Startup: Tailoritaly tra tradizione e innovazione digitale
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Parte questa settimana la serie di interviste di FashionUnited dedicata alle startup della moda. Sono diversi i concorsi anche italiani dedicati a far emergere le idee più brillanti nel campo della moda dei giovani, come il Fashion Pitch di Decoded Fashion Milano, l'evento dedicato all'innovazione digitale e a tutte le tecnologie che possono fungere da driver per l'industria dell'abbigliamento e degli accessori.
Questa serie è dedicata ai professionisti che intendono raccogliere informazioni e suggerimenti per ritagliarsi uno spazio sul mercato con la loro idea innovativa, alle aziende, ai fondi di investimento e agli incubatori che desiderano aiutare i neo imprenditori a sviluppare il marchio.
Oggi abbiamo intervistato Monica Calicchio, 28enne fondatrice di Tailoritaly.com, piattaforma ecommerce che si inserisce perfettamente nel nuovo trend del mercato del lusso, ossia la personalizzazione digitale. Il sito permette una personalizzazione di pezzi per il guardaroba femminile, completamente realizzati in Italia. Il tutto a prezzi accessibili: un cappotto, per esempio, ha un prezzo di 279 euro, una gonna costa 139 euro, un pantalone 109 euro.
Come le è venuta questa idea e quando ha deciso di realizzarla?
Ho sempre voluto lavorare nel mondo della moda, un settore che mi affascina e a cui mi sono accostata dopo una laurea in economia e finanza all'Università Bocconi di Milano. Ho lavorato per due anni in Australia, per The Iconic, etailer di abbigliamento e accessori, e poi a Berlino, per Department47. A un certo punto ho deciso, però, di lasciare il mio lavoro per fondare la mia statup che coniuga l’amore per la tradizione con l’evoluzione del digital.
Una scelta coraggiosa: dove ha trovato i finanziamenti e come è stata accolta questa decisione dai suoi familiari e dal suo ambiente?
Tutti mi hanno incoraggiato. Devo dire che la Bocconi è un'ambiente molto stimolante dove sono stata sempre spronata a seguire nuove strade. Il mio percorso formativo, inoltre, mi ha spinto a operare nella moda dal punto di vista quantitativo. Con il mio business plan di TailorItaly.com nel 2014 ho partecipato al Tim #Wcap Accelerator, il programma di open innovation di Telecom Italia che seleziona, finanzia, e accelera startup in ambito digitale, e ho vinto.
Come l'hanno aiutata?
Mi hanno dato uno spazio, a Milano, dove lavorare e mi hanno offerto un percorso di accelerazione. Il capitale raccolto ammonta complessivamente a 80mila euro, di cui 25mila di Tim #WCap e 55 mila dai business angels.
In quanti siete ora?
Siamo in quattro: un grafico web designer, io, uno sviluppatore front end e back end. Naturalmente poi c'è tutta la parte relativa alla produzione, alla logistica e ai servizi. La realizzazione dei capi avviene tutta nel Sud Italia, tra la Puglia, il Molise e la Basilicata. L'ufficio stile si trova a Isernia, mentre a Pomarico, in Basilicata, una squadra di sarte produce i filati di Tailoritaly. Da Putignano, in Puglia, Chiara e Giuseppe sono il ponte di comunicazione tra Tailoritaly e i produttori, e controllano che tutte le fasi di produzione siano corrette.
Quali sono i tempi di realizzazione di un capo e che tipo di personalizzazione è possibile?
Ogni cliente può personalizzare il capo selezionato grazie a un software e configuratore digitale, combinando colori, vestibilità e accessori. Il tempo massimo è di 10 giorni, ma la media è di 5 giorni. Al momento vendiamo in Europa ma l'idea è di espanderci a livello internazionale da qui a un anno.
Qual è vostro fatturato 2015 e le previsioni per il 2016?
Per il 2015 siamo stati operativi nei mesi di novembre e dicembre e abbiamo totalizzato un giro d'affari pari a 4mila euro. Il fatturato 2016, a regime, dovrebbe essere di 200mila euro.
Qual è la vostra strategia di comunicazione e marketing?
Investiamo nei social media e nella pubblicità su google. Poi editiamo una newsletter ogni 10 giorni. Utilizziamo anche le promozioni e i saldi.
Quali sono state le difficoltà che ha incontrato fino a oggi?
E' stato difficile creare un team con collaboratori di fiducia, con le giuste competenze e in grado di gestire lo stress, e di lanciarsi in un'impresa magari facendo dei sacrifici. L'altra difficoltà ha a che fare con l'Italia, che non è un Paese che premia l'innovazione nonostante esista un mondo dell'eccellenza costituito dalle pmi italiane.
Ma allora tutto questo parlare di giovani e di innovazione non ha risvolti concreti? è solo una moda?
Sì, gli italiani parlano di innovazione perchè sono follower del mondo, ma qui non esiste un sistema in grado di supportare i giovani malgrado ce ne siano di molto bravi. All'estero mettono milioni di euro in mano a gente che non ha più di 30 anni. Non è un caso che gli Usa si siano risollevati dalla crisi e che abbiano un Pil che cresce a doppia cifra, mentre l'Italia è ancora bloccata.
Ha intenzione di portare la sua azienda all'estero?
La produzione deve rimanere qui perchè siamo totalmente made in Italy, ma l'idea è di trasferirmi all'estero. A me piacerebbe andare a New York oppure in Asia.
Che consigli darebbe a chi ha una buona idea e desidera avviare un'impresa?
In primo luogo suggerisco di fare esperienza, anche per il mio team ho preferito persone che conoscessero il settore e avessero competenze specifiche, poi bisogna cercare di comprendere come funziona il business, avere passione e non lamentarsi, studiare i casi di successo.
Queste inchieste saranno pubblicate a giovedì alterni su FashionUnited.it. La pubblicazione della prossima intervista è in calendario giovedì 4 febbraio.
Foto: Monica Calicchio, Foto: Alcuni capi Tailoritaly