Pitti Uomo sdogana le griffe del "seconda mano" e mette l'accento sulla sostenibilità
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Pitti Uomo, kermesse che si è conclusa venerdì 10 gennaio alla Fortezza da Basso di Firenze, si conferma una vetrina internazionale per i marchi italiani ed esteri che vogliono presenziare per presentare le nuove collezioni più che per concludere ordini, "missione", quest'ultima, affidata agli showroom dislocati nelle capitali della moda. Sostenibilità e crisi geopolitica internazionale sono stati i temi caldi di cui si è parlato negli oltre 1200 stand. Mentre la novità di Pitti Uomo è stato lo sdoganamento dei marchi che fanno del seconda mano il loro core business.
I compratori presenti a Pitti Uomo sono stati 21.400, di cui più di 8.300 esteri, in calo del 10 per cento rispetto a gennaio 2019
Il salone fiorentino resta, quindi, un appuntamento importante per la moda uomo, come dimostrato dalla presenza di big del menswear del calibro di Brioni, Jil Sander, Brunello Cucinelli, nonostante quest'anno, lato visitatori, abbia registrato un calo del 10 per cento delle presenze totali rispetto allo scorso gennaio. "Un calo fisiologico e atteso, dove pesa soprattutto il risultato degli italiani", ha spiegato Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine. Non a caso per quanto riguarda la moda maschine il consumo sul mercato nazionale, dovrebbe essere in calo del -5,3 per cento, rispetto alla precedente stagione autunno inverno (che si è chiusa a -2,2 per cento).
Numeri alla mano i compratori presenti a Pitti Uomo sono stati 21.400 di cui più di 8.300 esteri. I mercati più importanti per la kermesse fiorentina sono Germania, Giappone, Olanda, Regno Unito, Spagna, Turchia, Francia, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Russia, Corea, Cina, Austria, Grecia, Portogallo, Svezia, Danimarca, Canada, Cina-Hong Kong.
Una lista di Paesi che non stupisce a guardare i dati della moda maschile italiana nel 2019-20. Infatti, nell’ambito di uno scenario nazionale e internazionale gravato da molteplici complessità e incertezze, secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria moda, la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) dovrebbe archiviare il 2019 in territorio positivo. Il fatturato, prudenzialmente, dovrebbe registrare un +4 per cento, a quota 9,9 miliardi di euro. La moda maschile concorre così al 18 del turnover complessivamente generato dalla filiera tessile-moda nazionale e al 28,7 per cento della sola parte abbigliamento. L'export è il vero traino del settore: il Centro Studi stima una variazione pari al +7,8 per cento, a fronte della decelerazione prevista nell’ultimo quarter dell’anno. Il livello complessivo delle vendite estere passerebbe, dunque, a circa 6,9 miliardi di euro.
Brioni ha scelto Firenze per festeggiare il 75esimo anniversario facendo ritorno nel capoluogo toscano
Il primo mercato risulta il Regno Unito, in aumento del +23,3 per cento; al contempo, prosegue la vivace crescita della Svizzera. Positive anche le vendite dirette in Germania, Francia e Spagna. Se si guarda al Far East, Hong Kong e Cina crescono rispettivamente del +8,5 per cento e del +13,9 per cento. Il Giappone presenta un aumento del +18,2 per cento e gli Usa del 10,2 per cento.
In flessione, invece, la Russia ( -5,4 per cento).
Con questi dati è chiaro che l'estero è sempre più importante per i marchi italiani. "Nell'anno appena concluso il giro d'affari realizzato all'estero ha superato il 40 per cento e a fine 2020 dovremmo arrivare a un 50 per cento di fatturato realizzato all'estero e a un 50 per cento in Italia. L'azienda chiuderà l'anno a quota 60 milioni di euro circa", ha spiegato a FashionUnited, Enzo Fusco, presidente della Fgf Industry, che da 17 anni ha la licenza mondiale per la produzione, la distribuzione e la responsabilità creativa di Blauer Usa.
