Al via Phoenix: progetto per riciclare cachemire
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La sostenibilità e il riciclo dei prodotti sono un tema molto caldo per il settore della moda. Non mancano, infatti, iniziative in questo senso e investimenti su questo fronte. Si inserisce in questo panorama un'iniziativa di Rifò, startup di Prato che sta provando a innovare l’industria della moda in chiave sostenibile. Almeno 300 kg di abiti usati in cashmere, da raccogliere su tutto il territorio italiano e a cui ridare nuova vita, grazie alle tradizionali tecniche di rigenerazione tessile del distretto pratese. Questo l’ambizioso obiettivo con cui Rif lancia “Phoenix”, il progetto di raccolta di abiti usati che, a partire da oggi e per i prossimi 10 mesi, punterà a coinvolgere i consumatori di tutta Italia nell’applicazione pratica e attiva del modello di economia circolare della startup, basato, appunto, sul recupero di fibre tessili in ottica di riparazione, rigenerazione ed eventuale produzione di nuovi capi con materie prime seconde.
Come spiega una nota, l'niziativa, che già dal nome “Phœnix” appunto, come il leggendario uccello capace di rinascere dalle proprie ceneri, chiarisce i suoi intenti, è tanto semplice quanto efficace: chiunque, su tutto il territorio nazionale, potrà spedire a Rifò, che si farà carico dei costi della spedizione, i propri capi usati in 100 per cento lana cashmere che vuole riparare o rigenerare.
Una volta ricevuti gli abiti, l’azienda, ove possibile, li riparerà per poi rispedirli al mittente come nuovi, o, nel caso non sia possibile la riparazione, li “trasformerà” in nuovi capi d’abbigliamento, procedendo alla sfilacciatura e trasformando quindi gli scampoli di tessuto in nuovi indumenti. In entrambi i casi, Rifò ricompensa il “donatore” con un buono del valore di 10 euro per l’acquisto di un nuovo capo della collezione Rifò.
"Secondo alcune stime, l’industria della moda spreca globalmente circa un camion di tessuti al secondo. Con Phoenix vogliamo sensibilizzare i consumatori sull’importanza del recupero di abiti vecchi e dismessi che possono essere riparati, riutilizzati, trasformati e rigenerati, coinvolgendoli direttamente e in modo attivo e partecipe nel processo di recupero, dall’inizio alla fine", ha spiegato Niccolò Cipriani, founder di Rifò. "Leggere i numeri dello spreco fa sempre effetto, ma a volte si dimentica in fretta: vogliamo aggiungere alla pura informazione anche l’emozione di poter far toccare con mano al consumatore l’abito riparato o addirittura un capo nuovo, dimostrando come il tessuto rigenerato mantenga la stessa qualità e morbidezza di quello originale"-
Poche le limitazioni alla raccolta: dai maglioni alle sciarpe fino ai calzini, e in qualsiasi condizione; che siano rotti, scuciti, tarmati o macchiati, tutti gli abiti possono essere oggetto della raccolta. A un’unica condizione però: che l’etichetta sia integra e indichi 100 per cento cashmere.
“Phœnix”, che rimarrà attiva fino a settembre prossimo, è aperta alla partecipazione di tutti i consumatori in Italia, sia individualmente che come “punto di raccolta”: Sul sito web della startup chiunque, tra i privati e, presto, anche tra le aziende, può proporsi come collettore di abiti usati, contribuendo a velocizzare e amplificare la portata del circuito di economia circolare attivato dalla startup. è> Foto: Rifò