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Alla scoperta della prima mostra di Its Arcademy, Museum of Art in fashion

Scritto da Isabella Naef

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Cultura|ESCLUSIVA
Maiko Takeda, photo credit Massimo Gardone per Its Arcademy

Sarà tenuta a battesimo ufficialmente il 18 aprile, a Trieste, la prima mostra di Its Arcademy, Museum of Art in fashion, museo dedicato alla creatività dei giovani talenti, alunni delle più prestigiose scuole della moda nel mondo che hanno partecipato al concorso Its, International talent support, giunto alla 20esima edizione.

La prima mostra è stata curata da Olivier Saillard, curatore, storico della moda e designer che fino al 2017 ha diretto il museo della moda della città di Parigi, il Palais Galliera e che da gennaio 2018 ricopre il ruolo di direttore artistico, immagine e cultura del marchio J.M. Weston. La redazione di FashionUnited ha visitato in anteprima la mostra e il museo, accompagnata da Barbara Franchin, presidente e direttore artistico della Fondazione Its.

La mostra curata da Olivier Saillard si intitola "The First Exhibition – 20 Years of Contemporary fashion evolution"

Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga, Matthieu Blazy, direttore creativo di Bottega Veneta, Alithia Spuri-Zampetti, associated head of design Alexander McQueen, Nicolas di Felice, direttore creativo presso Maison Courrèges sono solo alcuni dei nomi dei finalisti che, anno dopo anno, hanno sfilato a Trieste per aggiudicarsi uno dei premi messi a disposizione dagli sponsor che si sono avvicendati negli anni a sostegno di questo concorso. Un nome su tutti: Diesel. Renzo Rosso, attualmente presidente della holding Otb (cui fanno capo i marchi Diesel, Jil Sander, Maison Margiela, Marni, Viktor&Rolf, le aziende Staff International e Brave Kid), come ha spiegato a FashionUnited, Barbara Franchin, "ha creduto in Its fin dal primo momento". E ha fatto bene, almeno a giudicare dalla longevità del contest e dall'interesse suscitato attorno alle collezioni di questi talenti che la stessa Franchin va a scovare in ogni parte del mondo e i cui progetti sono oggi a dispsizione di chiunque vorrà vederli. Fino a qualche tempo fa portfolio, bozzetti e collezioni erano custoditi in una altra sede che, data la mole di quantità abiti e materiale, non era più adeguata a conservarli al meglio, nè a permetterne la visione al pubblico.

Demna Gvasalia (Balenciaga) Matthieu Blazy (Bottega Veneta) sono solo alcuni dei finalisti che hanno partecipato a Its

Nella sua nuova casa, invece, Its Arcademy gode di uno spazio espositivo di 1400 metri quadrati, un archivio creativo e un centro di formazione. Il progetto è stato possibile grazie al supporto della Regione Friuli Venezia Giulia, insieme alla Fondazione CrTrieste. Gli spazi, infatti, sono concessi gratuitamente dalla Fondazione CrTrieste. "Vogliamo aprire le porte alla città e ai cittadini, ai giovani, ai bambini e agli anziani per consentire loro di dialogare con la creatività, con i designer, con la storia che i portfolio e i progetti contengono", dice Franchin. Ogni portfolio racconta la storia dello studente che lo ha realizzato, come quello dell'israeliano Ahron Israel Genish che, attraverso la sua collezione "Lo tishtok. non sarai mai messo a tacere", ha trovato il modo per esorcizzare un'infanzia difficile. Alcuni di questi portfolio saranno ben visibili, a rotazione, al pubblico nelle teche della library dove sono archiviati tutti i progetti. Gli oggetti appartengono a Its ma la proprietà intellettuale è dei designer che li hanno creati.

"A breve sarà presentato un programma di eventi, corsi e attività collaterali aperti a tutti: studenti di scuole e università, bambini, famiglie, cittadini del territorio e turisti in visita, chiunque abbia il desiderio di utilizzare la creatività come veicolo di apprendimento, conoscenza e divertimento", ha aggiunto la fondatrice di Its. Si va dai laboratori creativi ai programmi speciali per scuole primarie, scuole secondarie di primo e secondo grado, università, con sessioni specifiche per il settore fashion, ma anche workshop formativi dedicati a professionisti e a imprese della moda.