Fgf Industry ha celebrato a Pitti Uomo il suo ventennale con una mostra. Un viaggio on the road negli Stati Uniti realizzato per Blauer dal fotografo britannico James Mollison. "Per noi Firenze è il palcoscenico perfetto per presentare questo racconto di immagini e Pitti il partner migliore per comunicarlo al meglio", ha spiegato Fusco.
Anche la griffe del menswear Brioni ha scelto Firenze per festeggiare il 75esimo anniversario facendo ritorno nel capoluogo toscano (dopo l'esordio nel 1952 nella Sala Bianca di Palazzo Pitti), con un evento creato e realizzato da Olivier Saillard. Ventitre musicisti provenienti dalle migliori orchestre del mondo, dalla Filarmonica di Vienna a quella del Teatro alla Scala, si sono esibiti indossando le creazioni del marchio. "Abbiamo scelto una presentazione in movimento per portare a Pitti qualcosa di veramente speciale, in modo da mostrare l’artigianalità del made in Italy", ha raccontato il design director dell'etichetta Norbert Stumpfl.
Tra i materiali della collezione per l'autunno inverno 2020-21 anche sete ricamate realizzate su telai veneziani secolari e tessuti jacquard.
Tra le sfilate che si sono svolte a Firenze anche quella di K-Way. Il marchio, acquisito 15 anni fa dal gruppo torinese BasicNet, ha portato in passerella i suoi capi più rappresentativi: dai classici dell’outerwear, le intramontabili giacche antipioggia e antivento, ai modelli più elaborati; dai tradizionali double face a una variegata brand extension. Fondato a Parigi, nel 1965 dal giovane imprenditore Léon-Claude Duhamel, il brand ebbe fin da fu subito un successo prima francese, poi internazionale.
Trent’anni da icona, tanto da entrare, come marchio registrato, nei vocabolari italiano e francese.
Altra sfilata che ha catalizzato l'attenzione degli operatori del settore, quella di Jil Sander, che ha sfilato nel chiostro rinascimentale di Santa Maria Novella. La griffe, che ha recentemente nominato Axel Keller in qualità di nuovo ceo, è stata guest designer di Pitti Uomo 97. "Ci siamo incontrati per la prima volta proprio a Firenze, e non avremmo mai immaginato di tornare qui insieme per un evento di Pitti Uomo. E' un’opportunità davvero speciale", hanno detto Lucie e Luke Meier, che sono stati studenti al Polimoda, istituto di formazione fiorentino della moda.
Ha scelto Firenze per lanciare la capsule collection “Skyscraper” in collaborazione con il designer giapponese Satoshi Yamane, invece, Save the Duck, etichetta di piumini 100 per cento animal friendly. "La nuova linea ha un posizionamento entry luxury ed è disegnata dal giapponese Satoshi Yamane, che ha dato dei fit over molto moderni e dei tagli molto tecnici. Tutta la linea Protech è in Gore-Tex riciclato senza ftalati, quindi senza additivi chimici", ha sottolineato, Nicolas Bargi, amministratore delegato e fondatore del marchio che nel 2020 aprirà un secondo negozio a Milano.
Lo scorso dicembre Save the Duck, che ha chiuso il 2019 con un fatturato di 37,5 milioni di euro, ha ottenuto il riconoscimento di Peta come Azienda dell’anno 2019, in virtù del suo impegno nel creare capi di abbigliamento performanti e fashion nel rispetto degli animal. L'etichetta di piumini animal free, inoltre, è stata ed è ancora oggi la prima e unica azienda fashion in Italia ad aver ottenuto la certificazione B Corp che distingue le aziende che volontariamente rispettano i più alti standard di responsabilità e trasparenza in ambito sociale e ambientale.
