Demna ha risistemato Balenciaga?
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Uno spazio bianco e pulito, privo di decorazioni a parte le pareti rivestite di tela, ha caratterizzato la passerella di Balenciaga domenica scorsa durante la settimana della moda di Parigi. La sfilata, nonostante l'ambiente sobrio, si è svolta nelle maestose sale del Louvre. Per quanto si sia parlato di una riorganizzazione del marchio, Demna, direttore artistico di Balenciaga, ha scelto di rinunciare alla teatralità della produzione delle sfilate su larga scala per concentrarsi su ciò che conta: gli abiti.
Come una fenice che risorge dalle ceneri dopo le molteplici critiche per una campagna pubblicitaria mal concepita e successivamente per aver stoicamente taciuto un vero e proprio mea culpa fino alla fine, Balenciaga aveva poca scelta questa stagione se non quella di tornare alla sua ragion d'essere.
A dicembre l'amministratore delegato, Cedric Charbit, ha firmato le scuse tardive del marchio, ammettendo "una serie di gravi errori di cui Balenciaga si assume la responsabilità". L'elenco delle azioni intraprese dall'azienda è stato condotto in gran parte dietro le quinte per migliorare le operazioni interne.
C'è un segno visibile di qualche cambiamento del marchio?
Demna ha spiegato che "la moda è diventata una sorta di intrattenimento, ma spesso questa parte mette in ombra l'essenza". Un modo di dire che urge ritornare all'essenza significava: costruire e decostruire i capi, elementi che fanno parte del processo di produzione e cucitura degli abiti.
Senza ombra di dubbio i pantaloni erano il punto di partenza. Sono stati tagliati, pannellati e stratificati, come un'appendice in più, sventolando sotto cappotti e giacche oversize. Un bomber e una giacca di pelle indossati di tre taglie in più avevano un'allure familiare da negozio dell'usato, con il tessuto come punto di elevazione. Le origini dell'Est Europa di Demna sono incisi nella sua silhouette, sono un'eredità per lui, proprio come il taglio skinny lo è per Hedi Slimane.
Gli abiti floreali e una serie di abiti da sera stretti e lunghi avevano una spalla modellata come l'avrebbe tagliata la mano di Cristobal Balenciaga.
A parte un futuristico stivale da motociclista, la collezione era priva di sneaker e loghi. Gli accessori sono stati notevolmente addomesticati e si sono concentrati su gioielli, borse e occhiali da sole, come le avvolgenti tonalità aliene ormai sinonimo del marchio.
Senza le trovate in passerella, Balenciaga è ancora Balenciaga?
Le vendite di Kering sono state incrementate dalle collaborazioni di alto profilo del marchio con Crocs e da una serie di riedizioni riconoscibili, dai top Dhl allo streetwear con logo aziendale, fino alle borse in pelle ispirate all'Ikea. È stata la sneaker brutta per eccellenza, la Triple S, a portare a Kering un flusso infinito di entrate. Senza le felpe con logo, senza una Kim Kardashian cosa sucederà?
E quanti clienti abituali ci sono sul mercato per tutte le giacche oversize e le spalle ingombranti che Balenciaga ha mostrato per anni?
Ciò detto, va riconosciuto che Demna è uno stilista che capita una volta nella generazione e che non deve essere decapitato per un errore del marchio, e ha dimostrato di saper andare avanti. Una riorganizzazione fondamentale può avere sui clienti lo stesso effetto di una produzione e di un tema grandiosi. La prova sarà riuscita se i capi parleranno da soli
Scritto da Don-Alvin Adegeest per l'edizione Uk, tradotto e riadattato per fashionunited.it da Isabella Naef