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Approvvigionamento: McKinsey svela i trend dei marchi

Scritto da Isabella Naef

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Moda
Le aziende di abbigliamento diversificano la base di fornitura Credits: Pexels, Alexander Grey

In tema di approvvigionamento le aziende della moda sono costrette a puntare sull'efficienza in un contesto di volatilità della domanda.

Per la metà delle imprese, l’efficienza dei processi end-to-end rappresenta oggi una priorità nell’ambito dell’approvvigionamento, guadagnando attenzione rispetto agli anni passati, nel 2019 era al quarto posto. Parallelamente, quasi il 70 per cento degli intervistati prevede di migliorare i costi di sourcing nel breve termine, il che ha portato a riflessioni su come migliorare la competitività e ottenere una crescita duratura. Queste alcune delle evidenze emerse da un sondaggio McKinsey che ha coinvolto i responsabili acquisti di aziende di abbigliamento a livello globale che spendono circa 110 miliardi di dollari all’anno in approvvigionamento e forniture. I risultati sono stati inoltre integrati con quanto emerso da una tavola rotonda che ha riunito 25 responsabili degli acquisti a fine 2023.

Per affrontare queste sfide, alcune aziende hanno implementato soluzioni strategiche che combinano dati e intelligenza artificiale, pratiche di approvvigionamento più competitive e strategie di negoziazione ed esecuzione migliorate. Ciò ha permesso loro di ridurre i costi in modo sostanziale, snellire le operazioni e rafforzare le relazioni con i fornitori.

L'instabilità geopolitica e il suo impatto sulla delocalizzazione delle forniture è stata una delle principali preoccupazioni dei dirigenti del settore moda emerse dal report "Reimagining the apparel value chain amid volatility” a cura di McKinsey & Company,

Oggi i marchi devono affrontare la complessa sfida di riequilibrare il proprio assetto di approvvigionamento globale. In primo luogo, vogliono diversificare per migliorare la resilienza della catena di approvvigionamento, evitando un'eccessiva dipendenza da un'unica area geografica. In secondo luogo, i marchi puntano al nearshoring per migliorare velocità, costi e agilità. Localizzando la produzione più vicino ai mercati di consumo, possono ridurre i tempi di consegna e i costi di spedizione e importazione, reagendo più rapidamente alle nuove tendenze e riducendo le scorte.

Le aziende di abbigliamento e calzature che cercano di diversificare la propria base di fornitura, per esempio, preferiscono i Paesi del Sud-Est asiatico. La regione rappresenta attualmente il 33 per cento del valore totale degli approvvigionamenti in tutte le aree geografiche, una cifra destinata ad aumentare nei prossimi cinque anni. Man mano che i marchi ricalibrano la propria presenza, il Bangladesh, l'India e il Vietnam rappresentano punti caldi per le operazioni future: oltre il 40 per cento degli intervistati prevede di aumentare l'approvvigionamento in questi mercati.

Nonostante gli sforzi in corso, la ridistribuzione degli approvvigionamenti è stata più lenta del previsto a causa dei vincoli di capacità. La Cina rimane uno dei maggiori produttori globali di abbigliamento: nel 2023, rappresentava il 28 per cento e il 21 per cento del totale delle importazioni di abbigliamento in termini di valore rispettivamente nell'Unione Europea e negli Stati Uniti.

Il nearshoring, sottolineano ancora gli esperti di McKinsey, emerge tra le principali priorità dei dirigenti: sebbene i suoi benefici siano evidenti, la quota di importazioni in Europa e negli Stati Uniti da paesi di nearshoring come l'America centrale e il Messico è rimasta piatta dal 2018 a causa di diverse sfide, che McKinsey prevede verranno affrontate progressivamente nei prossimi anni.

Il consolidamento della base di fornitori è una parte naturale di questo cambiamento: il 71 per cento dei marchi lo considera una priorità medio-alta per la propria strategia nei prossimi cinque anni. Gli intervistati hanno anche riferito che le relazioni più consolidate (tra cui impegni di volume a lungo termine, piani strategici condivisi da tre a cinque anni e partnership di collaborazione) rappresentano il 43 per cento della base di fornitori totale di abbigliamento, in aumento rispetto al 26 per centp del 2019, e potrebbero raggiungere il 51 per cento entro il 2028.

In quest’ottica, emerge che la resilienza della catena di fornitura e la competitività dei costi rimangono criteri chiave: tre quarti degli intervistati danno priorità ai fornitori in base all’affidabilità e alle prestazioni.

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