteria; da ultimo la pelle mostra un debole segnale favorevole.

Nel corso del 2019 il valore della produzione è tornato interessato da una dinamica positiva, recuperando il +0,7 per cento. Con riferimento all’interscambio con l’estero, l’export mantiene il suo ruolo fondamentale a supporto della crescita della moda maschile italiana. Le esportazioni di settore, grazie a una crescita del +9,9 per cento, si portano a poco più di 7 miliardi di euro (+633 milioni in un anno); in tal modo, l’incidenza dell’export sul fatturato passa al 69,3 per cento. Nel caso dell’import si registra, una prosecuzione della crescita, nell’ordine del +7,8 per cento. Le importazioni di moda uomo salgono, pertanto, a 4,7 miliardi di euro.

Il valore della produzione torna a positivo e recupera fino al +0,7 per cento

Con l’inizio del nuovo anno, spiega l'Ufficio studi di Confindustria moda, "non si riscontra nessun cambio di passo; il 2020 si apre, infatti, con un primo bimestre in calo del -4,6 per cento rispetto al gennaio-febbraio 2019".

A poche settimane dall’inizio del 2020 lo scoppio dell’emergenza Covid-19 in Cina e la diffusione della pandemia in Italia, in Europa e via via nel resto del mondo consegnano la moda maschile a uno scenario completamente inaspettato e profondamente diverso da quello cui si era abituati.

"Nel gennaio-febbraio, in realtà, il commercio con l’estero si è mantenuto discreto: l’export si era chiuso a +3,3 per cento l’import a +3,2 per cento. il gennaio-marzo cala del -7,4 per cento in termini di import e del -6 per cento in termini di export. Più in particolare, il solo mese di marzo assiste a una contrazione del -31 per cento (corrispondente a 135 milioni di euro in meno) rispetto al mese di marzo 2019; l’export cede invece in un solo mese il -26,7 per cento bruciando 147,7 milioni di euro rispetto al marzo 2019.

Analizzando i mercati di sbocco, nel primo quarter 2020 Regno Unito, Germania e Francia perdono rispettivamente il -4,1 per cento, il -1,3 per cento e l'-8 per cento anche la Spagna, pur su livelli inferiori, cala del -2,5 per cento.

Restano, invece, in aumento i flussi destinati alla Svizzera, nell’ordine dell'8,5 per cento.

Nel gennaio-marzo 2020, l’export di menswear arretra del -6 per cento, ma nel solo mese di marzo perde il -26,7 per cento bruciando quasi 150 milioni.

Guardano l'Italia, secondo i dati elaborati da Sita Ricerca per Smi, il sell-out di moda maschile da gennaio ad aprile arretra del -34 per cento, con un bimestre marzo-aprile che ha, inevitabilmente raggiunto, a causa della chiusura delle attività, punte di oltre il -70 per cento (più precisamente - 75,4 per cento). In controtendenza, si è mosso l’ecommerce, che nei primi quattro mesi dell’anno cresce del +14 per cento per il totale tessile-abbigliamento-calzature.

Scritto da Isabella Naef

Foto: Pexels

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