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Sfilate e fiere tra riflessioni post pandemiche e necessità di rinnovarsi

Scritto da FashionUnited

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Fiere
Courtesy of Johnny Lambs

Sicuramente la voglia di tornare alle fiere e a sfilare c'è, ci sono le necessità dei buyer di vedere e toccare le collezioni, c'è la necessità di fornire i grandi magazzini del lusso, siano essi online o su strada, ma qualcosa è cambiato e oggi si fa ancora fatica a capire qual è la formula più giusta per questa fase. Che non è detto che non sia proprio quella appena andata in scena a Firenze, alla Fortezza da Basso, oppure a Milano, con la moda uomo. Sta di fatto che se si confrontano numeri e e affluenza, complice conflitto e la Pandemia da Covid 19 che ancora penalizza qualche Paese (anche di primo piano come la Cina), i conti non tornano. A prendere atto che qualcosa è cambiato definitivamente e non si tornerà alla situazione di prima anche Pitti Immagine, che ha deciso di rafforzare, in parallelo al salone fisico, progetti speciali, format esclusivi ed eventi online su The Billboard, e di continuare a valorizzare sulla piattaforma globale, Pitti Connect, le proposte e le iniziative degli espositori. In più, online sarà sempre possibile rivivere l’esperienza della fiera fisica con video e report quotidiani, e contenuti multimediali in pubblicazione durante e dopo la chiusura del salone. Anche Camera della moda, con la fashion week che si chiude oggi, ha deciso di dedicare una giornata alle presentazioni digitali e di mantenere tutte le piattaforme attivate durante i mesi scorsi, quando le misure contro il dilagare della pandemia impedivano qualsiasi contatto fisico.

Numeri alla mano Pitti Uomo ha chiuso con 16mila visitatori (erano 30mila nel 2019)

Sono stati oltre 10.600 i compratori, con l’estero al 40 per cento, che hanno partecipato alla kermesse andata in scena da martedì 14 giugno al 17 giugno, alla Fortezza da Basso di Firenze.

“Oggi si chiude Pitti Uomo 102 e i numeri confermano quanto preannunciato ieri: i dati di affluenza finale dei compratori sono straordinariamente incoraggianti, persino migliori di quanto speravamo in cuor nostro. Lo scorso giugno avevamo appena riaperto, con 300 coraggiosi espositori, mentre adesso in Fortezza ci sono quasi 700 collezioni e, a poche ore dalla conclusione, abbiamo superato le 10.600 presenze di buyer di cui 4.200 da una settantina di paesi esteri, il 40 per cento circa del totale. Complessivamente si raggiungeranno 16.000 visitatori totali", ha spiegato, in una nota, Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine.

I 15 mercati esteri più presenti a Pitti Immagine Uomo 102 sono stati Germania, Olanda, Gran Bretagna, Spagna, Turchia, Francia, Stati Uniti, Svizzera, Belgio, Austria, Polonia, Corea del Sud, Danimarca, Giappone, Grecia. Come anticipato, all'edizione del giugno 2019, l'ultima edizione estiva prima dell'arrivo della pandemia da Covid 19, i visitatori erano stati oltre 30.000 e i buyer più di 18.500, in arrivo da 100 Paesi esteri. In questo contesto, quindi, le riflessioni sono importanti e urgenti e Pitti Immagine, anche attraverso l'E-p summit che si svolgerà a Firenze, alla stazione Leopolda, il 18 e il 19 aprile 2023, vuole rispondere ai marchi marchi della moda e alle loro domande in tema di fiere, di supply chain digitale e metaverso. Come ha spiegato a FashionUnited il nuovo direttore scientifico della kermesse E-p summit, Rinaldo Rinaldi, docente del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Firenze, oggi l'approvvigionamento della catena produttiva è un tema fondamentale per tanti motivi, non ultimo quello che ha visto le fabbriche cinesi richiudere. La moda e soprattutto il mondo delle fiere, inoltre, sono in continua trasformazione. I due anni di pandemia da Covid-19 hanno accelerato molti processi indicando anche che "il modello della fiera fisica nudo e crudo sta segnando il passo", ha affermato Rinaldi, sottolineando l'importanza di portali, piattaforme digitali e strumenti su cui lavorare tutto l'anno.

