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Dimenticate il G7, la slow fashion è la strada più veloce verso un futuro luminoso

Scritto da Jackie Mallon

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Moda|OPINIONE

François-Henri Pinault, ceo della multinazionale di lusso Kering, ha presentato, a fine agosto, il G7 Fashion pact, una coalizione di 32 case di moda che comprende Prada, Tapestry, Nike, Adidas e Burberry, impegnata a proteggere il clima globale, la biodiversità e gli oceani. Il patto è il risultato di una richiesta di chiarimento del presidente francese Emmanuel Macron e si baserà su iniziative già in atto da parte della Fondazione Ellen MacArthur, dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (Unfccc) e da Fashion For Good. Pinault ha detto al New York Times : "Abbiamo riconosciuto le questioni ambientali del 21esimo secolo e ci stiamo assumendo la nostra responsabilità attraverso azioni collettive e obiettivi comuni". Kering però ha donato 100 milioni di dollari per il restauro della cattedrale di Notre Dame dopo il devastante incendio di aprile, ma non ha fatto donazioni quando gli incendi che hanno distrutto la foresta pluviale amazzonica e il presidente Macron ha creato un pacchetto di aiuti G7 Amazon di soli 20 milioni di dollari.

I membri della coalizione rappresentano alcuni dei colossi dell'economia della moda globale. Resta da vedere cosa succederà dopo tale annuncio, ma la verità è che noi, in quanto consumatori, non abbiamo bisogno di comitati, fondazioni o coalizioni per cambiare la situazione. Mentre questi membri sono riuniti al vertice per escogitare un modello adeguato al futuro, possiamo fare un accordo personale, ovvero scegliere la slow fashion.

La moda ha bisogno di rallentare

Il termine "slow fashion" (letteralmente "moda lenta") è apparso a metà degli anni 2000 circa quando è emerso il movimento dello slow food. Passerelle più piccole, meno stagioni, meno consumi, la risposta ai problemi del nostro settore sembra risiedere nel ridimensionare la scelta. Il linguaggio associato a tutti i principali obiettivi di sostenibilità, come ad esempio ridurre, eliminare gradualmente, frenare, diminuire, ci porta a concludere che essere minimal è la scelta giusta e per questo non abbiamo bisogno di chiedere assistenza ai "Golia" del G7. Noi siamo i "Davide" e abbiamo il nostro ruolo da svolgere in questa battaglia mondiale. Alcuni accademici ritengono che il miglior nuovo design, sia l’assenza di design e anche il design a spreco zero è una distrazione per consentire alle aziende di spingere nuovi prodotti in un pianeta pieno di indumenti, gonfio e sovraccarico. Abbiamo esaurito il nostro credito.

Acquistate vintage

Lo shopping vintage non prevede una nuova produzione per soddisfare la domanda e a volte, uno sguardo all'etichetta potrebbe rivelare che l'articolo è stato realizzato su mercato nazionale, in un momento in cui l'artigianato locale era ancora preferito rispetto alla riduzione dei costi tramite produzione all'estero. Acquistare vestiti delicatamente usati è un po' come adottare un animale domestico da un gattile o canile: state donando a un capo una nuova casa e ne state estendendo la vita. Abbracciando l’usato vintage potreste anche creare nuove narrazioni come è successo a me all'inizio di questa estate. Facevo shopping per un matrimonio che si terrà nel Somerset, nel sud dell'Inghilterra e da Honeymoon Antiques, uno dei negozi di vintage di qualità di New York, mi sono imbattuta in un maxi abito di cotone stampato in stile art nouveau con file di bottoni coperti, corpetto aderente e maniche fluttuanti. Una breve chiacchierata con il proprietario, un appassionato di classici che mi ha informato che la stilista del vestito, Hilary Floyd, faceva parte della scuola inglese della fine degli anni '60, primi anni '70, che includeva nomi più famosi come Ossie Clark e Bill Gibb. Che coincidenza romantica, mi sono detta: ho un pezzo storico della Boemia britannica, trovato in un negozio chiamato Honeymoon Antiques, da indossare a un matrimonio inglese.

Scegliete il chilometro zero

Il chilometro zero per eccellenza è il tuo armadio. Le tendenze si riciclano spesso, quindi ci sono indubbiamente tesori nascosti che meritano di esser riproposti. Come un giardiniere, coltivate, diserbate e ripiantate gli abiti dell’armadio in nuovi contesti in modo che fioriscano di nuovo. Personalizzate e imparate le tecniche di cucito di base per modificare, allungare o accorciare i capi esistenti. Riparate e modificate come facevano le donne durante la seconda guerra mondiale perché la guerra per salvare l'ambiente è una in cui siamo tutti coinvolti, combattendo dalla stesa parte. Cercate graziosi nastri di velluto o finiture, ad esempio qualcosa di vintage, online o nei mercatini dell'usato, per riportare in vita i vecchi capi preferiti.

Un'estetica da dumpster diving guida la nuova generazione

La nuova generazione si avvicina alla crisi con l'ottimismo di un avventuriero ed è cosi che la collezione di laurea della studentessa del Parsons, Bars Josefina Muñoz, è stata realizzata utilizzando sacchetti da aspirapolvere riproposti come sacche per l’acquisto di scarpe di lusso. Il vincitore del premio Emerging Designer 2019 della CFDA, Bode, presenta capi d'abbigliamento maschili unici creati da lenzuola e trapunte che sono state etichettati come "cimeli moderni" o "lettere d'amore per il passato". Aldrian Diaz, laureata al Fashion Institute of Technology, ripropone invece elastici per capelli come indumenti di genere neutro.

Rivendita e fai-da-te

In un mercato di rivendita in forte espansione, ThredUp ha ricevuto finanziamenti per 175 milioni di dollari questa settimana e The RealReal continua a dominare poiché i clienti che aspirano a possedere meno capi, possono lo stesso ruotare regolarmente l’abbigliamento con articoli di design di lusso, senza acquistarne di nuovi. Se siete alla ricerca di un hobby, imparate a cucire e trasformate un paio di tende vintage in una semplice camicetta che sembrerà così Dries Van Noten, che lo stesso designer di Anversa vi farà i complimenti. Provate a tingere i vestiti in casa con la tintura vegetale con prodotti come la curcuma, l'avocado o la barbabietola, creando così un incontro tra slow food e slow fashion. Create fantasie e stampe su una vecchia camicia di cotone, a casa, sul tavolo della cucina, usando niente di più che una patata per un risultato affascinante e casalingo che potrebbe risparmiarti centinaia di euro che altrimenti spenderesti nella giusta boutique a Milano. Bisogna tenere a mente che se si è la propria forza lavoro, la catena di produzione è completamente trasparente e nessuno viene sfruttato

Obiettivi del Patto della Moda del G7, che includono l'implementazione di energia rinnovabile al 100% in tutto il settore, l'eliminazione graduale della plastica entro il 2030 e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050, sono necessari e noi staremo a guardarne i progressi. Ma nel frattempo, azioni di cambiamento fatte nel nostro piccolo dovrebbero esser al centro della nostra attenzione e l’impegno verso la slow fashion è sicuramente qualcosa che tutti noi possiamo fare.

L'editrice di moda Jackie Mallon è anche un’educatrice e autrice di Silk for the Feed Dogs, un romanzo ambientato nel settore della moda internazionale.

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su FashionUnited.com

Immagini: Wikimedia Commons, lavoro a maglia rosa davanti a felpa rosa. Foto di Johntex. 12 febbraio 2006; BodeNewYork.com

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