Vendite al dettaglio e produzione: per Confcommercio Italia in stagnazione
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Su base tendenziale, a ottobre 2023, le vendite al dettaglio aumentano dello 0,3 per cento in valore e registrano un calo in volume del 4,0 per cento. Le vendite dei beni alimentari crescono del 3,5 per cento in valore e diminuiscono del 2,9 per cento in volume; quelle dei beni non alimentari calano sia in valore (-2 per cento) sia in volume (-4,7 per cento).
Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti, con una prevalenza di segni negativi. L’aumento maggiore riguarda i prodotti di profumeria, cura della persona (+3,1 per cento), mentre registrano il calo più consistente gli elettrodomestici, radio, tv e registratori (-5,3 per cento) e abbigliamento e pellicceria (-5 per cento).
Rispetto a ottobre 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+2,2 per cento), le vendite al di fuori dei negozi (+0,5 per cento) e il commercio elettronico (+1,6 per cento), mentre registrano una variazione negativa le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-1,8 per cento).
"A ottobre 2023 si registra un aumento congiunturale delle vendite al dettaglio in valore e in volume, determinato sia dall’andamento dei beni alimentari sia da quello dei beni non alimentari. Per quanto riguarda i volumi si tratta del primo mese di crescita dallo scorso maggio. A livello tendenziale, è in rallentamento la crescita del valore delle vendite, che si mantiene debolmente positiva a ottobre (+0,3 per cento), mentre prosegue la diminuzione dei volumi.
Tra le forme distributive sono in aumento le vendite della grande distribuzione, quelle al di fuori dei negozi e del commercio elettronico, mentre sono in calo, per il quarto mese consecutivo, quelle delle imprese operanti su piccole superfici", hanno commentato gli esperti dell'Istat.
Per Confcommercio i dati diffusi ieri dall'Istat su vendite al dettaglio e produzione industriale, unitamente a quelli diffusi nelle ultime settimane, indicano come l’economia italiana sia in una fase di stagnazione. "Esaurita l’ottima fase di ripresa post-pandemica, in fondo questa condizione va valutata favorevolmente. Chi vede il bicchiere mezzo vuoto, invece, la legge come un semplice spostamento dei problemi e delle irrisolte criticità verso il già difficile 2024", ha commentato l’Ufficio studi di Confcommercio ai dati Istat.
Il modesto recupero registrato, in termini congiunturali, dalle vendite a volume dopo quattro mesi in negativo, ha solo attenuato il divario che si rileva nel confronto annuale. Tuttavia, ha proseguito l'Ufficio studi dell'Istat, è una risalita che, posta a sistema con le buone valutazioni di preconsuntivo di novembre e le attese ben orientate per dicembre e il Natale, potrebbe contribuire a rafforzare un’eredità positiva per i consumi del prossimo anno.
"La ripresina delle vendite", ha sottolineato l’Ufficio studi di Confcommercio, "è stata guidata dalla componente alimentare, mentre per i non alimentari la situazione appare ancora difficile, con indizi di elevata criticità per l’abbigliamento e le calzature. Analogamente, le imprese di minori dimensioni continuano a non essere toccate da qualsivoglia forma di recupero, e questo è l’elemento più critico dello scenario congiunturale della spesa delle famiglie".
Il dato sulla produzione industriale indica calma piatta, posto che la riduzione di due decimi a ottobre si associa a una revisione al rialzo di un decimo per settembre. L’atterraggio dei livelli produttivi appare deludente, perché su livelli storicamente bassi, inferiori di oltre il 5 per cento rispetto a venti mesi prima. Anche in questo caso, però, le probabilità di crescita sembrano superiori a quelle di ulteriori contrazioni nei prossimi mesi, ha concluso Confcommercio.