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Chiara Ferragni: chiusa l'inchiesta con l'accusa di truffa aggravata sui casi pandoro e uova di Pasqua

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Chiara Ferragni nello store di via del Babuino a Roma Credits: Chiara Ferragni

Come riporta l'Ansa la Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di processo, nei confronti di Chiara Ferragni e di altre persone per l'accusa di truffa aggravata.

La chiusura indagini è l'atto che precede l'eventuale richiesta di processo

Al centro dell'inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, ci sono i casi di presunta pubblicità ingannevole legata alle vendite, a prezzi maggiorati e mascherate con iniziative benefiche, avvenute tra il 2021 e il 2022, del pandoro Pink Christmas Balocco e delle uova di Pasqua-Dolci Preziosi.

Cambia il mondo delle sponsorizzazioni dopo il caso Ferragni

Questo episodio di cronaca ha scosso il mondo delle sponsorizzazioni e ha dato un duro colpo all'ingaggio degli influencer generato dalla crisi di fiducia da parte dei consumatori nei confronti di chi presta volto alle campagne dei marchi della moda.

Il fenomeno, cominciato già prima dello scoppio del pandoro gate che ha buttato giù dal trono la regina delle influencer, Chiara Ferragni, prosegue a favore di figure maggiormente autentiche nel promuovere o non promuovere un determinato prodotto e anche socialmente impegnate a favore di un'economia circolare, una lotta allo spreco, all'acquisto di impulso e al fast fashion.

L'influencer capace di promuovere qualsiasi cosa, dal cosmetico al marchio di borse, dal gioiello alla tisana, "sollecitata" da bonifici sempre più importanti, non piace più e non convince più. Oggi, soprattutto i marchi del lusso, quelli attenti a coccolare i vic, ovvero i cosiddetti very important client, si affidano ai client advisor, professionisti preparatissimi sul prodotto e sul marchio che sono in grado di raccontare e valorizzare l'eccellenza e l'esclusività del prodotto.

Client advisor e personalizzazione sono indispensabili per le griffe

L' iperpersonalizzazione, l'impeccabilità del servizio, l'attenta gestione dei tempi di attesa per i prodotti unici e la creazione di un senso di comunità autentico fanno il resto, come è emerso nei giorni durante la decima edizione dell'Altagamma consumer e retail insight.

Accanto ai client advisor, si va rafforzando la figura del deinfluencer. Un creator digitale che ha trovato spazio dopo l'indigestione di unboxing fatta su Instagram, dopo i video le storie che immortalano vite sempre più patinate e vuote, dopo i reel privi di contenuto e zeppi di advertising di personaggi famosi, spesso senza arte nè parte.

Il deinfluencer agisce in base al proprio posizionamento

Insomma, l'utente vuole di più e meglio e vuole onestà. Il deinfluencing, quindi, trova terreno fertile soprattutto perchè non spinge qualsiasi prodotto ma sceglie, proprio come farebbe il cliente, davanti a una serie di proposte, in base a criteri di eticità, a possibilità di portafoglio, alla sostenibilità, al posizionamento stesso dell'account.

Secondo Gartner, nei prossimi 5 anni il 65 per cento dei clienti si aspetta di vivere durante l’acquisto online un'esperienza sempre più personalizzata, adattata alle proprie esigenze. Nel 2024, infatti, gli eshopper punteranno a creare una personal customer journey che riproduca l'esperienza in negozio, con suggerimenti personalizzati e offerte su misura.

Chiara Ferragni
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