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Consumi negli ultimi 30 anni: l'abbigliamento ai livelli del 1995

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Vestiti appesi in un guardaroba Credits: Pexels, Kai Pilger
I principali risultati che emergono da un’analisi dell’Ufficio studi di Confcommercio sui consumi delle famiglie italiane tra il 1995 e il 2023 indicano che la spese per l'abbigliamento è ai livelli del 1995.

È la tecnologia, con i personal computer e i prodotti audiovisivi e multimediali, ma soprattutto i telefoni, a segnare un vero e proprio boom nei consumi degli italiani, spiega, infatti, Confcommercio. Negli ultimi 30 anni personal computer e i prodotti audiovisivi e multimediali un hanno segnato un aumento della spesa pro capite in termini reali del 786 per cento, mentre i telefoni hanno registrato un incremento addirittura del 5.339 per cento. In forte crescita, all’interno del comparto del tempo libero, anche i servizi ricreativi e culturali (+93 per cento); in calo i pasti in casa (-11,2 per cento), mobili ed elettrodomestici (-5,1 per cento) e il consumo di elettricità e gas (-12,2 per cento), anche in virtù della riduzione degli sprechi e delle politiche di risparmio energetico.

Vestiario e calzature, una volta categoria centrale nella spesa degli italiani, oggi ai livelli di quasi trent’anni fa

Per quanto riguarda i consumi complessivi, nel 2022, con 20.810 euro pro capite, la spesa delle famiglie è ancora inferiore ai livelli del 2019 (20.914 euro) e nel 2024 non saranno recuperati i livelli di picco del 2007 (21.365 euro contro i 21.569 euro); il 2023, tuttavia, "si può definire come l’anno del ritorno alla normalità grazie soprattutto al consistente contributo della filiera turistica che, rispetto all’anno scorso, registra aumenti consistenti per viaggi, vacanze e alberghi (+23,6 per cento), servizi ricreativi e culturali (+9,7 per cento), bar e ristoranti (+8 per cento)", si legge in una nota di Confcommercio.

I dati sintetici di lungo periodo evidenziano chiaramente come nel 2022 la spesa pro capite reale non sia ancora tornata ai livelli del 2019. Tale recupero si completerebbe nella media dell’anno in corso. Tuttavia, nel 2024 non si sarebbero ancora recuperati i livelli del picco del 2007: oltre duecento euro di spesa a testa in meno.

Rispetto al 1995 la spesa per l’equipaggiamento telefonico in termini reali, cioè al netto della variazione dei prezzi, è cresciuta del cinquemilatrecento e rotti per cento. Cioè per ogni euro speso in questa categoria nel 1995 oggi se ne spendono oltre 54, a parità di potere d’acquisto.

Cresce tutto ciò che è tecnologia, come gli elettrodomestici cosiddetti bruni e i personal computer che fanno parte della multimedialità e dell’audiovisivo, dove contribuiscono alla creazione dei palinsesti per lo svago fruito in casa (nel 2023 nove volte la dimensione del 1995 e quasi il triplo rispetto al 2007).

Al di là della tecnologia resta poco altro in termini di crescite spettacolari. "Fenomeno, questo, testimoniato, per esempio, dalla dinamica di vestiario e calzature, una volta categoria centrale nella spesa degli italiani e oggi ancora ai livelli di quasi trent’anni fa", sottolinea l'Ufficio studi di Confcommercio.

Mentre il fuori casa è sospinto dalla tendenza a sviluppare benessere individuale attraverso la fruizione di servizi legati al tempo libero, l’alimentazione in casa è compressa anche dalle tendenze demografiche. Una popolazione più anziana richiede, strutturalmente, meno contributi alimentari di base e più contenuto di servizio. Sta alle imprese rispondere con successo a queste ineludibili sfide.

"Come visto, sebbene in crescita, i consumi non torneranno alla fine del 2023 ai livelli del 2019 e resteranno lontani dal picco del 2007, anche nella media del 2024", aggiunge Confcommercio.

Nel dettaglio, salvo tempo libero, tecnologia e viaggi e alberghi, nessuna macro-funzione riesce a tornare, nel 2023, ai livelli di spesa pro capite del 2019.

Nel complesso, tuttavia, specifica Confcommercio, l’anno in corso si presenta per molti aspetti come il vero ritorno alla normalità. Il contributo del turismo è ben visibile: dai servizi ricreativi e culturali (+9,7 per cento) agli alberghi e ai viaggi (+23,6 per cento), fino ai consumi fuori casa presso i pubblici esercizi (+8 per cento). Sono questi i pilastri della potenziale crescita economica, generata, appunto, dal terziario di mercato, in attesa di una ripresa della manifattura esportatrice.

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