L'archivio contiene più di 14.758 portfolio, 1.089 abiti, 163 accessori, 118 gioielli

L'archivio contiene più di 14.758 portfolio da 80 Paesi, 1.089 abiti, 163 accessori, 118 gioielli e oltre 700 progetti fotografici. "Abbiamo un team interno guidato da una restauratrice di Firenze, ci sono materiali molto delicati e inusuali che sono stati utilizzati per realizzare le collezioni, dai materiali siliconici alle spugne", ha spiegato Franchin.

La mostra curata da Olivier Saillard, organizzata con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle attività culturali, che sarà inaugurata il 18 aprile, e il cui biglietto costerà 15 euro, comprende 47 abiti, 29 accessori, 6 gioielli e 10 fotografie, per un totale di di 92 pezzi in esposizione. "The First Exhibition – 20 Years of Contemporary fashion evolution", questo il titolo della mostra, prevede un percorso espositivo suddiviso in diverse aree: gli espressionisti, i neo futuristi, astrazioni liriche, autoritratti, figurazioni libere, accessori e gioielli e fotografie. Una stanza è stata battezzata Wunderkammer, "perchè è l'inizio di ogni cosa", ha raccontato Franchin.

Il percorso espositivo della mostra è suddiviso in diverse aree

La sezione degli "espressionisti" comprende i seguenti artisti: Tara Al-Wali Babylon, Caroline Hu, Aharon Israel Genish, Richard Quinn, Amai Rodriguez Coladas, Seiran Tsuno. La decostruzione del modello di abbigliamento ordinario a favore di una visione intima che porta all’introspezione, l’evocazione delle ferite dell’epidermide, morali o fisiche, attraverso il trattamento di materiali incarnati e talvolta sanguinolenti, sono le caratteristiche principali dei designer di questa sezione. I colori schietti, il nero cupo, le colature e le asimmetrie sugli abiti, veri e propri specchi di se stessi, dei propri sentimenti e dei propri stati d’animo, portano alla lettura di un inquietante mondo interiore amplificato dall’autorità della loro arte.

Matthieu Lavanchy - James Thom, Mikio Sakabe, Olesya Serchenko, Yong Kyun Shin, Heaven Tanudiredja, Aitor Throup, Cheng Zong Yu sono, invece, i protagonisti della sezione “neo futuristi”. Le forme estroverse richiamate dagli abiti definiscono un nuovo guardaroba, talvolta privo di riferimenti al passato. I toni del grigio acciaio, dei blu duri, dei colori delle miniere di pietra oppure di ferro, creano architetture oniriche e ottiche. Giacche e cappotti diventano edifici dell’immaginario, gli abiti sono fantasie costruttive colte, i costumi sotto un’apparenza ordinaria preannunciano un futuro di preoccupazioni e allo stesso tempo di speranza, come testimonia la sensazione di reinvenzione di ciascuna delle creazioni di abbigliamento.

“Se riesci a spegnere la mente e a guardare solo con gli occhi, alla fine tutto diventa astratto”. La citazione di Ellsworth Kelly, che ha ispirato il designer Kim Shui, è il riferimento perfetto per gli stilisti che compongono la sezione “lyrical abstractions”: Nadide Begum Yildirim, Heather Blake, Louise Crawford, Valentim Manuel Estevão Quaresma, Susan Maria Dimasi_Chantal Louise Mcdonald, Silvia Noferi, Ruth Roberts Green, Carolin Holzhuber, Yijun Liao, Kin Yan Lam, Jae Woo Lee, Shie Lyu, Joan Tarrago Pampalona_Karen Scholz, Katherine Roberts-Wood, Kim Shui, David Steinhorst, Michael Van Der Ham, Zoe Waters.

L’invenzione delle silhouette segue forme geometriche, talvolta ridotte all’essenzialità di un cerchio oppure di un parallelepipedo. I colori piatti danno ancor più dimensione a capi che non sono altro che volumi. Sul corpo, si crea una vera e propria tettonica di tessuti, adattati per formare un costume manifesto, una soluzione per il futuro. Le spalle eccessivamente aumentate, le gonne e gli abiti cubici e le tonalità contrastanti formano una coerenza estetica radicale.