Punta a profitti sostenibili una delle altre etichette del made in Italy che esportano la moda italiana: Brunello Cucinelli. La collezione presentata a Firenze, nel grande stand al Padiglione centrale di Pitti, gioca con i colori tradizionali neutri, il rosso melograno e l’arancio carota. I pantaloni hanno linee più morbide e le giacche sartoriali si fanno avvolgenti.
Il brand ha chiuso l'anno con ricavi netti a 607,8 milioni di euro, in aumento del +9,9 per cento a cambi correnti rispetto ai 553,0 milioni al 31 dicembre 2018. Il mercato Italiano ha registrato una crescita del +1,9 per cento, con ricavi pari a 89,9 milioni di euro (14,8 per cento sul totale), rispetto a 88,2 milioni di euro dello scorso anno.
“Il 2019 è stato per la nostra impresa un anno eccellente sia per i risultati, sia per l’immagine nel suo complesso di un’azienda “italiana”, espressione a noi tanto cara. Dopo il bell’aumento di fatturato e vista l’ottima qualità delle vendite ci aspettiamo dei sani, equilibrati e sostenibili profitti", ha sottolineato, nella nota di commento ai dati Brunello Cucinelli, presidente e amministratore delegato dell'azienda di Solomeo.
Come anticipato, la sostenibilità è stato uno dei temi di cui si è sentito maggiormente parlare alla Fortezza da Basso di Firenze. La lotta all'inquinamento ma anche la sostenibilità sociale, ossia l'impegno dei marchi nell'aiutare categorie sociali deboli o svantaggiate, sono all'ordine del giorno per molte imprese della moda.
Per Latorre, azienda pugliese fondata da Michele Latorre nel 1965, la sostenibilità si declina anche capsule collection di capi spalla "Deco" e nell'utilizzo di grucce in cartone riciclato. "Devo però dire che i nostri clienti, sia italiani, sia esteri (dei 13 milioni di fatturato del 2019 circa il 60 per cento arriva dall'estero, ndr) sono attenti al look, allo stile più che alle questioni ambientali", ha raccontato a FashionUnited, Alberto Latorre, brand manager dell'azienda.
Quest'anno gli organizzatori di Pitti Immagine hanno pensato anche di dedicare uno spazio anche alla sostenibilità con "Think Green, from waste to new materials". Lo spazio ha ospitato un'installazione di Andrea Caputo. Con Land Flag sono stati esposti, come un'isola, i rifiuti in plastica prodotti in una settimana da uno studio professionale di circa 600 metri quadrati, in cui lavorano sessanta persone, circondati dai materiali che possono risultare dal loro riutilizzo.
In questa sezione sono stati raggruppati anche alcuni marchi che sono nati in un'ottica sostenibile. Tra questi figura Regenesi che ha presentato la collezione Re-Flag. realizzata in collaborazione con la giornalista Michela Gattermayer. La linea è formata da borse shopper e postina. Proposte unisex, nate da una interpretazione contemporanea di un tessuto rigenerato al 100 per cento e proveniente dal riciclo di bottiglie di plastica. Presente anche una linea ottenuta da jeans rigenerato. "Attraverso la collezione rigenera i tuoi jeans, ogni cliente può riportare in negozio i propri jeans usati e vederli trasformati in un nuovo accessorio, potendo scegliere fra diversi modelli di borse, uno zaino, un marsupio e una cintura", ha spiegato a FashionUnited, Maria Silvia Pazzi fondatore e ceo di Regenesi, azienda premiata Best performer dell’Economia circolare 2019 nella categoria piccole e medie imprese.
Sulla stessa lunghezza d'onda Kiliwatch Collect.Or, marchio francese che si occupa di riciclo e recupero degli abiti di seconda mano per dare vita a una moda durevole. Nello stesso stand anche l'etichetta italiana Surplus, specializzata nell'abbigliamento vintage.
Foto: Brioni, K-Way. Jil Sander: photo credit Alessandro Lucioni, dall'ufficio stampa Pitti Immagine