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Denim Première Vision Milano tocca quota 2500 visitatori

Scritto da Isabella Naef

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La prima edizione milanese di Denim Première Vision si è conclusa mercoledì, al Superstudio più di via Tortona, con un numero di visitatori pari a 2524 persone nei due giorni, in aumento rispetto ai 1400 dell'edizione parigina del maggio 2018 e rispetto ai 2342 che hanno visto l'edizione londinese dello scorso dicembre.

Sono stati 1477 i visitatori italiani presenti a Denim Première Vision Milano; 223 quelli in arrivo dalla Turchia

La kermesse ha raggruppato 93 espositori tra i più significativi del panorama del denim internazionale e circa una ventina di aziende italiane. Tra queste ultime, la Pg Denim fondata da Paolo Gnutti, che ha tra i clienti nomi come Chanel, Replay, Dondup, 7 For All Mankind, Louis Vuitton, la Berto Industria Tessile, Manifattura 1887, Cappio Tessuti.

Tra i nomi internazionali presenti anche Absolute Denim, Afm Artistic fabric and garment industries, Calik Denim.

Le lavorazioni sempre più sofisticate per ottenere dal denim capi lussuosi e versatili, e l'ecosostenibilità sono stati i punti di forza di questa edizione milanese che, finalmente, ha dato spazio a produttori italiani e stranieri, nella patria storica del jeans.

"L'edizione milanese è piaciuta agli espositori e ai visitatori. C'è stata molta gente in entrambi i giorni (il 28 e 29 maggio, ndr)", ha spiegato a FashionUnited Guglielmo Olearo, international exhibitions director di Première Vision.

Numeri alla mano, con espositori arrivati da Italia, Germania, Spagna, Francia, Turchia, Giappone, Hong Kong, Cina, India, Tailandia, Pakistan, Bangladesh, Brasile, Marocco, Tunisia e Mauritius, sono stati 1477 i visitatori italiani, 223 quelli in arrivo dalla Turchia, 130 le persone provenienti dalla Spagna, 110 i visitatori francesi.

Dalla Germania sono arrivati 91 visitatori, un risultato in linea con quelli in arrivo da Uk. Circa 50 i visitatori dalla Svizzera e 30 dall'Olanda, patria riconosciuta del denim anche grazie alle attività di supporto dei nuovi talenti e alla formazione erogata dalla House of denim foundation, la cui sede si trova ad Amsterdam. In coda i visitatori americani, 24 in totale, come quelli in arrivo dal Portogallo.

La kermesse è stata, quindi, una buona vetrina per le aziende italiane presenti. "E' importante essere a Milano con questa fiera perchè nella capitale italiana della moda sono presenti tutti gli uffici delle prime linee dei brand più famosi", ha spiegato a FashionUnited, Paolo Gnutti, fondatore di Pg Denim, un progetto 100 per cento made in Italy che sviluppa una vera filiera integrata tutta italiana. L'azienda, che ha archiviato il 2018 con un fatturato di 4 milioni di euro, conta di raddoppiare il giro d'affari nel 2019. "Il nostro primo mercato resta l'Italia, il secondo la Germania e a seguire la Francia. Stiamo cercando di crescere anche in Usa, dove al momento abbiamo 7-8 clienti", ha sottolineato Gnutti.

Sul palcoscenico di Denim Première Vision Milano, Gnutti ha presentato una molteplicità di capsule collection dai materiali e trattamenti unici per presentare le "mille facce del denim". "Ci rivolgiamo al segmento di mercato in cui la produzione richiede sempre di pensare fuori dagli schemi. Il nostro approccio è spesso fatto di provocazioni, suggerimenti, riflessioni, attraverso una continua ricerca che ci porta a progettare frequentemente e sempre innovative capsule collection". Ecco, quindi, l'effetto vinile in colori forti delle giacche e dei jeans, i pantaloni dalla mano morbidissima, il denim dal look rock e trasgressivo.

Qualche che sia l'output finale, però la sostenibilità, sia per il tessuto utilizzato, sia per il procedimento che porta al prodotto finito, sia per i processi di riciclo una volta finita la "prima" vita del capo, resta al centro delle strategie dei produttori. La kermesse, infatti, ha presentato un forum dedicato al denim eco-responsabile con uno spazio sviluppato con il designer Kristian Guerra, in collaborazione con lo studio creativo londinese Flmrs: l'A20W21 Laboratory.

All'interno di questo spazio una "immersive inspiration" ha accompagnato i visitatori in un viaggio audiovisivo sperimentale stimolante per andare incontro alle nuove tendenze. La smart creative selection, invece, ha messo gli sviluppi eco-compatibili al centro della stagione con un guardaroba eco-responsabile disegnato dal designer Kristian Guerra, in collaborazione artistica con una dozzina di tessitori e produttori di accessori.

Un contributo alla sostenibilità, inoltre, come accennato, arriva dal riciclo creativo e dal riuso di tessuti e capi vintage. E' il caso di MyAr, progetto firmato da Andrea Rosso, direttore creativo delle licenze di Diesel e figlio di Renzo Rosso, patron della holding Otb. Fondato nel 2015, il marchio realizza collezioni composte da capi di abbigliamento militare a cui è stata restituita nuova vita. "Oggi la distribuzione conta una trentina di store nel mondo, tra cui Tokyo, Los Angeles e Milano.", ha detto a FashionUnited Rosso, "realizziamo circa mille capi a stagione, riciclando divise da capi di abbigliamento militare degli anni 60-70 ". Il prezzo dei capi va dai 250-350 euro per i jeans fino ad arrivare a 600 euro per le giacche.

Fotos: L'edizione di Denim Première Vision di Milano, credit FashionUnited

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