Trend

Numeri a parte, le collezioni presentate sono state all'insegna del casual rivisitato in maniera sartoriale, tendenza che si è vista anche in questi giorni a Milano, durante le sfilate e le presentazioni di Milano moda uomo. Canali, per esempio, che ha sfilato il terzo giorno di fashion week ha puntato sullo "smartorial", che nasce da smart e sartoriale, una tendenza che caratterizzerà la prossima primavera estate. In quest'ottica, in cui tutto, dal design alla produzione, celebra il 100 per cento made in Italy, la palette ligure è protagonista della collezione. Le tonalità rosa cipria, sabbia e salvia delle case dei pescatori affacciate sul mare compaiono su abiti e camicie. Sono contrastate da capispalla color terracotta e bilanciate da pantaloni avorio e off-white, creando un medley di capi che possono essere abbinati e indossati con disinvoltura. Altrove, il mandarino compare su overshirt in pelle scamosciata e camicie rigate mentre l’acquamarina tinge completi sartoriali con bermuda e maglie tricot in cotone.

Tornando a Firenze, invece, alla Fortezza da Basso, è tornato il marchio Johnny Lambs. La collezione primavera estate 23 dell'etichetta ideata nel 1978 dallo stilista Giorgio Tocchi, come traduzione in inglese del nome di Gianni Agnelli e ispirata, almeno in parte, al famoso tuffo dell'avvocato completamente nudo dalla sua barca al largo di Cap d'Antibes, ha fatto il suo debutto a Firenze. Dietro al rilancio di questo marchio c'è l'imprenditore Giuseppe Nardelli, amministratore Unico di Co.ca.ma srl (che ha in licenza l'uomo di Liu Jo), che lo ha acquisito nel 2019. La kermesse ha puntato anche sulla tradizione con nomi storici e di fama planetaria come Ann Demeulemeester, guest of honour del salone, e sulla responsabilità: Soulland, brand guidato da Silas Oda Adler, ha presentato la sua collezione primavera estate 2023 portando a Firenze la loro visione di una moda uomo senza tempo, ma al tempo stesso radicata profondamente a un approccio responsabile, attraverso uno speciale showcase.

Sostenibilità al centro anche per Antony Morato, brand italiano di abbigliamento da uomo “contemporary fashion”, che ha archiviato il 2021 con una crescita del 12 per cento, pari a circa 67,5 milioni di euro, mentre il primo quarter del fiscal year 2022 segna una crescita dei ricavi pari al 22,3 per cento, a quota 23,6 milioni di euro di fatturato, contro i 19,2 dello stesso periodo del 2021. Come ha spiegato, a FashionUnited, nello stand del brand alla Fortezza da Basso, a Firenze, in occasione di Pitti Uomo, Lello Cardarelli, ceo di Antony Morato, "le prospettive complessive per l'anno in corso sono buone, tenendo comunque conto di tutte le variabili che contraddistinguono questo particolare momento storico ed economico". Il marchio per i suoi quindici anni ha scelto di reinterpretare i capi iconici del mondo “timeless”, da sempre uno dei punti di forza delle sue collezioni.

I capi essenziali del guardaroba maschile raccontano l’evoluzione dell'etichetta: dai colori classici fino ad arrivare alle tendenze contemporanee con l’uso di colori pastello, come il giallo lime e l’azzurro, e i toni brillanti come il bluette e l’arancio. Non mancano proposte di tessuti in cotone e lino in colori naturali (coloniale, off white, verde militare).

La nuova collezione primavera estate 23 si ispira a quattro città che rappresentano simbolicamente l’aspirazione urbana e cosmopolita del brand. Las Vegas, Sydney, Dubai e Detroit cominciano la loro ascesa negli anni ‘80 e ’90, apice della cultura pop, e vengono interpretate nella collezione come quattro stili di vita, evocativi del magnetismo urbano delle grandi megalopoli internazionali con le loro suggestioni culturali. Non mancano i riferimenti al fascino a volte esotico della natura, ripreso nelle forme e nei colori delle vivaci stampe pop e nei pattern floreali.

