• Home
  • News
  • Moda
  • Angelia Ami: la startup che ha sfilato grazie al crowdfunding

Angelia Ami: la startup che ha sfilato grazie al crowdfunding

Scritto da Isabella Naef

loading...

Scroll down to read more

Moda |INTERVISTA

Prosegue questa settimana la serie di interviste dedicate alle startup nate in Italia e attive nel settore della moda. Oggi FashionUnited racconta la storia di Angelia Ami, brand ideato e lanciato dalla fashion designer Angelia Corno, classe 1993, che ha debuttato a febbraio in occasione di Milano moda donna nell’ambito di una sfilata dedicata a giovani stilisti emergenti organizzata e promossa dall’associazione no profit A coded world.

Per supportare il lancio del suo brand, Angelia Corno ha chiesto aiuto alla rete lanciando una campagna di raccolta fondi sul portale di crowdfunding dedicato ai giovani talenti creativi Kickstarter. In un mese l’etichetta ha ottenuto oltre 1500 visualizzazioni e raccolto 17.500 euro, utili a finanziare parte degli investimenti necessari per il lancio del brand.

Come e quando è nata l’idea del suo marchio di abbigliamento?

Mi sono laureata lo scorso giugno in fashion design all’Istituto Marangoni di Milano. La mia idea iniziale, una volta laureata, era di iscrivermi a un master. Alla fine del percorso di studi ho deciso di prendermi sei mesi di tempo per creare una collezione da presentare alle aziende per iniziare a lavorare e a fare esperienza nel mondo della moda. E’ così che, a ottobre del 2015, sono andata a Londra a cercare dei tessuti per creare la collezione e, grazie ad alcuni amici, sono entrata in contatto con un’associazione di donne africane, A coded world, che si occupa di talenti emergenti in diversi settori creativi, come il fashion.

E poi cosa è successo?

Proprio a settembre questa associazione aveva iniziato a collaborare con la fashion week milanese e mi è stato proposto di sfilare, fuori dal calendario ufficiale, durante la settimana di Milano moda donna di febbraio.

L’associazione ha finanziato la sfilata?

Mi è stato chiesto un contributo per partecipare e così ho deciso di lanciare una campagna di raccolta fondi sul portale di crowdfunding dedicato ai giovani talenti creativi Kickstarter. L’obiettivo era di raggiungere 15mila euro ma ne ho raccolti 17500. La somma mi è servita per coprire la sfilata e creare il campionario. Durante la prima sfilata ufficiale è stato presentato un capospalla in tartan, realizzato in lana di origine Masai proveniente direttamente dall’Africa, la cui fodera in seta riportava all’interno i nomi dipinti dalla mano da me delle oltre 130 persone che hanno sostenuto economicamente il mio brand attraverso il crowdfunding.

Ma per dare vita all’etichetta e strutturare l’azienda dove ha trovato i soldi?

A oggi siamo sui 100mila euro di investimento che sono stati necessari per strutturarmi. Parte del denaro è arrivato dalla mia famiglia, mentre, come detto, un'altra parte è stato reperito attraverso il crowdfunding. Con questi soldi ho potuto appoggiarmi a Wemanage, un’azienda milanese che mi ha aiuta in tutte le operazioni di business, ho trovato un ufficio stampa e un’agenzia che mi aiutasse a sviluppare tutta la parte digital e social: al momento sono attivi gli account Twitter, Facebook e Instagram. Adesso che mi sono messa in vista con la sfilata e che sto progettando la collezione spring summer 2017 devo cercare altri finanziamenti per poter sviluppare ulteriormente l’azienda.

Quali sono i prossimi passi e in quale fascia di mercato intende collocarsi il suo marchio?

La prima collezione, quella che ha sfilato, non sarà posizionata a livello di mercato. La distribuzione comincerà con la collezione primavera estate 2017. Il marchio si colloca in un segmento di mercato medio alto, sia per i materiali, sia per la lavorazione, interamente italiana: il laboratorio che si occupa della confezione si trova in Lombardia. Il posizionamento dei capi a livello retail è verticale: dai 150 ai 200 euro fino a capi che costano 2mila euro.

A che tipo di strategia distributiva sta pensando?

Sto pensando a multimarca di livello medio alto, Corso Como 10, a Milano, per esempio, e anche all’ecommerce su eshop già ben posizionati sul mercato.

Come si caratterizzano le collezioni Angelia Ami e qual è il target?

La mia etichetta è pensata per un tipo di donna molto preciso, non tanto per l’età ma per il carattere e la personalità forte. Le linee essenziali e minimal caratterizzano i capi così come l’ispirazione che arriva dai mie viaggi alla scoperta del mondo. L’ispirazione per la collezione autunno inverno 16-17, per esempio, mi è arrivata dalla cultura Masai, un mondo di cui mi sono innamorata durante un recente viaggio in Tanzania. E’ proprio attorno alla scelta di tessuti che la collezione si è sviluppata: fibre originali importate direttamente dall’Africa e utilizzate dai popoli Masai sono trasformate in cappotti trapuntati con tessuti caldi e morbidi a cui si sono affiancate sete preziose, omaggio all’artigianalità made in Italy. Ho mixato i tessuti grezzi con materiali tecnici e innovativi di ispirazione londinese, che uniti a capi in cashmere e pellicce, hanno riportato la collezione a una dimensione più vicina alle tendenze e ai gusti della cultura occidentale. Tra la collezione autunno e inverno e quella per la primavera estate 2017 ci sarà sicuramente un fil rouge.

Quali sono le difficoltà che ha incontrato fino a ora nello sviluppo della sua label?

La difficoltà più grande è stata capire come mi dovevo muovere, come dovevo strutturarmi e quali fossero gli step giusti per partire. Io non possiedo le competenze per pensare a tutto e proprio per questo inizialmente è stato complicato comprendere cosa fare.

Posso chiederle qualche suggerimento per i potenziali imprenditori della moda?

Innanzitutto è necessario avere le idee chiare. A me, per esempio, avrebbe facilitato molto definire il panorama generale e la priorità di questioni da affrontare. Poi bisogna avere la certezza di quel che si vuole, non farsi prendere dai dubbi. Al momento sono contenta della strada intrapresa e sto imparando molte cose. So anche che scontrami con il mercato potrebbe essere complesso e che la parte creativa della collezione deve avere ben presente le esigenze del cliente. Alla sfilata di febbraio, per esempio, su 18 uscite due erano creative e le altre erano pensate per essere indossate.

Queste inchieste saranno pubblicate a giovedì alterni su FashionUnited.it. La pubblicazione della prossima intervista è in calendario giovedì 31 marzo

Foto: Angelia Corno, Foto: La collezione autunno inverno 2016-17 di Angelia Ami che ha sfilato lo scorso febbraio a Milano


angelia ami
angelia corno
Crowdfunding
Start-ups
Workinfashion