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Bhrrc: bambini rifugiati siriani sfruttati dalle grandi catene

Scritto da FashionUnited

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Moda

Due grandi catene della moda hanno ammesso di aver trovato bambini rifugiati siriani che lavoravano presso alcune fabbriche fornitrici. Nel dettaglio, il colosso svedese H&M e Next hanno rivelato al Bhrrc, ossia Business & human rights resource centre, di aver scoperto che in alcune fabbriche turche era presente il lavoro minorile. Immediatamente dopo la scoperta è cessato ogni rapporto tra le fabbriche in questione e i due retailer.

Solo H&M, Inditex e White Stuff hanno messo a punto policy specifica per i fornitori per quanto riguarda il trattamento dei rifugiati che espressamente vieti le discriminazioni

Bhrrc ha evidenziato che i marchi di abbigliamento non agiscono abbastanza rapidamente per proteggere i profughi siriani dallo sfruttamento nelle loro catene di approvvigionamento. L'Ong internazionale traccia l'impatto sui diritti umani (positivi e negativi) di oltre 6500 aziende in oltre 180 Paesi.

L'Ong, il mese scorso, ha messo sotto la lente di ingrandimento 28 grandi marche per verificare l'esistenza dello sfruttamento dei bambini siriani.

Inoltre il Rapporto ha messo in luce che dei 28 marchi solo tre, ossia Next, Inditex e White Stuff, hanno messo a punto una policy specifica per i fornitori per quanto riguarda il trattamento dei rifugiati che espressamente vieti le discriminazioni. Gli stessi brand, inoltre, hanno fornito un sostegno specifico a questi lavoratori.

Adidas, C&A, H&M, Inditex, KiK, Next, Nike, Primark, Puma e White Stuff sono le aziende che hanno partecipato al Rapporto rispondendo a tutte le domande. Arcadia Asos, Bhs, Burberry, Debenhams, Hugo Boss, Marks & Spencer e Superdry hanno fornito uno "general statement". Mentre Gap New Look, Otto Group, Tchibo, LC Waikiki hanno fatto sapere che risponderanno. Infine, Esprit, Monsoon, River Island, s.Oliver e Vf non hanno fatto sapere nulla.

Come spiega Bhrrc in una nota, i leader dei maggiori Paesi stanno pianificando di incontrarsi a Londra per discutere come creare posti di lavoro per i rifugiati per dare loro una speranza per il futuro, visti i rapporti preoccupanti che evidenziano salari miseri, lavoro minorile per alcuni rifugiati siriani senza permesso. "Vi è un rischio reale che questi abusi potrebbero verificarsi nelle fabbriche di abbigliamento turche che forniscono i quartieri della moda d'Europa. Si stima che circa 250.000 a 400.000 rifugiati siriani lavorino illegalmente in Turchia, il che li rende vulnerabili agli abusi", denuncia in una nota Bhrrc.

Un portavoce di H & M ha rivelato all'edizione Uk dell'HuffPost che"H & M non accetta il lavoro minorile in qualsiasi condizione. Abbiamo avuto una politica sul lavoro minorile a partire dal 1997 sulla base della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e la Convenzione ILO 138, e tutti i fornitori H & M si sono impegnati a seguire il nostro severo codice di condotta".

Il colosso svedese dell'abbigliamento ha poi ammesso di aver rivelato nel Rapporto pubblicato da Business & Human Rights Resource Centre, che è stato individuato un caso di lavoro minorile siriano in una fabbrica di ricamo in Turchia nel corso del 2015. "E abbiamo terminato questo rapporto d'affari immediatamente", ha aggiunto H&M.

"Abbiamo quindi informato la nostra Ong partner per ottenere il loro sostegno alle attività di bonifica. L'Ong ha creato il piano d'azione di allineamento con la nostra politica, identificando le opzioni di istruzione più adatte in base alla necessità e aspirazioni".

"Se un fornitore, nonostante H & M controlli regolarmente, si avvale di un lavoratore migrante senza permesso di lavoro H & M termina il suo rapporto commerciale. Se un lavoratore migrante ha un permesso di lavoro, ci assicuriamo che abbia gli stessi diritti di tutti i lavoratori locali".

"H & M merita un elogio per la loro apertura e la loro azione volta a eliminare il lavoro minorile nella loro catena di approvvigionamento in modo responsabile e premuroso", ha aggiunto Phil Bloomer, direttore esecutivo di Bhrrc.

Quello che hanno evidenziato i responsabili di Bhrrc è il fatto che i casi evidenziati dal Rapporto non siano casi isolati ma che esista un rischio reale che questi abusi accadano negli stabilimenti che lavorano per le catene di abbigliamento d'Europa.

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