Responsabilità, performance ed esclusività sono, invece, le tre delle caratteristiche della collezione Maserati x North Sails Apparel presentata a Pitti Uomo. A raccontare a FashionUnited i capi e la strategia del marchio, la ceo di North Sails Apparel: Marisa Selfa. La collaborazione con Maserati, ha spiegato la manager, nasce per dare ancora maggiore esclusività al brand e per andare incontro a un pubblico diverso e internazionale come quello che, da decenni, apprezza il celebre marchio di automobili. A oggi i mercati più importanti per North Sails Apparel sono Italia, Francia, Spagna e Germania. L'azienda conta 25 store, di cui 17 in Italia e 6 flagship store internazionali tra cui quelli Newport (Usa), Barcellona e St. Tropez. Nel 2022 l'azienda ha in agenda l'apertura di 4 nuovi store e sta individuando le location e i partner in maggiore sintonia con l'etichetta che fa capo al fondo Oakley Capital.

Menswear: 2021 a +15,2 per cento

Per la moda maschile italiana il 2021 si archivia con una crescita del +15,2 per cento, insufficiente tuttavia a ripianare le perdite del 2020. Guardando i numeri analizzati dal Centro studi di Confindustria moda per Sistema moda Italia, lasciatosi alle spalle un 2020 archiviatosi con un calo del -19,5 per cento, nel 2021 il menswear ha sperimentato, come del resto la filiera tessile-abbigliamento nel suo complesso, un pronto recupero. Il bilancio 2021 della moda maschile italiana (aggregato che, si ricorda, comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) risulta, quindi, positivo con riferimento a tutte le variabili in esso monitorate. Più in dettaglio, il fatturato settoriale è cresciuto su base annua del +15,2 per cento, tornando così a superare i 9,4 miliardi di euro. A consuntivo, dunque, il risultato supera le stime rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (gennaio 2022), quando era stimata in via prudenziale una dinamica nell’ordine del +11,9 per cento. La performance, tuttavia, non è stata sufficiente a colmare le perdite rispetto ai livelli del 2019: degli oltre 1,9 miliardi persi nel corso del 2020, resta ancora un gap di quasi 740 milioni (-7,3 per cento). In altre parole, il turnover 2021 risulta inferiore del -7,3 per cento rispetto a quello pre-pandemico. Del resto, non tutte le merceologie di cui si compone la moda maschile hanno sperimentato lo stesso slancio.

Solo la maglieria, vista la vivacità che ne ha caratterizzato la domanda nel modello di consumo post-pandemia, ha messo a segno un superamento dei livelli del 2019; all’opposto, confezione, camiceria e abbigliamento in pelle, nonostante le buone performance del 2021, sono rimasti al di sotto dei valori del 2019. Il segmento delle cravatte, infine, decelera sensibilmente rispetto al tasso di caduta accusato nel 2020, ma resta interessato da una dinamica riflessiva anche nel 2021.

La maglieria uomo, da un’incidenza del 33,4 per cento del 2020 passa al 35,7 per cento del 2021; allo stesso tempo, la confezione maschile cala dal 53,6 per cento al 51,7 per cento. Ciò premesso, la moda maschile concorre comunque al 18 per cento circa del turnover complessivamente generato dalla filiera tessile-abbigliamento a livello nazionale e al 27 per cento circa della sola parte abbigliamento.

Nel corso del 2021 il valore della produzione è stato caratterizzato da una dinamica molto favorevole, su tassi persino più vivaci rispetto a quelli del fatturato, chiudendo i dodici mesi a +18,4 per cento. Anche in tal caso, tuttavia, il livello complessivo risulta inferiore a quello del 2019.

Con riferimento all’interscambio con l’estero, l’export ha mantenuto il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 70,6 per cento del fatturato. Su base annuale le esportazioni di settore fanno registrare una variazione del +13,4 per cento, tornando a superare i 6,6 miliardi di euro. Allo stesso tempo, l’import sperimenta una variazione pari al +7,9 per cento e si porta a 4 miliardi circa. Nel confronto con i livelli pre-pandemici, le esportazioni presentano un divario del -5,5 per cento (poco meno di 390 milioni), le importazioni del -13,9 per cento (in valore assoluto quasi 650 milioni). Viste le suddette dinamiche di export e import, nel 2021 il settore sperimenta un aumento del saldo commerciale, che oltrepassa i 2,6 miliardi di euro, guadagnando poco meno di 500 milioni di euro nei dodici mesi.

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