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Adriano Goldschmied: bisogna essere "made" ovunque ma vincitori

Scritto da Isabella Naef

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Moda|INTERVISTA

Concepito a Los Angeles ma destinato alle donne che non fanno a meno dei jeans e che, soprattutto, non rinunciano al confort per essere fashion, Acynetic è il marchio lanciato poco più di un anno fa dal maestro del denim, definito a livello internazionale "the godfather of denim": Adriano Goldschmied. Daily Blue, Diesel, Gap 1969, Replay sono solo alcune delle etichette del denim nate dalla sua creatività e dalla capacità di anticipare e di rispondere alle esigenze del mercato. FashionUnited ha incontrato Goldschmied, a Milano, al White, dove era presente con uno stand dedicato al nuovo marchio, e gli ha chiesto cosa vuol dire lanciare un brand del denim oggi, come vede l'Italia e il made in Italy dal suo studio di Los Angeles, città dove vive da vent'anni, e cosa succederà al mercato del fashion nell'era Trump.

Come nasce Acynetic?

Ho un'amica che vive a Beverly Hills, un pomeriggio ero a casa sua e lei doveva andare a prendere i bambini a scuola e così ho deciso di accompagnarla. All'uscita della scuola c'erano una ventina di mamme e tutte indossavano i jeans. L'anno dopo, stessa scuola e stesse mamme: la metà di loro, però, indossava i capri della Nike. Ho capito che queste queste donne avevano l'esigenza di indossare capi molto confortevoli e fashion. Il jeans, quindi, doveva avere lo stile e il design per poter essere indossato dalla mattina alla sera, ma doveva essere comodo, morbido, elastico, magari senza cuciture. Sono andato incontro a questa esigenza proponendo Acynetic: un pantalone creato con un tessuto decisamente flessibile, confortevole, di design e raffinato che è esteticamente un denim.

Qual è stata la risposta del mercato?

Per ora abbiamo avuto una risposta molto interessante, il marchio ha una clientela bellissima. Devo dire che oltre a proporre questo tipo di tessuto che è come il jeans ma ha un confort e una elasticità superiore ho deciso di fare anche il denim "classico", nel senso che la clientela mi chiedeva entrambi e io non volevo dare una risposta parziale.

Dove viene prodotto Acynetic, come è organizzata la distribuzione e in che fascia di prezzo vi collocate?

Immagine e concept sono studiati a Los Angeles, della distribuzione si occupa il mio socio Marco Doro, che ha creato una bellissima sede sulla Riviera del Brenta ristrutturando una villa antica. Siamo distribuiti nei multimarca di alto livello, per ora abbiamo una presenza marginale. L'obiettivo è di avere una presenza mondiale e di lanciare un ecommerce. Sto anche lavorando su un concetto di piccolo negozio dove i clienti possano trovare prodotti top. Non credo nel total look perchè fare tutto bene è mission impossible: motivo per cui fin dagli anni '80 ho deciso di concentrarmi solo sul denim. Il prezzo dei jeans Acynetic si aggira intorno ai 160-170 euro. La produzione avviene in parte in Italia e in parte in Cina. I tessuti sono sviluppati in Cina, un Paese dove spendo molto tempo: desidero realizzare un violento upgrade dei prodotti cinesi, non solo del denim. Un obiettivo che mi sono posto partendo da considerazioni elementari: il mercato ha bisogno di prezzi democratici ma senza rinuniciare allo stile e alla qualità. Se io spendo 100 euro in Italia ho un determinato risultato, se spendo li stessi soldi in Cina ho molto di più in termini di qualità. Quindi ho deciso di spendere in questo Paese li stessi soldi ma di avere una qualità migliore.

Insomma, una strategia che non è molto in sintonia con la filosofia del made in Italy

Il made in Italy è un peccato di presunzione: il consumatore si fida del brand non del "made in". Faccio un esempio: questo telefono che ho in mano è un Apple, al consumatore non interessa che sia prodotto a Taiwan o in Usa, ma gli interessa che funzioni bene, cosa che è garantita dal marchio. Questa filosofia del made in Italy, in molto casi, ha portato il mercato italiano fuori dalla realtà. E' anche vero che in Italia ci sono ottime realtà, aziende che sanno fare il loro mestiere, esempi di grandi capacità e qualità.

Chi per esempio?

Yoox, per fare un nome. Ma Yoox si è sviluppata a livello internazionale, è un'azienda internazionale. In Italia ci sono grandi capacità e sono convinto che ci siano altri imprenditori di questo livello che stanno lavorando a qualcosa di molto interessante, ma bisogna andare all'estero, guardare cosa succede sul mercato e, soprattutto, cosa chiede il consumatore. Nel piano dei marchi del lusso di Barneys, a New York, l'80 percento dei capi delle etichette è prodotto in Cina. Il consumatore è informato, sa riconoscere la qualità ed è quello che conta, non il "made in". Bisogna essere "made ovunque" ma winner.

Non è esattamente il pensiero del presidente degli Usa, Donald Trump

Diciamo che in Usa manca una politica precisa e articolata in questo senso, certo che se l'idea è di proteggere la propria botteghetta va a finire che prima o poi la si deve chiudere. Io credo nella libertà personale ed economica e sono convinto che lo sviluppo nasca dal confronto, così come lo stimolo a fare cose nuove.

Qual è la differenza tra lanciare un marchio oggi e trenta anni fa?

Innanzitutto l'immagine, è fondamentale costruire una storia, creare un racconto: il 2017 sarà l'anno in cui cominceremo a comunicare Acynetic sui social e attraverso tutti i media interessanti, nel mio studio di Los Angeles siamo al lavoro su questo fronte.

Acynetic per il momento è solo donna, sta pensando anche a una linea uomo?

Ora desidero consolidare la linea donna ma, sicuramente, in futuro, penserò anche alla linea uomo. L'uomo è ancora più attento e sensibile della donna al comfort, alla vestibilità.

Foto: Adriano Goldschmied, Acynetic, credit: FashionUnited; Acynetic via Instagram

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