Capasa (Cnmi): "l’assenza del pacchetto anti-ultra fast fashion nel Ddl Concorrenza ci preoccupa"
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Camera nazionale della moda italiana, per voce del suo presidente Carlo Capasa, esprime preoccupazione per la mancata inclusione nel Ddl concorrenza approvato in Senato delle misure già annunciate dal Governo per contrastare l’ultra fast fashion, un fenomeno che sta mettendo in seria difficoltà la filiera del made in Italy.
“Il Governo e il ministro Urso (Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, ndr) avevano assicurato la volontà di intervenire in sede italiana ed europea per contrastare l’invasione di prodotti fast fashion che stanno mettendo a rischio il mercato italiano ed europeo della moda di qualità. Avevamo accolto con soddisfazione l’intenzione di inserire una norma nel Ddl Concorrenza, ma, constatando che ciò non è avvenuto nel recente varo del Ddl, probabilmente anche per problemi tecnici, siamo fiduciosi che la proposta venga accolta in Finanziaria”, ha sottolineato, attraverso una nota, Carlo Capasa, presidente Cnmi.
La proposta inviata al Governo, ispirata alla legge francese, prevede misure concrete per rendere più equa la competizione e più sostenibile il sistema moda. Tra queste una tassa progressiva sui prodotti di ultra fast fashion: 5 euro nel 2025, 6 nel 2027, 7 nel 2028, 8 nel 2029, 9 nel 2030 e 10 euro dal 2031 in poi e il divieto di promuovere sul web prodotti o aziende di ultra fast fashion e imporre un'informazione sintetica sull'impatto ambientale e sociale dei prodotti a rapido o rapidissimo consumo (ultra fast fashion) nelle modalità di pubblicità e sul packaging dei prodotti.
Previsto nella proposta anche l’onere della prova per le imprese esportatrici, obbligate a dimostrare il rispetto delle regole ambientali e sociali. L’obbligo di adottare misure a specchio rispetto agli standard sanitari, sociali e ambientali europei.
Secondo dati aggregati di Cargo facts consulting, nel 2024 sono arrivati in Europa oltre 4,5 miliardi di pacchi di ultra fast fashion, principalmente dalla Cina. Ogni giorno vengono spedite nel mondo circa 5.000 tonnellate di prodotti, pari a 5 milioni di kg e oltre 30 milioni di capi, ovvero fino a 200 milioni di capi a settimana.
“È fondamentale agire immediatamente per difendere la filiera italiana, i lavoratori e la sostenibilità. L’ultra fast fashion non è solo un tema economico, ma una questione etica e ambientale. Il made in Italy va tutelato con regole che garantiscano equità e rispetto per chi produce nel solco della qualità e della responsabilità”, ha concluso il presidente di Cnmi.