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Confindustria Moda replica all'inchiesta del New York Times

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Oggi, ultima giornata di Milano moda donna, Confindustria Moda ha inviato una nota stampa con cui rigetta con fermezza le presunte irregolarità nelle retribuzioni dei lavoratori del settore moda in Puglia riportate dal quotidiano New York Times.

Marenzi: "le affermazioni del New York Times recano grave e ingiustificato danno reputazionale a una industria che dà lavoro a circa 600mila addetti"

Nel dettaglio, l'inchiesta di Elizabeth Paton e Milena Lazazze, pubblicata da giornale americano il 20 settembre, mette in luce che in Puglia ci sono donne che cuciono per un solo euro al metro, sul tavolo della propria cucina, cappotti di lana che sugli scaffali dei negozi costano tra gli 800 e i 2000 euro.

Insomma, stando all'inchiesta il made in Italy prolifererebbe anche grazie allo sfruttamento dei lavoratori, secondo un sistema, che di fornitore in fornitore, arriverebbe a sarte che lavorano "senza contratti né assicurazione" remunerata con uno o due euro all'ora..

Nella nota di replica all'inchiesta, l'Associazione presieduta da Claudio Marenzi, sottolinea come le affermazioni del New York Times "rechino grave e ingiustificato danno reputazionale a una industria che rappresenta da sola il maggior contributore alla bilancia commerciale italiana e che dà lavoro a circa 600mila addetti".

“Il New York Times denuncia una situazione anacronistica per dimensioni ipotizzate, sicuramente residuali e ininfluenti, che le stesse associate da anni combattono con fermezza. Rigorosi e frequenti controlli, verifiche di regolarità retributive e contributive sono attività normalmente svolte, in coerenza con un percorso di sviluppo e sostenibilità che la moda italiana ha voluto intraprendere prima di altri paesi”, ha detto Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda.

“Nei prossimi due anni il settore avrà un deficit di risorse di oltre 40 mila lavoratori: le nostre competenze uniche nel saper fare la moda che tutto il mondo ammira e invidia sono valorizzate, protette e devono essere sempre più sviluppate. Siamo in prima linea per tutelarle e difenderle”.

“In Puglia stiamo sempre attenti alle condizioni di lavoro. Se le grandi case di moda si rivolgono a noi, è proprio perché le nostre maestranze sono altamente qualificate e in possesso dei requisiti di legge”, ha aggiunto, nella nota, Salvatore Toma, presidente della sezione tessile, moda e abbigliamento di Confindustria Taranto e Puglia. “Ci sono decine di imprese che oggi rappresentano l’eccellenza manifatturiera della nostra regione. A loro, le grandi aziende della moda chiedono regolarità, sicurezza e rispetto della legalità ponendo condizioni estremamente severe, generalmente allineate ai migliori standard internazionali”, ha concluso Toma.

Foto: Claudio Marenzi, credit FashionUnited
claudio marenzi
Confindustria Moda
New York Times