Il Made in Italy prodotto dai cinesi
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“Made in Italy by the Chinese” ha vinto il premio per il miglior film cinese all'Asvoff fashion film festival, che si è svolto dal 7 al 10 novembre, a Parigi. Il documentario racconta la storia di come gli immigrati cinesi, provenienti soprattutto dalla città portuale di Wenzhou, si siano appropriati del famoso marchio “made in Italy”, che dovrebbe esaltare le abilità degli artigiani italiani. Con il suo marchio “made in”, l'Italia, come la Francia, coltiva l'idea di una produzione tradizionale di alto livello. Ma la realtà industriale del lusso ha stravolto questa immagine obsoleta. Lo dimostra il documentario “Made in Italy by the Chinese”.
Diretto da DJ Clark e presentato e prodotto da Mingjie Wang, giornalista specializzato in temi legati ai cinesi nel mondo, il film si infiltra nell'industria cinese dell'abbigliamento e della pelletteria a Prato e Firenze, cuore pulsante del made in Italy.
In Toscana, la comunità cinese è passata dall'essere sfruttata all'essere sfruttatrice
Il docu-film spiega che negli anni '90 Prato ha dovuto affrontare una sfida urgente: la carenza di manodopera e l'incapacità di tenere il passo della moda. Il risultato è che oggi Prato ha una delle più alte concentrazioni di immigrati cinesi in Europa. Il film va oltre l'idea negativa che si può avere dei distretti industriali italiani (cinesi che lavorano nelle cantine, per intenderci), per mostrare come questa comunità abbia fatto un passo avanti aprendo le proprie attività. Anzi, dimostra, con tanto di immagini a supporto, che la forza lavoro è ora cinese, ma non solo.
Il documentario dice che la seconda generazione non solo ha aperto le proprie unità produttive, ma sta assumendo persone di tutte le origini, compresi gli italiani. La sua dimostrazione vale sia per il fast fashion, sia per il lusso. Anche se non vengono citati i marchi (sappiamo quanto i produttori siano restii a fornire i nomi dei marchi per cui lavorano), la scena che mostra una borsa con il monogramma GG scuote.
"La storia non si limita a Prato”, ha spiegato il produttore a FashionUnited. "Si svolge anche a Firenze, dove vengono realizzati prodotti di alta gamma: Gucci, Prada, Armani, per esempio. La percezione che gli articoli di pelletteria venduti a un prezzo compreso tra i mille e i duemila euro siano realizzati da italiani è in parte falsa. Sono realizzati anche da africani o bengalesi”.
Articolo originariamente pubblicato sull'edizione francese, tradotto da Isabella Naef per fashionunited.it