Un nuovo folclore di emozioni motiva la metodologia creativa condivisa da Maria Bika, Matthieu Blazy, Paula Cheng, Emma Chopova_Laura Lowena, Daniele Controversio, Nicolas Di Felice, Mark Goldenberg, Demna Gvasalia, Chau Har Lee, Anita Hirlekar, Cecilia Juarez Balta, Matthieu Lavanchy - James Thom, Amélie Marciasini, Slobodan Mihajlovic, Cat Potter, Anni Salonen, Hana Yagi e Yunqi Zhang, riuniti nella sezione “raw and singular arts”. Sviluppati in filato, cinghie, ciniglia, maglieria o patchwork, i capi testimoniano un rinnovato interesse per le tecniche artigianali dimenticate. Il lavoro tessile, modesto o sofisticato, tende a essere ossessivo, tanto che i fili, quelli legati, quelli sciolti e quelli annodati, provocano la materia. Per contro, le forme sono urbane, a volte addirittura identificabili come il guardaroba della gente umile.

In superficie, questi abiti di carne e di espressione tessono un’utopia delle apparenze, segreta più che personale, in conflitto con il mondo e con il modo in cui i suoi eccessi sono stati rivelati.

Dettagli e ritratti caratterizzano la sezione autoritratti composta dai creatori Mason Jung, Shinhwan Kim, Yasuto Kimura, Han Chul Lee, Eleanor McDonald, Ichiro Suzuki. Come le persone che si incontrano per strada e le personalità che avviciniamo, questi costumi sono uno specchio della società. Nell'area figurazioni libere, l’abito è l’interfaccia con l’altro, con il suo sguardo e con se stessi. È ciò che giace all’interno della fodera, che lo porta e lo sostiene. Sono questi i designer riuniti nella sezione “free representations”: Tianan Ding, Aitor Goicoechea Aburuza, Courtney Mcwilliams e Syna Chen. Attraverso le immagini stampate, i colori variegati e le fotografie incentrate sull’altro, gli abiti innescano uno sguardo incrociato, che viene vissuto anche dall’interno. La sezione goielli comprende pezzi di Margherita Abi-Hanna, Shilpa Chavan, Yun Sun Jang, Hazuki Katagai, Asumi Maeda, Masaki Shimizu, Takahiro Ueno, Arnaud Zill.

Infine, la collezione di fotografia contemporanea di Its Contest comprende 80 autori e 700 stampe, sia analogiche, sia digitali.

Franchin: Its Arcademy rappresenta l’evoluzione della creatività internazionale

"La collezione di Its Arcademy è unica al mondo perché raccoglie le opere prime di designer che in seguito hanno scritto nuovi codici della moda contemporanea. Un archivio ventennale in costante divenire che rappresenta l’evoluzione della creatività internazionale nelle sue espressioni più innovative, radicali, artistiche e sperimentali", ha spiegato Franchin, sottolineando che i trend report di ciascun anno di concorso rappresentano strumenti preziosi per prevedere le tendenze con anni di anticipo.

Solo per fare un esempio: Its ha registrato la tendenza genderfluid già nel lontano 2008 e ne ha scritto nel rapporto sulle tendenze del 2013. Nei progetti Its del 2016 il 31 per cento delle collezioni sono state definite dai candidati come "agender", mentre nel 2015 la percentuale era inferiore all'1 per cento. Dati come questi sono importanti per i marchi e per l'industria della moda che, a patire da aprile, avrà un luogo dove poter condurre ricerche e analisi su tendenze e comportamenti delle generazioni di oggi e di domani. Non stupisce, quindi, che alcune delle collezioni sulle passerelle in questi giorni assomiglino ai progetti e alle collezioni candidate a Its negli anni scorsi.

Seiran Tsuno, photo credit Massimo Gardone per Its Arcademy
Credit FashionUnited
La biblioteca, photo credit Massimo Gardone per Its Arcademy
Richard Quinn, photo credit Massimo Gardone per Its Arcademy
Wunderkammer, photo credit Massimo Gardone per Its Arcademy
Il corridoio, Massimo Gardone per Its Arcademy
Barbara Franchin, contest Its 2022. Photo credit: Giuliano Koren
L'ingresso di Its Arcademy, photo credit FashionUnited
Uno dei laboratori di Its Arcademy, photo credit FashionUnited
Barbara Franchin
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Olivier Saillard